Il caffè con il lettore

Un caffè amaro. Difficile vedere il bicchiere mezzo pieno in giorni come questo.

Gianvito Pugliese

Non sono, direbbero in molti, un vero intenditore di caffè. Non lo bevo, infatti, amaro. Non uso lo zucchero, causa diabete, alla mia età ci sta, ma una bustina di dolcificante naturale, ovvero di stevia me lo rende più gradevole.

Oggi, però, temo di servirvi un caffè proprio amaro: non è finito lo zucchero per gli ospiti, o la stevia per l’invitato che la preferisse, ma è la notizia, poco diffusa, da cui parte la nostra chiacchierata, che trovo talmente amara, che peggio è difficile.

In Myamar, l’ex Birmania, sono state eseguite dalla giunta militare che, con un colpo di stato del 1° gennaio 2021, depose la premio nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, che governava dopo aver vinto regolarmente le elezioni. La ex Presidente è stata condannata da un tribunale militare a cinque anni di reclusione e su di lei pendono una serie di processi farsa, intesi a cancellarla per sempre dalla vita politica. Le proteste del popolo fedele a Suu Kyl furono a suo tempo soffocate nel sangue, con polizia, supportata dai militari, che sparava ad altezza d’uomo, uccise un numero impressionante di pacifici manifestanti inermi. E’ quello che capita più o meno con tutte le dittature. Min Aung Hlaing, il generale birmano a capo del golpe ha incartato una serie di condanne pesantissime da parte dell’Onu, ma tutto sempre e solo sulla carta, perché manca lo strumento per dar loro esecuzione e farle rispettare.

Lavocenews.it il 1° febbraio 2021 non aveva ancora compiuto un anno, ma seguì la triste tragedia dei birmani con estrema attenzione. Oggi la notizia, secondo me sconvolgente, che sono state eseguite le prime quattro condanne a morte, le prime dopo decenni che era stata abolita nel Paese la pena di morte.

E chi sono i condannati? Provate ad indovinare, non è difficile tenuto conto che il Myamar è oppresso da un regime dittatoriale militare. Il primo dei quattro è  Phyo Zeya Thaw, ex parlamentare della Lega nazionale per la democrazia, il partito dell’ex leader Aung San Suu Kyi, con lui Kyaw Min Yu, noto scrittore birbano, anche conosciuto con il nome di Ko Jimmy, attivista pro-democrazia. Degli altri due, meno noti, non si sanno neanche i nomi.

Il ‘Global New Light of Myanmar’, fa sapere che i quattro erano stati condannati per “atti di terrorismo brutali e disumani” e che le esecuzioni sono state eseguite “secondo la procedura carceraria“, senza ulteriori precisazioni. Il commento internazionale che meglio rende l’idea è che “in Myamar un post sui social, non gradito al regime, è più che sufficiente per una condanna a morte”.

Le quattro condanne alla pena capitale, fanno seguito ad altre 111 pronunziate dai tribunali della giunta militare tra il 1° febbraio 2021 e il 19 maggio di quest’anno. Hanno protestato le organizzazioni umanitarie internazionali e Human Rights Watch le ha definite un atto di “massima crudeltà“.

Erwin van der Borgt, direttore regionale di Amnesty International : “Queste esecuzioni sono un altro esempio dell’atroce situazione dei diritti umani in Myanmar. I quattro uomini sono stati condannati da un tribunale militare in processi segreti e profondamente iniqui. La comunità internazionale deve agire immediatamente poiché si ritiene che più di 100 persone siano nel braccio della morte dopo essere state condannate in procedimenti simili”.

Quale comunità internazionale e quale organismo internazionale viene da chiedersi? L’Onu, teniamocela pure stretta, ma non ha più quasi nessun significato. C’era una volta -ma no è una fiaba-una forza d’interdizione capace d’intervenire e prevenire il degenerare di conflitti. di guerre tribali, di deposizioni illegali. Erano i caschi blu dell’Onu, militari messi a disposizione dagli stati membri. Pochi. a volte male armati, ma intoccabili, chi avesse osato si sarebbe trovato in guerra con tutto il mondo o quasi. Poi l’Onu è morta sotto i colpi inferti dai diritti di veto che l’hanno praticamente paralizzata, per cui non ha più avuto alcun senso concreto e Vladimir Putin, il sanguinario dittatore russo, sta dimostrando quanto possa valere la moral suasion dell’Onu per un autocrate deciso ad impersonare la controfigura di Hitler nel terzo millennio. Non appena firmato con la Turchia il Patto di intoccabilità dei porti ucraini, osannato da Turchia e dall’Onu, ha attaccato il porto di Odessa con tutta la forza residua di cui disponeva. Risposta: zero o all’incirca: “ma sai che sei proprio un monello?”.

Il Libia milizie armate si affrontano, il governo ufficiale di Tripoli li invita alla tregua, una delle due parti ci starebbe. l’altra fa orecchie da mercante. Nessuna forza occidentale od orientale può essere più mandata dall’Onu nella regione ad impedire l’excalation ed il coinvolgimento di civili inermi.

E nessuna forza occidentale od orientale costringe i talebani a liberare dalla schiavitù le donne afghane che in un attimo sono tornate indietro di quasi un secolo, tradite dal mondo “civile”, che tanto civile poi non mi sembra.

Non sempre il progresso ci fa fare passi avanti. Una forza internazionale di pace si è persa nelle nebbie del globalismo. Eravamo alla vigilia di una forza armata europea. Non che risolvesse i problemi del mondo, ma almeno sarebbe stata una protezione adeguata per i cittadini europei – tra cui noi italiani- esposti a mire espansionistiche si, di marca ottocentesca, ma comunque parecchio pericolose.

Misteriosamente, due dei principali fautori, Mario Draghi ed Emmanuel Macron sono stati gambizzati dai rispettivi parlamenti. Draghi, un raro italiano al governo con il senso della dignità, si è dovuto dimettere, essendo incappato in una mina innescata da Giuseppe Conte e fatta esplodere da Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, e guida oggi un governo per portarci alle urne anticipatamente a fine settembre.

Macron ha perso la maggioranza in parlamento francese e deve trattare con le opposizioni ogni provvedimento. Prova a conquistare il potere in Italia, e i sondaggi lo danno vincente, una coalizione con forti componenti, dichiaratamente putiniano-dipendenti. E chi dovrebbe e vorrebbe opporsi, perde l’occasione di farlo efficacemente, sfoderando il suo vizio eterno dei veti incrociati. Il famoso “o io o loro”. Bravi, Putin ringrazia. Ovviamente, non mi riferisco al veto ai cinque stelle residui, che hanno innescato la trappola al governo Draghi, Sbaglierò, ma si sono candidati all’estinzione, che sembra l’autentica mission di “Giuseppi” Conte.

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