I perché di un giornale

Nasce una nuova testata: serve o è solo una delle tante che affollano web e mercato editoriale?

Gianvito Pugliese.*

Questo articolo avrebbe dovuto seguire l’editoriale dedicato al mio Maestro di giornalismo, l’indimenticabile prezioso amico Michele Campione. La promessa di aprire Lavocenews con quel suo articolo scritto nel 1996 ed ancora attuale, in realtà solo uno dei tanti esempi mirabili di giornalismo che Michele ci ha lasciato, è stata mantenuta. Manterrò anche quella di aprire il Piccinninews, il bimestrale di arte e cultura a 360°, con una sua splendida poesia L’Ulivo. Non comincino ad agitarsi politici e supporter: non è un inno al movimento o al partito di Romano Prodi, ma alla pianta che più di tutte rappresenta la nostra terra.

Ma la prima fase di un giornale, come di qualsiasi altra iniziativa in effetti, è convulsa. Ci sono mille cose da fare e da modificare. Insomma, finalmente un minuto di calma per scriverlo e spiegare.

Il web in effetti è popolato da una miriade di testate, spesso di livello pari od inferiore ad alcuni blog. Dipende dalle capacità e dall’esperienza di chi vi scrive. Ma non sta a me giudicare gli altri. Certo troppi signori che una redazione non l’hanno mai vista, neanche per sbaglio, dirigono giornali su internet editi dallo stesso direttore; molti li hanno trasformati o coniati come pseudo agenzie giornalistiche, che tali non sono, perché non trasmettono alcuna notizia ex novo, o ancora in rassegne stampa di altri giornali. Lo fanno le testate televisive, perché noi no? E’ la domanda. Il fatto e che quelle offrono al telespettatore un panorama della carta stampata quotidiana, quindi il tg, loro fanno solo un copia incolla; i corretti citando fonte e data, chi meno, spacciando per propri articoli altrui.

Non nascono né questo quotidiano generalista on line, né il magazine bimestrale su arte e cultura a 360°, per aggiungersi a quelle voci. Lavocenews, voce appunto, vuole riprendere una strada percorsa con qualche successo da un quotidiano cartaceo che usciva nel pomeriggio a Bari. Avrei voluto farlo rinascere. Ma non è stato possibile.

Quel giornale, almeno nella lunga e positiva fase della gestione di Francesco Rossi, che lo ha diretto dal 2002 al 2008. nel suo momento migliore, si propose di dare una versione Baricentrica ai fatti del mondo. Certo i fatti locali interessavano di più alla maggioranza dei lettori: su Bari si vendevano oltre 6.500 copie. Ma non ci si limitava ai fatterelli dozzinali. Si voleva, appunto, offrire al lettore una visione dei fatti come li vede un barese, e non necessariamente o esclusivamente il barese dalla mentalità levantina, quello del “picc, malditt, e subt” (l’avrò scritto certamente male, il dialetto non è il mio forte), ma anche quello dell’ecole barisienne, peraltro non connotata partiticamente, di quella che fu “Casa Laterza” e la scuola crociana, l’eccellenze, sia culturali che economiche e produttive.

E’ questa visione che spero di riuscire a riprendere. L’ho conosciuta bene quella linea editoriale e vi diedi il mio contributo, come ha ricordato lo stesso Francesco Rossi nella presentazione di questa testata al Circolo della Vela, lunedì scoro. E’ questa l’occasione per ringraziare dell’ospitalità impeccabile Simonetta Lorusso, Presidente del glorioso Circolo cittadino, come pure il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia, Piero Ricci per essere stato con noi (delle redazioni, non uso mai il plurale maiestatis) al tavolo dei relatori.

Così, affiancato moralmente dal condirettore Ugo Patroni Griffi, supportato dal segretario di redazione Vito Longo, comincia questa avventura, di un giornale libero ed indipendente, che ha per editore un Ente che dal 1936, con alterne sorti e momenti, ha rappresentato la cultura musicale (e non solo) di questa terra nei confini nazionali ai più alti livelli, la Fondazione Piccinni.

Una citazione non può mancare del vice direttore vicario del bimestrale Piccinninews, Maria Catalano Fiore ed del vice direttore Miguel Gomes, senza dei quali non avrei osato neanche accostarmi a quest’altra contestuale avventura.

  • Per una volta tocca firmare. Da domani vale la regola che il direttore non firma.