Guerre nel mondo

Operazione degli Stati Uniti in Siria per eliminare leader terrorista (la casa distrutta in foto)

Gianvito Pugliese

Gli occhi del mondo sono puntati sul confine tra Russia e Ucraina, dove Putin ha ordinato a poco più di centomila soldati russi di ammassarsi, con tanto di seguito di carri armati ed altro armamento. Usa e Nato diffidano Putin dall’invadere l’Ucraina, pena pesanti, sanzioni aggiuntive anche a tutti gli oligarchi russi vicini a Putin. E Putin mostra i muscoli con la flotta russa in vista della Sicilia e tra i fiordi norvegesi, ma i sommergibili nucleari invisibili francesi ed inglesi tengono sotto tiro in confine russo-ucraino (e le truppe russe). Ma la guerra, al momento, almeno, in cui le armi ancora tacciono, diversamente sarebbe una tragedia di dimensioni planetarie, si combatte a suon di fiorettate verbali, tra Russia, Usa e Nato, con tutti i leader occidentali che a turno incontrano l’uno o l’altro dei contendenti, lanciano messaggi e vivono il loro “momento” di irrinunciabile gloria mediatica. Pure da quelle parti il Ciranò di Bergerac della diplomazia, quello che “giunto al fin della licenza” tocca, non si intravede. Sembra più di essersi trasferiti improvvisamente a Babilonia, dove ognuno parlava per se e gli altri non ascoltavano o, comunque, non capivano.

Ma, sfortunatamente per la terra e, soprattutto, i suoi abitanti non è quello l’unico scenario bellico o prebellico. Tante le guerre, sanguinarie e spesso fratricide, generate da conflitti tribali, che improvvisamente scopriamo, grazie ad un articolo o ad un servizio televisivo di bravi e preparati Colleghi, che ci sono e non essendo ciucci e raccomandati, magari fanno i corrispondenti di guerra, mestiere interdetto ai figli di papà (che in realtà la guerra la vivono quotidianamente, con l’italiano e le sue truppe corazzate di congiuntivi e condizionali), Le scopriamo e le dimentichiamo con la stessa velocità. Soprattutto le notizia a mezzo tv o filmati internet svaniscono dalla memoria alla velocità della luce. Così sono accantonati gli ex collaboratori delle Forze armate occidentali abbandonati in Afghanistan alla merce dei talebani e le donne riportate alla schiavitù dall’uomo che la denunzia Onu sui massacri in quel Paese ad opera dei conquistatori risveglia per un attimo, salvo scomparire l’attimo dopo. Per sapere che nel Congo si combatteva una dura guerra tra governativi e gruppi ribelli doveva perdere la giovane vita quella splendida persona che risponde al nome di Luca Attanasio, nostro ambasciatore il quel Paese. Neanche un colpo di stato, fortunatamente respinto, ordito dai signori della droga a danno di un governo democratico, fa notizia. Un trafiletto, e diciamo grazie ai pochi che l’hanno messo, e via.

Premessa lunga, ma indispensabile per introdurre, nel vero e drammatico conteso attuale, la notizia di un raid antiterrorismo nel nord-ovest della Siria attuato con successo dalle forze speciali statunitensi. Almeno, così viene presentato. Si era pensato ad un raid aereo, ma in realtà è stato effettuato con elicotteri velocissimi, che hanno fatto atterrare le forze speciali che hanno attaccato e distrutto un’abitazione in cui si aveva la certezza che fosse nascosto un pericolosissimo jihadista legato ad al Qaeda.

Una bambola tra i detriti

Vien confermata la sua morte. Per non rovinare la festa poco si parla “dei danni collaterali”, diversi civili e bambini morti. I militari Usa prima di sferrate l’attacco hanno intimato con megafoni a donne, bambini e civili di lasciare l’area e solo dopo hanno iniziato l’operazione. Le vittime sono state trattenute dal terrorista come scudi umani? Forse, ma i particolari veri li conoscono solo pochi, neanche tutti i militari che hanno partecipato, e quelle sono bocche cucite.

I soccorritori siriani hanno affermato che almeno tredici persone, tra cui sei bambini e quattro donne, sono state uccise negli scontri ed esplosioni che hanno fatto seguito all’avvio del raid, che ha preso di mira una casa nell’area di Atmeh vicino al confine turco.

Ma quel raid ci consente di scoprire che un certo numero di gruppi jihadisti, con legami con al Qaeda, operano nel nord-ovest della Siria, ultimo grande bastione dei ribelli che combattono il presidente Bashar al-Assad nella decennale guerra siriana. Nella zona si sono nascosti tra gli sfollati del conflitto siriano, accampati alla meglio, anche i leader del gruppo dello Stato Islamico, e tanto fa presagire che non resterà l’unica operazione militare della zona.

La guerriglia legata ad al Qaeda ha rivendicato l’abbattimento e la distruzione di un elicottero statunitense poco prima dell’attacco. Totalmente diversa la versione Usa. L’elicottero ha avuto un guasto e non poteva ripartire. Le forze speciali hanno deciso di distruggerlo per motivi di sicurezza.

Purtroppo, dovrò raccontarVi ancore molte di queste storie, che francamente mi rattristano e mi ricordano che Caino e Abele hanno lasciato un’eredità davvero eccessiva a questo nostro mondo.

Aggiornamento delle ore 23,00: Joe Biden ha reso noto che il terrorista attaccato dalle forze speciali Usa nel nord della Siria è il capo dell’Isis Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi. Ha anche precisato di aver autorizzato personalmente l’operazione militare e che al-Qurayshi è morto facendosi saltare in aria con una bomba che aveva con sé. Il portavoce della White House ha aggiunto che “quando il capo dell’Isis si è fatto esplodere, ha coincolto la moglie e i due figli, che sono stati trovati morti.

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