Governo Draghi giura alle 12
Governo lampo. Neanche il tempo di una indiscrezione e la lista dei ministri presentata al Colle è stata approvata.
GP
Non augurerò a Mario Draghi, come ha fatto ieri un collega, mentre il presidente lasciava il Quirinale “In bocca al lupo” ottenendo per risposta “Crepi il lupo”. Non per essere pedante, Presidente Draghi, ma si risponde “Viva il lupo”, dal momento che l’augurio è di essere al sicuro nella bocca di mamma lupo, come lo sono i neonati lupacchiotti quando la madre li mette in salvo, trasferendoli in una nuova tana, portandoli, appunto, in bocca uno ad uno. L’esordio con una gaffe non è stato certo il massimo.
Ieri sera alle 19,00 Mario Draghi è salito al Colle ed ha presentato al Capo dello Stato la lista dei Ministri. Il colloquio dura 40 minuti e Draghi scioglie la riserva. Poi, come prescrive il protocollo, legge la lista dei 23 ministri che oggi alle 12 saliranno con lui al Quirinale per giurare nelle mani di Sergio Mattarella.
I prossimi appuntamenti: mercoledì 17 febbraio alle 10,00 Draghi sarà in Senato per le comunicazioni in Aula sulla fiducia al suo governo. Subito dopo si recherà alla Camera per depositare il testo delle proprie dichiarazioni programmatiche. I capigruppo dei due rami del Parlamento fisseranno le rispettive date della fiducia.
Ventitrè i ministri, otto tecnici e quindici politici. Ai tecnici, che riscuotono la fiducia personale del neo Presidente del Consiglio i ministeri chiave. Stessa proporzione rispettata tra donne e uomini. Otto le ministre, 15 i ministri.
Gli otto ministri tecnici sono Marta Cartabia (Giustizia), Luciana Lamorgese (Interni); Vittorio Colao (Innovazione tecnologica); Daniele Franco (Economia), Roberto Cingolani (Ambiente e transizione ecologica); Enrico Giovannini (Infrastrutture e Trasporti), Patrizio Bianchi (Istruzione) e Cristina Messa (Università).
I quindici politici sono assegnati quattro al M5S. tre a Pd, Forza Italia e Lega, uno a Leu ed Italia Viva. E sono: M5S Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli, Fabiana Dadone e Federico D’Incà, Pd Andrea Orlando, Lorenzo Guerini e Dario Franceschini, Forza Italia Renato Brunetta, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, Lega Erika Stefani, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, Italia viva Elena Bonetti e Leu Roberto Speranza.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio è Roberto Garofoli
Qui di seguito l’elenco dei Ministri con il ministero assegnato a ciascuno:
1) Daniele Franco all’Economia
2) Giancarlo Giorgetti ministro Sviluppo economico
3) Roberto Speranza alla Salute
4) Roberto Cingolani all’Ambiente Transizione ecologica
5) Luigi Di Maio ministro degli Esteri
6) Marta Cartabia alla Giustizia
7) Renato Brunetta alla Pubblica Amministrazione
8) Andrea Orlando al Lavoro
9) Luciana Lamorgese agli Interni
10) Erika Stefani alle Disabilità
11) Vittorio Colao all’Innovazione tecnologica
12) Patrizio Bianchi all’Istruzione
13) Dario Franceschini alla Cultura
14) Federico D’Incà ai Rapporti con il Parlamento
15) Massimo Garavaglia al Turismo
16) Elena Bonetti pari Opportunità
17) Mara Carfagna ministro al Sud e Coesione
18) Lorenzo Guerini alla Difesa
19) Maria Stella Gelmini alle Autonomie
20) Fabiana Dadone alle Politiche Giovanili
21) Stefano Patuanelli all’Agricoltura
22) Enrico Giovannini alle Infrastrutture
23) Cristina Messa all’Università
Dopo tutte queste belle comunicazioni desidero esprimere una qualche preoccupazione per la composizione di questo consiglio di Ministri, che secondo qualcuno prevede un poco troppi ministri lombardi ed è un poco sbilanciato pro nord Italia. Una preoccupazione che esprimo da meridionalista convinto, ma prima ancora da italiano che ama il suo Paese.
Proprio ieri la collega Maria Catalano Fiore in un articolo dedicato al ricordo delle vittime del sud (ieri ricorreva la giornata commemorativa) ci ha ricordato la falsa ricostruzione storica della guerra portata dal regno sabaudo al resto dell’Italia, stato pontificio compreso, e non ha potuto esimersi dal sottolineare che ancora ci sono retaggi vigenti di un rapporto vincitori-vinti che non fa bene al Paese.
Non faccio appello a questioni di coesione nazionale, pur importante da raggiungere in un Paese che si porta dietro il retaggio di essere stata la nazione dei Comuni e delle Signorie, più parcellizzati di così si muore, faccio invece appello a Mario Draghi, economista di caratura eccezionale. “Presidente, i fondi europei messi a disposizione per la ripresa, con i loro 209 miliardi destinati all’Italia sono un’occasione da non perdere per il rilancio dell’intero Paese, che significa anche riperequazione territoriale ed infrastrutturale. Lei m’insegna, prof. Draghi, che se tutto il Paese, nessuno escluso, non è messo nelle condizioni di ripartire e competere nel mercato globale, è il Paese che fallisce. Il territorio escluso rimane miserabile, ma non è solo quello il danno, già di per se intollerabile, ma se “la locomotiva”, quale che sia, deve trascinarsi mille palle di ferro legate in coda, non marcia e non va da nessuna parte.
Il ricco nord ed il sud immiserito, siamo seri era più ricco, progredito ed industrializzato prima della razzia post unitaria, potevano funzionare in un mercato nazionale protetto da dazi e dogane. Era ingiusto allora come oggi, ma le leggi economiche potevano sorreggerlo. L’unione europea, che Lei ha protetto talmente bene da meritare l’appellativo di “salvatore dell’Europa”, e la globalizzazione esigono produttività e competitività di tutto il Paese. Non è più tempo di contrapposizioni egoistiche, ma di perequazioni utili anche a chi le ha sempre avversate. Non ho dubbi, illustre professore, che Lei queste cose le sappia benissimo, ma temo fortemente che tra i suoi ministri, soprattutto tra i politici, ci siano persone all’altezza di questa scommessa. E mi permetta, non per sfiducia, ma per mera prudenza, di concludere invitando i parlamentari del meridione a vigilare attentamente perchè questi principi siano messi in pratica. Se perdiamo questa occasione non ce ne sarà un’altra. Buon lavoro, Presidente Draghi.”
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