Espulsi dal M5S i 15 senatori dissidenti.
Crimi (in foto) annuncia su Facebook l’espulsione di chi ha votato no a Draghi.
GP
Normalmente sui media ed ancor più marcatamente tra le agenzie di stampa si registrano differenze nella scelta del “primo piano”, per le agenzie l’equivalente dell’editoriale nelle testate giornalistiche.
Oggi giornata eccezionale, con tutti d’accordo sulla stessa notizia considerata centrale: l’imminente espulsione dal Movimento dei 15 senatori dissidenti che non hanno votato la fiducia al governo Draghi.
Lo annuncia su Facebook il Capo politico del Movimento Vito Crimi: “I 15 senatori che hanno votato no alla fiducia saranno espulsi, si collocano, nei fatti, all’opposizione. Per tale motivo non potranno più far parte del gruppo parlamentare del Movimento al Senato. Ho dunque invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo”.
L’uso del social, privilegiato rispetto agli strumenti di comunicazione interna del Movimento, che pure non mancano e sono accorsati tra gli iscritti, manifesta chiaramente la volontà di far conoscere la decisione a tutti, a mostrare a chiunque che il Movimento non scherza quando si tratta di fatti essenziali e di fedeltà al Movimento che non deve essere scalfita da comportamenti individuali considerati inaccettabili.
I 15 che hanno votato no al Senato sono: Rosa Abate, Luisa Angrisani, Margherita Corrado, Mattia Crucioli, Fabio Di Micco, Silvana Giannuzzi, Bianca Granato, Virginia La Mura, Elio Lannutti, Barbara Lezzi, Matteo Mantero, Cataldo Mininno, Nicola Morra, Fabrizio Ortis, Vilma Moronese.
Al Senato i voti dei cinque stelle favorevoli sono stati 69. All’appello sono mancati 8 assenti: Giuseppe Auddino, Elena Botto, Antonella Campagna, Emanuele Dessi’, Vincenzo Garruti, Simona Nocerino. In congedo per M5s risulta Orietta Vanin, in missione Francesco Castiello.
Per gli assenti, anche i non giustificati, non è stato adottato, almeno al momento, alcun provvedimento.
Tra i quindici “espellendi” ci sono alcuni orientati ad avviare azioni giudiziarie, non condividendo il provvedimento, mentre altri annunciano la creazione di un nuovo gruppo di opposizione al Senato. Ma c’è anche chi chiede un chiarimento ritenendo eccessivo il provvedimento.
Siamo al capolinea di una scissione annunciata. Quello che appare evidente, almeno a chi guarda dall’esterno, ma attentamente, la difficile traversata del Movimento dai Governi Conte a quello Draghi e che i dissidenti sembra avessero scelto la strada del dissenso dall’interno, ma senza seguire l’esempio di Di Battista, che il Movimento lo ha lasciato. La dirigenza pentastellata ha compreso che non sarebbe stato utile permettere al dissenso di logorare il movimento ed ha deciso di chiudere la partita. Non sarà stato facile per Crimi e gli altri dirigenti del Movimento addivenire a questa conclusione, ma era inevitabile.
Chi fa finta di cadere dalle stelle, recita solo un copione per nulla originale. Il Movimento in passato aveva proceduto a diverse espulsioni, n realtà individuali e non collettive, per motivi anche molto meno gravi del mancato voto di fiducia.
I dissidenti contavano nella forza dei numeri, che invece non hanno né impressionato né dissuaso i dirigenti dal procedere verso la massima sanzione: l’espulsione.
C’è chi leggerà in questa operazione un indebolimento del neonato coordinamento di centro sinistra al Senato (M5S, Pd e Leu), ma personalmente sono convinto che nulla sia mutato. I dissidenti, forse non tutti, ma in larga maggioranza, sono ed erano nostalgici del governo giallo-verde, del feeling con la Lega. Che adesso si collochino all’opposizione insieme al partito di Giorgia Meloni non sposta molto negli equilibri tra le parti in questo governo di disunità nazionale.
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