Da Grottaglie (Ta) Salvini ai Pugliesi

Sbagliato considerare Salvini uno che ignora le lezioni. Le interpreta a modo suo, come tutti d’altronde. Ragioniamo sul Sud. Non solo slogan! Foto di ceramiche di Grottaglie

Gianvito Pugliese

Chi afferma che Salvini non impara nulla dalle lezioni, quelle che la vita riserva ad ognuno di noi, sbaglia e pure di grosso.

Il fatto è che alcune lezioni, quelle che ritiene utili ai suoi fini, le apprende e pure rapidamente, quelle che non gli sono andate giù, semplicemente le rimuove, o le legge in maniera tanto diversa dal realmente accaduto che è pari al rimuoverle.

La lezione appresa? Ma quella legata alla sonora batosta il Emilia e Romagna impartitagli da Stefano Bonaccini. L’ha colta, perchè gli ha fatto male e non poco, ma anche quì ne ha colto solo una parte. Il resto l’ha rimosso. Le lezioni erano due: prima, Bonaccini parlava di Emilia e Romagna e dei programmi per quella regione, con le sue peculiarità, le sue potenzialità, i suoi problemi; seconda, il governatore uscente, da ricandidato era al centro della campagna elettorale, lui e la sua giunta, pochissimo se non zero spazio alle passerelle da Roma dei leader dei partiti a sostegno.

La prima l’ha accettata e fatta sua al punto che da Grottaglie ha sì parlato della soddisfazione da leader della Lega delle nuove sezioni del suo partito aperte in Puglia – Matera , (ndr. in Basilicata!), Martina Franca, Gallipoli e Fasano – che poco c’entra con le elezioni in Puglia: “Sono orgoglioso perché come Lega in questo week end inauguriamo una sede a Matera, una a Martina Franca, una sede a Gallipoli, una a Fasano. Solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile e per me è un orgoglio che tanta gente del Sud tradita dai politici del Sud veda nella Lega la sua speranza”. Ma ha poi aggiunto: “Noi non abbiamo mai governato qui” …… “C’è una Puglia che ha voglia di correre. Io vedo che Emiliano si sta occupando di politica da politicante: 15mila liste, implorazioni ai Cinque Stelle. Noi vogliamo parlare di sanità, di ferrovie, di acqua, di Acquedotto pugliese, di agricoltura, di xylella e di soluzioni. Questa è una terra bella, con degli imprenditori eccezionali, con un mare incredibile, con degli agricoltori di primo livello ma con troppa burocrazia”.

Errore comunicativo: nomina il candidato dell’odiata coalizione a guida PD, il governatore uscente ricandidato Emiliano, non nomina il “suo”, che tanto suo, evidentemente non sente: lui, infatti, fino alla vigilia ne voleva un altro: Nuccio (all’anagrafe Trifone) Altieri. Vero che nomina l’avversario per criticarne l’operato, ma anche quello rende sempre meno.

Meglio la parte finale, ma è solo un’accenno, molto, troppo generico ad una Puglia da depliant pubblicitari per turisti. Di programmi non c’è ombra, assolutamente nulla. Affabulazione da piazza in cerca del selfie, nulla di più.

La seconda lezione non gli piace e non la considera vera. Lui è un animale -in senso positivo- da campagna elettorale, da comizi a ripetizione. La lezione-Bonaccini: “amici leader, grazie dell’appoggio, ma statevene a Roma“, non gli piace, non la fa sua, anzi ne nega implicitamente la validità, disattendendola completamente.

Nessun commento da parte mia sul rapporto Lega meridione. Potrei e, forse, dovrei scrivere fiumi di parole, a cominciare dalla storia dei “fabbisogni minimi” -e la relativa proposta Istat segretata-, ma non è questa la sede ed il momento di manifestare quel meridionalismo di cui pur vado fiero.

Invito Salvini, che sono sicuro, ignorerà l’invito ad indicare nei programmi della Lega per la Puglia, con quali mezzi intende realizzarli. Seriamente, non a chiacchiere, perchè grazie proprio al tandem Calderoli-Berlusconi lo scippo annuale tra i sessanta e gli ottanta miliardi al sud si perpetua, anzi tende a crescere. Ed i cittadini, chiamati a votare, devono sapere che i programmi scritti e pubblicizzati senza copertura di spesa sono favolette per persone “diversamente dotate” che abboccano all’amo al pari del pesce scemo che si pesca dalle parti di Molfetta -una sorta di merluzzo meno pregiato-. I programmi, insisto, non si realizzano senza soldi. Promettere, illudere, tanto fino alla prossima volta si dimenticano, è moralmente -non giuridicamente- un crimine. Perchè siamo sì in una terra meravigliosa, più per concessione divina che altro, ma anche e soprattutto in una terra martoriata dalle continue sottrazioni: storiche quelle del Banco di Napoli, della direzione della sede Rai a Bari, declassata a servizio dipendente da Napoli, finanche di importanti comandi dell’esercito, della Fiera, anch’essa declassata e dipendente da quella di Bologna, che schizzofrenicamente mentre affittava i gioielli di famiglia -la parte monumentale- costruiva nuovi superflui padiglioni. Parliamo di infrastrutture, Salvini, dei tempi di percorrenza Bari-Roma o Bari-Milano, della non linea Bari-Napoli, dei binari unici dove i morti gridano giustizia, ma non sono morti di serie A come i Vostri, ma “carogne da fosse comuni”, vero?. Lei ha ragione, Salvini, non ha governato al Sud, che c’entra Lei? Giusta obiezione, ma non è come vuol farci credere: ci ha, anzi, ci avete governati, eccome se lo avete fatto, ma da sovrani, dall’alto delle proprie reggie, con leggi sempre e solo a nostro danno, anche quando parevano scritte per noi: la cassa per il mezzogiorno docet -insegna-. Chi ne beneficiò? Noi o i padroni di sempre? Quelli che la guerra di annessione-conquista l’avevano vinta!

Non è che ce l’abbia con Lei, che in fondo obbedisce agli interessi del padrone, a quelli, cioè, che comandano in Lombardia -capofila del nord- ed a Milano -sua capitale- . Ce l’ho con la miopia, quando non cecità assoluta, di chi non si accorge della distruzione del territorio, non capisce che con un’Italia a due velocità, l’Italia, prima che l’Europa, semplicemente non esistono e ci condannano, ma condannano anche loro stessi, all’eterna subalternità del Paese. Se non c’è pace e giustizia nel mondo non c’è pace e giustizia per noi, se non c’è pace e giustizia nel sud Italia, non c’è pace e giustizia per l’Italia. Non è difficile da capire, ma occorre cultura ed il suo presupposto, cioè buona istruzione: ed è proprio quello che manca a tanti, troppi, soprattutto nelle cabine di regia.