Crisi: tutto o quasi secondo copione.
Ieri si sono registrate tutte le adesioni previste ed il solo no del partito della Meloni. Oggi Lega e Cinque Stelle.
GP
Piaccia o non piaccia Sergio Mattarella finirà per essere ricordato come uno dei migliori Capi dello Stato. Discreto e garbato per natura ed educazione, ha portato al Colle questo modus operandi. Non è certo un interventista, entra in gioco solo quando le prerogative della sua carica glielo impongono e lo fa col “silenziatore”. Per questo molti commentatori superficiali, fondamentalmente amanti “dell’uomo forte”, non lo hanno in grande considerazione. Ma quando sono in gioco le sorti del Paese e le cose si mettono male, come è accaduto all’inizio di questo febbraio che ha visto evaporare come neve al sole l’ipotesi di un Conte ter, e tutto sembra ormai perduto, ecco Mattarella tirare fuori dal cappello a cilindro l’incarico a Mario Draghi. E quel nome euforizza i mercati (la borsa sale e lo spread scende) e, superato lo sbigottimento iniziale tra tutti i partiti, incarta una impressionante serie di sì. Considerando il naufragio del Conte ter nei flutti perigliosi dei veti incrociati, ha dell’incredibile il si a Mario Draghi di qualcuno condizionato ad un perimetro di consenso che lasci fuori i sovranisti.
Così, dopo il primo giorno di consultazioni, che ha visto le dichiarazioni di tutti i partiti minori di sostegno al governo Draghi, il secondo giorno, che prevedeva incontri con Autonomie, Leu, Iv, Fdi, Pd e Fi sarebbe stato la fotocopia del primo se non ci fosse stato il no di Fratelli d’italia. No che, sommato al si entusiastico di Silvio Berlusconi a Draghi, segna la spaccatura del centrodestra.
Oggi toccherà alla 11 alla Lega ed alle 12,15 al Movimento Cinque Stelle.
Salvini dall’iniziale l’unica strada maestra è quella dell’elezioni, probabilmente spinto dal partito del nord, che nella Lega fa il bello e cattivo tempo, che non vuole essere tagliato fuori dalla gestione dei 209 miliardi del Recovery fund, si è aperto al dialogo con Draghi e dichiara di essere disponibile anche a ricoprire incarichi ministeriali. Il colloquio sta per concludersi e non si prevedono novità sconvolgenti.
Nella delegazione pentastellata ci sono sia Beppe Grillo che Giuseppe Conte. L’incontro con Draghi è stato preceduto da un vertice del Movimento.
I si a Draghi sono molti, anche troppi forse. Circoscrivere un perimetro non sarà cosa da poco. Mettere insieme europeisti e sovranisti certo offre numeri di maggioranza inediti, ma SuperMario, che ha esperienza da vendere, sa pure che una maggioranza così eterogenea è quasi impossibile da guidare, soprattutto litigherebbe su tutto, il che rallenterebbe enormemente l’azione di governo, lusso che il Paese non può permettersi. Forse anche per questo da lunedì Draghi ha confermato un secondo giro di consultazioni, si dice per il programmi ed i nomi dei ministri. Se sentirà le parti sociali già oggi o lo farà alla fine del secondo giro non si sa ancora.
Ciò su cui posso scommettere, con molte probabilità di vincere, è il fatto che Draghi trascorrerà da domenica in famiglia.
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