Completato il ponte di Genova

Ieri, alla presenza anche del premier Conte, è stato completato il “nuovo” ponte di Genova. Sarà pronto per l’uso entro circa due mesi

Vito Longo

Era il 14 agosto del 2018. Una notizia terribile fece capolino nelle vite di tanti noi. Genova veniva colpita al cuore dal crollo del ponte Morandi. Purtroppo, nessuna opera sarà mai in grado di rimarginare del tutto quella brutta ferita delle 43 persone morte quel giorno, che rimane e rimarrà per sempre.

Il completamento del “nuovo” ponte Morandi, però, dà un messaggio di speranza. L’Italia, quando dà il meglio di sé, è in grado di fare le cose fatte bene e di rialzarsi. E non è un caso che anche il premier Giuseppe Conte, presente all’inaugurazione, abbia scelto queste parole per salutare il varo del nuovo ponte per Genova.

Il nuovo ponte è stato progettato dall’architetto genovese Renzo Piano. Il senatore a vita ha subito deciso di regalare questo progetto alla sua città natale. Realizzato in struttura mista acciaio-calcestruzzo, è lungo 1.067 metri ed è costituito da 19 campate – lo spazio che si trova fra due o più elementi portanti di una struttura ­- sorrette da 18 pile in cemento armato di sezione ellittica a sagoma costante.

E così, a mezzogiorno in punto di ieri, la diciannovesima campata d’acciaio del nuovo ponte sul Polcevera è stata issata e agganciata a 40 metri d’altezza, completando i 1.067 metri del nuovo tracciato, che ricongiungerà i tronconi della A10, spezzato il 14 agosto del 2018 dal terribile crollo del ponte Morandi.

Presenti, tra gli altri, anche il sindaco di Genova, Marco Bucci, il presidente della Liguria, Giovanni Toti e la ministra alle infrastrutture e ai trasporti, Paola De Micheli. Il ponte come simbolo di un’Italia che riparte. Non sfugga la scelta, non casuale, delle parole. Questo progetto, portato a termine in tempi record, può a ben diritto costituire il simbolo, la metafora perfetta di questi giorni nei quali si discute di “fase 2” e ripartenza.

Se è stato possibile completare il ponte in tempi così brevi, però, è anche perché sono state bypassate tutte le procedure ordinarie. È stato nominato un commissario straordinario, lo stesso sindaco Bucci, e sono state aggirate alcune delle norme solite. E questo è stato anche un passaggio dell’intervento della ministra De Micheli. «Niente burocrazia e velocità di decisione anche grazie alle deroghe. La formula, però, non sarà replicabile altrove perché qui c’erano tre condizioni irripetibili. L’opera già esisteva, mentre normalmente deve essere autorizzata; è stato donato il progetto, quindi non c’è stato bisogno di indire gare; si sapeva, infine, fin dall’inizio che, per legge, qualunque fosse il costo, sarebbe stato pagato dalla società che aveva la concessione».

Ed è sempre la ministra ad indicare la via maestra per le opere in futuro. «Dobbiamo imparare a semplificare le procedure. Come? Tenendo alcuni punti fermi: avere protocolli che evitino infiltrazioni mafiose o comunque di aziende che si finanziano con risorse illegali. Quindi, difendere il diritto alla concorrenza sana fra le imprese sane. Poi garantire un’attenzione maniacale alla sicurezza sul lavoro. Dentro questo perimetro è necessario avere procedure più snelle, ma senza immaginare che tutto sia fattibile con i criteri del ponte».

Le dichiarazioni della ministra meritano un supplemento di riflessione.

La speranza di tutti è che presto anche un nemico ostico e invisibile come la pandemia di Covid-19 possa essere fermato e battuto. E, sempre a proposito di virus, deve terminare la fase dove a vincere è la burocrazia. Per ripartire di slancio l’Italia ha bisogno di investimenti e grandi opere. Ciò non significa andare a briglia sciolta, ma rivedere e, laddove serva, allentare le maglie della burocrazia. Le maestranze italiane, infine, hanno poco da invidiare a quelle di altri Paesi.

E così, la convivenza, forzata e ancora lunga, col Coronavirus può, deve, oseremmo dire, diventare l’occasione di rilancio dell’Italia intera, partendo, magari, proprio dal ridefinire certi perimetri nei quali si muovono le imprese italiane.

La volontà politica sembra esserci. Ora attendiamo, con speranza, i fatti. Il ponte di Genova può essere un modello utile all’Italia intera, basterà solo volerlo.