Alta tensione fra Calenda e Fratoianni : “O noi o loro”

Letta, paziente più di Giobbe, lavora alla mediazione. In copertina con Calenda

Gianvito Pugliese

I sismologi definirebbero, probabilmente la coalizione di centrosinistra scossa da eventi tellurici di notevole intensità. Carlo Calenda osserva l’escalation di scontri e di mancati incontri con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli e pone un fermo aut aut a Enrico Letta: “O noi o loro”.

Il Pd prova a stemperare i toni. Interviene Dario Franceschini con un appello ai duellanti del centrosinistra. Calenda lo respinge al mittente immediatamente. Letta, al momento non si pronuncia in merito, ma a Via del Nazareno fanno trapelare che sta lavorando per ricomporre questo ennesimo strappo.

Carlo Calenda avvia le danze: “Abbiamo fatto una scelta di responsabilità molto sofferta ma a condizioni nette. Non siamo disponibili a rivedere nessun punto di quanto sottoscritto. Ogni giorno vediamo aggiungere alla coalizione un partito zattera e iniziative incoerenti con quanto definito. Anche basta. L’agenda o è quella di Draghi o è quella dei no a tutto. Chiudiamo questa storia ora. L’accordo sottoscritto dal Pd è una scelta. Può essere cancellata ma non annacquata. Decidete”.

Ospite di Radio24 rincara la dose: “Tutti i giorni vedo dichiarazioni di Bonelli e Fratoianni contro l’agenda Draghi. Se questa è la loro posizione il Pd dovrà decidere se mantenere l’accordo con noi, oppure stravolgerlo, oppure buttare dentro tutto o il contrario di tutto. Ma avrebbe un problema con noi a quel punto. Per noi c’è un limite, la chiarezza degli obiettivi di questa coalizione”.

Risponde a stretto giro di posta Angelo Bonelli, co-potavove di Europa verde-Verdi: chiede al leader di Azione “responsabilità, per non far vincere la destra”. E aggiunge provocatorio: “Inizio a pensare che lavori per favorire proprio la destra”. Gli fa eco Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana: “L’agenda Draghi non esiste. Lo ha detto Draghi stesso. Povero Calenda, deve correre in cartoleria a comprarsene un’altra”

Più che dibattito politico ricorda i siparietti di Walter Chiari con Achille Campanini, che allietavano le nostre serate quando la tv era ancora in bianco e nero.

E il duo Fratoianni-Bonelli riesce, se l’intento era quello, a far adirare Calenda che replica: “A queste condizioni per quanto ci concerne non c’è spazio per loro nella coalizione. Mi pare del tutto evidente che c’è una scelta netta da fare per il Pd che ha siglato un patto chiaro con noi sull’agenda Draghi”.

Dario Franceschini indossa le vesti del pompiere e prova a gettare acqua sul fuoco: “Fermatevi! L’avversario è una destra sovranista e incapace”

In pochi minuti arriva la risposta di Calenda: “Dario, il terzismo alla volemose bene con noi non funziona. Chiarite. Punto”.

Ed entra in campo anche Luigi Di Maio: “Calenda sta disgregando la coalizione”. Orfini prova ad ironizzare ed auspica un “Twitter down” per fermare l’escalation verbale.

Ma Calenda, novello Cirano de Bergerac, giunto al fin della licenza, tocca: “La tensione di queste ore nasce dalla constatazione che di fronte ai continui attacchi personali di Bonelli e Fratoianni, alla continua messa in dubbio dell’agenda Draghi e al voto contrario all’allargamento della Nato di Fratoianni, il Pd non ha preso posizione”.

La palla ora deve giocarla Enrico Letta. Permettetemi, care lettrici e lettori, malignamente di immaginare le battute di Matteo Renzi col gruppetto di fedelissimi, dalla Boschi a Rosato. Renzi lo si può imputare di tutto, ma non di non avere, da buon toscano, la battuta sempre pronta. Ma “se Atene piange, Sparta non ride“. E per la nutrita pattuglia di parlamentari uscenti di Italia viva non è che si intravedano rosei orizzonti. Il loro leader ostenta sicurezza ed ottimismo, ma i sondaggi al momento lo condannano alla sparizione dalla vita politica nazionale. Chi vivrà, vedrà.

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