Aiuti australiani a Tonga stoppati dal Covid

Tonga colpita da tsunami devastante non conosce casi di Covid. ma………..

Gianvito Pugliese

Il Covid-19 più che un virus, e pure maledettamente infettivo, alle volte sembra una maledizione, una sorta di quelle piaghe apocalittiche di biblica memoria.

Tonga, un arcipelago di 169 isole polinesiane di cui solo 36 abitate, non conosce casi di Covid. Sarò ignorante io, ma non ne avevo mai sentito parlare di Tonga, fino a che l’arcipelago non è stato devastato da uno tsunami talmente violento da fare poi il giro del mondo, sia pure con una forza d’urto attenuata. Una eruzione, forse rende più l’idea una “esplosione” vulcanica di potenza superiore a quella di una bomba atomica, ha generato uno tsunami di potenza mai vista prima.

Poca l’attenzione della stampa, più interesse delle televisioni. E’ triste doverlo ammettere, riprese dal satellite. e non solo. semplicemente uniche e favolose da mandare in onda. L’aspetto terrificante è passato in secondo piano, la distruzione, quasi glissata, rispetto allo spettacolo offerto. Una informazione decisamente disumana e disumanizzante, ma tant’è. Negarlo, ipocritamente, non ci appartiene.

Che c’entra il Covid, vi starete chiedendo? C’entra eccome, perchè un aereo di aiuti umanitari decollato dall’Australia alla volta di Tonga ha dovuto invertire la rotta e tornare alla base, a causa di un caso positivo di COVID-19 a bordo.

Tonga è del tutto esente da COVID e si è dotata di una rigorosa politica di controllo delle frontiere. Richiede la consegna senza contatto di aiuti umanitari che arrivano in aereo da ieri.

Tutto l’equipaggio del volo umanitario, decollato da Brisbane ieri pomeriggio, aveva effettuato test antigenici rapidi negativi prima della partenza. I test PCR, in seguito, hanno mostrato il risultato; un positivo a bordo. I rifornimenti, rientrati a Brisbane, scaricati e caricati su un altro volo che è decollato stamani.

Certo quei rifornimenti saranno recapitati oggi, in una fase di tale emergenza anche il minimo ritardo o contrattempo crea situazioni ancora più drammatiche. Il Covid ci ha messo lo zampino anche lì. Fortunatamente non infettando nessuno, ma creando un disservizio.

L’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, avvenuto sabato scorso, ha innescato uno tsunami di potenza inaudita che ha distrutto villaggi, resort e molti edifici e ha interrotto le comunicazioni in una nazione di circa centomila persone. Le onde d’urto e lo tsunami sono arrivate attraverso il Pacifico.

Tre persone sono morte, affermano le autorità del Regno di Tonga

Manca l’acqua potabile pulita, mentre le case degli abitanti sono avvolte dalla cenere vulcanica.

Branko Sugar, sessantunenne, proprietario di un negozio di bottiglie e di un’attività di charter da pesca nella capitale Nuku’alofa: “Stiamo pulendo la cenere e lo facciamo da lunedi. Abbiamo solo l’acqua del rubinetto ed è stata contaminata. Stiamo solo pulendo, pulendo, pulendo e riusciamo a malapena a respirare per tutta la polvere”.

I voli di primo soccorso dall’Australia e dalla Nuova Zelanda privilegiano forniture di acqua, tende ed altri ripari, apparecchiature di comunicazione e generatori di corrente.

Una nave di sostegno marittimo neozelandese HMNZS Aotearoa che trasporta 250.000 litri d’acqua è in grado di produrre 70.000 litri al giorno attraverso un impianto di desalinizzazione, dovrebbe arrivare oggi, mentre l’HMAS Adelaide australiano (in foto di copertina) in rotta da Brisbane è atteso a Tonga la settimana entrante.

Il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric ha sottolineato l’S.O.S. lanciato da Tonga: “Le squadre di valutazione hanno raggiunto la maggior parte del paese, comprese le isole remote e isolate. Rimaniamo seriamente preoccupati per l’accesso all’acqua sicura per 50.000 persone in tutto il paese. I test sulla qualità dell’acqua continuano e la maggior parte delle persone fa affidamento sull’acqua in bottiglia“.

Ha poi aggiunto che circa 60.000 persone sono state colpite da danni alle colture, al bestiame e alla pesca a causa della caduta di cenere, dell’intrusione di acqua salata e del potenziale di piogge acide. Ci sono anche segnalazioni di carenza di carburante.

Il ministro degli Esteri australiano Marise Payne: “L’impatto di questa eruzione vulcanica e del successivo tsunami e il danno che l’inondazione sta causando saranno una sfida continua per Tonga, in particolare in relazione alle infrastrutture” ed ha chiesto interventi più corposi a sostegno della ricostruzione. L’Australia ha già stanziato un milione di dollari.

I tongani si sono rivolti ai social media per pubblicare immagini della distruzione dello tsunami.

Il Goddard Space Flight Center della NASA ha dichiarato che la forza dell’eruzione è stata stimata essere l’equivalente di 5-10 megatoni di TNT, ovvero più di 500 volte quella della bomba nucleare sganciata dagli Stati Uniti sulla città giapponese di Hiroshima alla fine del Seconda guerra mondiale.

Ripeto, sarà mia ignoranza, ma non ho né visto, né letto di una mobilitazione mondiale per aiutare questa povere gente. Chi non vuol far niente per gli altri, gli africani, gli invasori (ma non fa nulla neanche per il vicino di casa, la famiglia della porta accanto), ripere all’ossesso: “aiutiamoli a casa loro”. Tutto, purché si tengano fuori dalle scatole. Ecco, i tongani non vogliono “invaderci”, non se lo sognano neanche una decina di loro. E noi come rispondiano?

Non ho visto una sola raccolta di fondi da parte dei nostri media più potenti e convincenti. Lo confesso a Voi, care lettrici e lettori, sono davvero orgoglioso di dirigere questo giornale, della qualità dell’informazione che dirama, dei suoi risultati in termini di utenti e visualizzazioni quotidiane, non mi sento mai mortificato di non essere il Corriere della Sera o l’Huffington post, ma oggi che vorrei tanto dare una mano ai tongani, magari aprendo una sottoscrizione tra i nostri lettori, mi sento all’improvviso minuscolo come una fornica. Posso solo invitare gli importanti Colleghi a farlo, e non offendetevi se vi chiamo così. So chi siete voi e chi sono io. Ma se qualche lettore ha un’idea da suggerire per permettere ad una formichina di fare qualcosa di buono nella circostanza, lo prego di suggerircela, Grazie.

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