Troppi tentati suicidi nel carcere Mammagialla di Viterbo

La polizia penitenziaria chiede l’intervento del Dap

La redazione

Dall’Uspp del Lazio, il sindacato della polizia penitenziaria, è arriva la segnalazione della non più tollerabile situazione del carcere di Viterbo. Tanto che l’Uspp si è sentita costretta a rivolgersi al Dap – Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, diretto da Bernardo Petralia.

Oramai da settimane al carcere di Viterbo la polizia penitenziaria si trova a dover sventare continui suicidi da parte di più detenuti tra cui uno che si sta ripetendo ogni giorno, devastando anche le stesse camere di pernottamento (celle) negli ultimi giorni. Il carcere Mammagialla di Viterbo è già stato teatro di un suicidio ancora avvolto dal mistero, quello di Sharaf Hassan per il quale la Procura generale presso la Corte di Appello di Roma sta indagando. Uspp, in relazione ai presunti tentati suicidi di questi giorni, denuncia “agenti feriti” e lamenta la “mancata solidarietà dei loro confronti”.

Il sindacato conclude: ” L’attenta vigilanza della polizia penitenziaria supportata dai sanitari sta evitando il peggio pur lavorando sotto organico è con più soggetti con analoghi problemi, ma fino a quando può andare bene? Uspp Viterbo chiede ai vertici dell’amministrazione penitenziaria cosa intendono fare per risolvere questi gravi problemi? Stiamo aspettando che a Roma trovino la strada per porre fine a questa situazione, prima che qualcuno alla fine rischi la propria carriera per non aver fatto in tempo a salvare una vita umana. Aspettiamo il capo Dap per farsi un giro anche a Viterbo”.

Se l’Uspp non esagera quando scrive di un mancato suicidio al giorno, e non c’è ragione per credere che lo stia facendo, è strano che nulla sia trapelato e che le agenzie di stampa non ne abbiano fatto menzione.

Marta Cartabia

Non è che l’ottima Marta Cartabia, sia improvvisamente diventata il capro espiatorio di tutto quel che non funziona nei tribunali e nelle carceri del Paese, dove solo il pensiero della situazione edilizia, irrisolta da decenni, fa mettere le mani nei capelli, a chi, beato lui, li ha. Ma il decreto legislativo sulla presunzione d’innocenza della Cartabia, un po’ per come è scritto e strutturato, un po’ per il poco coraggio di giudici ed investigatori chiamati ad applicarlo, si è trasformato in un bavaglio per la stampa. Se magistrati e poliziotti si cuciono la bocca per paura delle conseguenze, i giornali non sapendo. devono tacere, I cittadini, di conseguenza non sono informati. Un cortocircuito della democrazia, senza contare le violazioni della nostra Carta Costituzionale.

Non credo che la Cartabia volesse questo, ma è accaduto. Anche se non le farà di certo fare salti di gioia, si rassegni a prenderne atto ed a mettere mano ad una seria revisione e radicale modifica. Sacrosanto per carità tutelare i diritti connessi alla presunzione d’innocenza, ma vanno equilibrati con la libertà d’informazione, gravemente minacciata. Quando si cuciono le bocche di magistrati e poliziotti, salvo che per esigenze di tutelare la segretezza istruttoria, informazione, libertà di espressione e democrazia vanno a farsi una bella camminata altrove, visto che da quelle parti evidentemente non sono gradite ospiti.

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