Processo per depistaggio nel caso Cucchi. Le richieste dell’accusa
Chieste dal Pm condanne per gli otto carabinieri imputati da 7 anni a 13 mesi.
La redazione
A maggio scorso ci siamo occupati del processo a carico di due carabinieri per l’omicidio preterintenzionale durante il pestaggio inferto a Stefano Cucchi la sera del 15 ottobre del 2009. La Corte di Assise di Appello di Roma condannò gli imputati, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 13 anni di reclusione ciascuno, quattro anni al maresciallo Roberto Mandolini, comandante della stazione dei carabinieri e due anni e mezzo al carabiniere Francesco Tedesco. Gli ultimi due condannati per falso.
Un caso che ha sconvolto il paese. Un pestaggio in cui ci è scappato il morto la cui memoria si è cercato d’infangare in tutti i modi, la sorella del Cucchi minacciata perché non sollevasse polveroni. Non ne esce bene la Benemerita. Del depistaggio, per il quale oggi, dinanzi al Tribunale di Roma, il Pm ha chiesto condanne per otto carabinieri, c’è anche un Generale dell’Arma, Alessandro Casarza. E per lui il Pm, Giovanni Musarò, ha chiesto la condanna a sette anni di reclusione.
Cinque anni e mezzo sono stati chiesti per Francesco Cavallo, cinque anni per Luciano Soligo e per Luca De Cianni, quattro anni per Tiziano Testarmata, per Francesco Di Sano tre anni e tre mesi, tre anni per Lorenzo Sabatino e un anno e un mese per Massimiliano Colombo Labriola per il quale il pm ha chiesto le attenuanti generiche.
L’accusa ha chiesto inoltre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Casarsa, Cavallo, De Cianni e Soligo mentre per Di Sano, Sabatino e Testarmata l’interdizione per cinque anni.
Il generale Alessandro Casarsa all’epoca dei fatti era comandante del Gruppo Roma, mentre Lorenzo Sabatino, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma. Francesco Cavallo, tenente colonnello e ufficiale addetto al comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, maggiore e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, in servizio alla stessa stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, ex comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei Carabinieri e il carabiniere Luca De Cianni.
Va pur detto che se in quel depistaggio sembra sia stata coinvolta e partecipe l’intera catena di comando fino al Generale Alessandro Casarza, una volta avviate le indagini per mano dei magistrati l’Arma ha fornito la più ampia collaborazione. Otto mele marce non possono vanificare i meriti dei Carabinieri, le vite di militari immolate ed offerte per la difesa dei cittadini. Anche se non è una bella pagina per l’Arma, la Benemerita resta sempre un punto di riferimento per il Paese.
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