Navalny: il coraggio di un uomo.

Stupefacente atto di coraggio, che rasenta l’incoscienza, ma è sublime.

GP

Di Alexey Navalny, l’oppositore russo a Vladimir Putin ed al suo regime dittatoriale, ne abbiamo scritto in lungo ed in largo. No! Non perchè mi sono innamorato del personaggio. I fatti accaduti a Navalny sono talmente eccezionali e così emblematici della vita di un grande Paese, come la Russia, che era impossibile non prestarvi la necessaria attenzione.

Il 3 settembre scriviamo dell’avvelenamento di Navalny, dopo che la storia era già iniziata con la sua scia di grottesco. Siamo già al momento in cui la cancelliera tedesca Angela Merkel afferma di avere prove inconfutabili dell’avvelenamento di Navalny ad opera del regime sovietico. Rammentiamo che Navalny avvelenato e in coma fu tenuto in un ospedale siberiano, dove non furono trovate tracce d’avvelenamento e trattenuto contro la volontà dei familiari che volevano fosse curato in Germania. Trasportato in coma, dopo fortissime pressioni internazionali, finalmente in un ospedale tedesco, dopo che secondo i sanitari russi non era più possibile rintracciare il veleno utilizzato, lo stesso fu scoperto grazie a tecnologie avanzate e identificato in una sostanza, una neurotossina del tipo Novichok, in dotazione ai servizi segreti russi.

Il 7 settembre Navalny esce dal coma. Si teme per le eventuali conseguenze permanenti, e si scoprirà poi che la forte fibra del dissidente gli consente di ristabilirsi completamente.

La notizia che un agente dei servizi segreti russi, tratto in inganno dallo stesso Navalny,che si fa passare a telefono per un suo superiore, conferma di aver direttamente operato ma di aver appreso dai colleghi che il veleno era stato somministrato a Navalny introducendolo in cuciture nella zona inguinale delle mutande, scatena l’ira dei russi, stranamente molto poco preoccupati delle notizie diffuse inizialmente. Ne ho scritto il 21 e 22 dicembre.

Il 12 gennaio la ciliegina sulla torta. Navalny rende noto che il servizio penitenziario russo gli iha imposto di tornare in Russia e sottoporsi al giudizio di un giudice di sorveglianza per presunte violazioni del beneficio della sospensione della pena, per una condanna che risale al 2014.

Che Navalny abbia un coraggio da leone non nutrivo dubbi. Opporsi a Putin in Russia non è cosa da poco, come hanno sperimentato tutti i giornalisti fastidiosi per il regime, morti ammazzati nel portone di casa o dintorni, una vera e propria firma per rivendicarne la paternità. Oggi Navalny dall’areoporto di Berlino ha preso un aereo per Mosca, dove evidentemente rischia di essere arrestato. “Sono innocente, non temo l’arresto” ha dichiarato. Poi in aereo in un video postato dalla moglie, che lo accompagna a Mosca chiede: “Ragazzo, portaci della vodka. Torniamo a casa”.

Dai media russi si apprende che la polizia russa ha fermato tre collaboratori di Navalny, Lyubov Sobol, Ruslan Shaveddinov e Konstantin Kotov, rei di essere andati all’aeroporto Vnukovo di Mosca a ricevere Navalny.

Inqualificabile, ancora una volta, il comportamento del regime sovietico che in realtà è abbondantemente sopravvissuto allo sfaldamento nel 1991 dell’Unione Sovietica. La Russia di Vladimir Putin, un’autentico aborto temporale perpetua quel regime senza un minimo di pudore.

Sono atti che richiederebbero sanzioni economiche a raffica dell’occidente, ma salvo Angela Merkel non vedo nessuno che anteponga agli affati ed al gas russo i diritti umani, con buona pace di un mondo moralmente disgustoso.

Mentre scrivevo questo articolo mi ha raggiunto la notizia del fermo di Navalny da parte della polizia russa all’aeroporto di Mosca. Ha baciato la moglie, in segno di saluto e ha seguito i poliziotti al controllo passaporti, nei cui uffici è stato impedito all’avvocato di Navalny di seguirlo. Fermati anche una ventina di sostenitori dell’oppositore. Signori la Russia è questa!

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