Myanmar: attivisti pronti a scioperare in ricorrenza del golpe militare
I militari golpisti sempre più soli. La Birmania, alla fame, sciopera per l’anniversario del golpe
La redazione
Tra l‘8 febbraio 2021, ad una settimana dal golpe militare che ha deposto la presidente birmana Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pac, ed il 10 gennaio di quest’anno in occasione dell’ennesima condanna di Aung San Suu Kyi dopo un altro processo-farsa, abbiamo scritto sul golpe in Myanmar nuovo nome della vecchia Birmania) almeno una decina di articoli.
Oggi ricorre il primo anniversario del golpe militare, una brutta data da ricordare per il popolo birmano. Il bilancio ad oggi è di millecinquecentotre morti e undicimilaottocentotrentotto arresti.
La settantaseienne Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia (NLD), è sotto processo in più di una dozzina di casi -ce ne occuperemo con un articolo ad hoc- che prevedono pene oltre 150 anni di carcere, con accuse palesemente insulse ed inventate per impedirle di tornare in politica.
Certo il popolo birmano l’adorava e l’adora ancora ma, tanto per cambiare, se l’amore spinge, la fame costringe i cittadini del Myanmar a ribellarsi ai militari guidati dal capo dell’esercito Min Aung Hlaing (in foto), Il colpo di stato ha fatto immediatamente scappare via dalla Ex Birmania tutte le aziende che avevano la possibilità di farlo, lasciando in mezzo alla strada un esercito di nuovi disoccupati, che si aggiungevano ai tantissimi già nel numero. Le sanzioni economiche al regime golpista, decretate da Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada hanno contribuito a mettere in ginocchio il Paese ed accrescere il malcontento verso i militari golpisti, La dura repressione delle proteste non ha certo giovato alla loro popolarità.
I militari vogliono impedire la commemorazione del golpe ed arrivano ad affiggere cartelli minacciando fino a vent’anni di carcere a chi dovesse aderire allo sciopero.
Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada rincarano la dose e decidono di includere anche quelle ad personam inserendo nella lista nera una molteplicità d’individui legati alla giunta, oltre al generale-premier ed ai suoi ministri-colonnelli.
La giunta militare fa orecchie da mercante ma in una dichiarazione congiunta, i ministri degli Esteri di paesi tra cui Australia, Gran Bretagna, Corea del Sud, Stati Uniti, Canada e Unione Europea hanno esortato la comunità internazionale a cessare il flusso di “armi, materiale, equipaggiamento a duplice uso e assistenza” all’esercito del Myanmar.
Cambiato anche l’atteggiamento dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) dopo che la giunta militare non ha onorato i suoi impegni di pacificazione e nuove elezioni democratiche. E’ venuto meno finanche l’appoggio di Singapore.
“Le condizioni della popolazione in Myanmar continuano a peggiorare”, ha affermato il suo ministero degli Esteri ed ha chiesto la liberazione di Suu Kyi e di tutti i prigionieri politici.
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