Mandato di cattura per Putin dalla Corte penale internazionale

Il tribunale dell’Aia accusa Vladimir Putin di “deportazione e trasferimento illegale della popolazione” ed emette un mandato di cattura nei confronti di un criminale di guerra, : “Decisioni che non hanno alcun significato”. Kiev: “È solo l’inizio”

Gianvito Pugliese

La Russia sta provando a minimizzare il danno all’interno del Paese e all’estero del mandato di cattura nei confronti del criminale di guerra Vladimir Putin, emesso dalla Corte penale internazionale dell’Aia.

Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo Lavrov: “Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per la Russia e dal punto di vista legale sono nulle”.

Di tutt’altro tenore, ovviamente, la reazione dell’Ucraina. Andrij Kostin, procuratore generale dell’Ucraina, dopo averla definito “Una decisione storica“, ha proseguito: “Sono personalmente grato al procuratore della Cpi Karim Khan per questa storica decisione. Continuiamo la stretta collaborazione con la Cpi nei casi di deportazione forzata di bambini ucraini. Oltre 40 volumi di fascicoli, più di 1.000 pagine di prove già condivise con la Corte”. Rincara la dosa e lancia un messaggio politico forte Mikhaylo Podolyak, consigliere presidenziale ucraino: ” Il mondo è cambiato. La Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per lo stratega Putin. È un chiaro segnale per le élite russe di ciò che accadrà loro e perché non sarà come prima. È l’inizio della fine della Federeazione russa nella sua forma attuale sulla scena mondiale. È una chiara procedura legale. Aspettate”!

La Corte penale internazionale nell’emettere il mandato di arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin ha affermato che lo ritiene ” responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia“.

Un secondo mandato d’arresto è stato emesso nei confronti di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini presso il Cremlino. Secondo la Corte i reati sarebbero stati commessi nel territorio ucraino occupato quantomeno dal 24 febbraio 2022, data dell’inizio dell’invasione militare russa dell’Ucraina che Mosca si ostina a definire, risibilmente: “operazione speciale militare”.

La Corte ha chiarito che: “Vi sono fondati motivi per ritenere che Putin abbia la responsabilità penale individuale per i suddetti crimini, per averli commessi direttamente, insieme ad altri e/o per interposta persona, e per il suo mancato controllo sui subordinati civili e militari che hanno commesso quegli atti“. I mandati di cattura, emessi poco dopo il 22 febbraio di quest’anno, a seguito di accuse documentare sono stati mantenuti “segreti al fine di proteggere vittime e testimoni e anche per salvaguardare le indagini” … Tuttavia – aggiunge la Corte -, consapevole che le condotte contestate nella fattispecie sarebbero ancora in corso, e che la conoscenza pubblica dei mandati può contribuire a prevenire l’ulteriore commissione di reati, la Camera ha ritenuto che sia nell’interesse della giustizia autorizzare la Cancelleria a rendere pubblica l’esistenza di questi mandati, il nome degli indagati, i reati per i quali i mandati sono stati emessi e le modalità di responsabilità stabilite dalla Camera“.

All’emissione dei mandati di cattura internazionale ha contribuito la collaborazione con la Corte degli inquirenti delle Nazioni Unite secondo i quali: “la deportazione forzata di bambini ucraini equivaleva a un crimine di guerra”.

Secondo la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite vi sarebbero “prove del trasferimento illegale di centinaia di bambini ucraini in Russia“. E, se non bastasse, aggiunge che: ” la Russia ha commesso anche altri crimini di guerra in Ucraina, tra cui attacchi a ospedali, torture, stupri e omicidi volontari.”

Tutti crimini che la Russia nega di aver commesso durante quella che chiama “operazione militare speciale”. Ma c’è il piccolo dettaglio delle città ucraine rase al suolo con le popolazioni civili sepolte sotto le macerie o occultate in fosse comuni e di ospedali, scuole e mercati, obiettivi sistematici dei bombardamenti russi.

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