Lavoratori sfruttati in un supermercato a Trapani

Arrestati a Trapani due imprenditori ed altrettanti collaboratori per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Rocco Michele Renna

I poliziotti di Trapani, in collaborazione con quelli della Squadra mobile di Caltanissetta, hanno effettuato 4 arresti, ovvero 2 imprenditori e 2 loro collaboratori, ritenuti responsabili di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. La misura cautelare principale degli arresti domiciliari, per i quattro indagati, ha compreso anche l’affidamento dell’azienda ad un amministratore giudiziario.

L’indagine della polizia, attraverso sistemi di videoripresa e intercettazioni telefoniche, coordinata dalla Procura di Trapani ha raccolto prove sulla condizione di sfruttamento dei lavoratori impiegati presso il punto vendita di Trapani, di un’azienda con sede a Mussomeli, Caltanissetta. Un’azienda che ha il marchio di una società leader nel campo del bricolage e del fai da te.

Le indagini hanno svelato un sistema di sfruttamento dei lavoratori, che erano spesso costretti a rinunciare alle misure di sicurezza, svolgendo mansioni del tutto diverse da quelle per le quali erano stati assunti, come operai o addetti alla vigilanza notturna.

Sebbene avessero un contratto part-time, i dipendenti erano costretti a lavorare in condizioni di disagio per 10 – 11 ore giornaliere, senza che fosse previsto il riposo settimanale e per una retribuzione di circa 500 euro mensili.

Oltre a queste gravi irregolarità, alcuni lavoratori hanno anche riferito di essere stati sottoposti a condizioni di lavoro degradanti e in ambienti insalubri. Inoltre, secondo le testimonianze raccolte nel corso dell’indagine, i due imprenditori e un loro collaboratore avrebbero adottato nei confronti dei lavoratori “comportamenti vessatori ed offensivi”.

Dalle indagini è emerso che gli indagati avessero già precedenti specifici anche durante l’apertura di un negozio nel 2018 a Castelvetrano, Trapani.

Le indagini hanno anche rivelato che nel territorio di Trapani è difficile, se non impossibile, eseguire i controlli nei posti di lavoro, dam momento chec l’ufficio provinciale dell’ispettorato del lavoro ha un capo ufficio ma non ha ispettori. Inoltre, i pochi controlli che sono possibili sono eseguiti solo da carabinieri con personale insufficiente a vigilare dentro i cantieri e le aziende private.

Come possiamo comprendere da questo ennesimo sfruttamento a Trapani, precarietà, fragilità nel settore della grande distribuzione commerciale sono un altro cancro del lavoro in Italia non solo a Trapani, un settore dove c’è molto sfruttamento.

Sono diversi tasselli che compongono il puzzle di un settore che, pur facendo parte della nostra quotidianità, è conosciuto poco al proprio interno. È un settore molto precario quello della distribuzione commerciale che vede molti part-time anche involontari e dove, si conciliano male i tempi di vita e di lavoro, un settore nel quale si chiede molto alle lavoratrici e ai lavoratori e si da poco. Anche i sindacati sono dello stesso parere e tentano di arginare la mala pianta dello sfruttamento dei lavoratori.

Quello della distribuzione alimentare è stato anche uno dei pochi settori a non fermarsi nelle fasi più difficili della pandemia da Covid-19. I supermercati restano aperti anche la domenica e nei giorni festivi.

L’idea che questo settore possa fermarsi anche solo per un attimo nella dimensione nella quale ci troviamo in questo momento, è sempre esclusa, nel senso che la distribuzione commerciale non si può e non si deve fermare, e dentro quel non fermarsi ci sono le vite delle persone che ci lavorano dentro.

I sindacati del settore  affermano che è in questo ambiente, non opportunamente regolamentato, che  cresce lo sfruttamento del lavoratore oltre a vere e proprie ritorsioni, che avvengono sostanzialmente, dopo che i lavoratori si rivolgono a un sindacato per tutelare i propri diritti.

Purtroppo siamo in una condizione paradossale per cui un lavoratore, per avere un diritto riconosciuto da un tribunale, deve attendere troppi anni, e questa cosa indebolisce assolutamente la giustizia sociale e la fiducia delle persone nelle istituzioni. Il diritto del lavoro (Gino Giugni docet) e le sue procedure processuali semplificate fu pensato dal legislatore per dare giustizia al lavoratore, ove accertata, in tempi ragionevolmente brevi.

Poi ci hanno pensato i governi a tenere gli organici dei magistrati sotto dimensionati, come pure dei collaboratori del giudice, dal cancelliere all’ufficiale giudiziario per le notifiche. E quello che si risolveva in tre mesi oggi richiede anni. E lo sanno tutti, fuorché al ministero di grazia e giustizia (a prescindere dai guardasigilli che si sono succeduti e dal loro colore politico) che “giustizia ritardata è giustizia negata”. Ci vuol tanto a capire che così il ricco e (pre)potente potrà sempre comodamente schiacciare il poveraccio, che ha il solo torto di essere povero ed indifeso.

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