La carica dei 101

Ma non è il film di Disney, che lanciò e fece conoscere al gran pubblico i dalmata, ma il numero dei boss che in Calabria erano titolari del reddito di cittadinanza.

La Redazione

Più di 101 tra boss ed affiliati alla ‘ndrangheta calabrese avevano ottenuto il reddito di cittadinanza. L’avidità, è il caso di dirlo, è stata per loro foriera di brutte sorprese; denunzie e soprattutto sequestri patrimoniali.

L’operazione “Mala civitas” condotta dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha accertato l’illecito arricchimento da parte di costoro per circa 516 mila euro -che l’Inps dovrà provvedere a recuperare- e bloccato successive erogazioni per ulteriori 470 mila euro.

Indagine certosina che ha riguardato elementi di primo piano delle cosche di Gioia Tauro e delle ‘ndrine dei Tegano e Serraino di Reggio Calabria, ed ancora di capibastone della Locride, dove operano i Commisso-Rumbo-Figliomeni di Siderno, Cordì di Locri, Manno-Maiolo di Caulonia e D’Agostino di Canolo.

L’indagine è partita dall’esame delle posizioni di 500 pregiudicati, con condanne definitive per reati riconducibili ad attività mafiose, svolte principalmente nel territorio di Reggio Calabria, ma in parte “esportate” anche oltre i confini regionali ed hanno interessato le Procure di Reggio Calabria, Locri, Palmi, Vibo Valentia e Verbania.

Complimenti alla Guardia di Finanza di Reggio Calabria per aver stroncato, si spera, questi danni all’erario e in ultima analisi ai cittadini.

Resta inteso che mai come in questo momento di tremenda difficoltà del Paese, con disagi estremi in cui versano tante persone per bene, non abbienti, il reddito di cittadinanza sia una misura insostituibile e positiva. Il fatto che qualcuno ne approfitti non fa venir meno la solidità della misura sociale. Restano da accertare le complicità in ambito burocratico senza le quali i reati non potevano essere consumati.