Il 6 maggio prossimo la scuola sciopera

Manifestazione al Ministero

Nunzia Zampino


Come denunciano da tempo, l’intero sistema scuola vive in una condizione di estrema crisi: organici, docenti e ATA sottodimensionati, precarizzazione del lavoro, edifici fatiscenti e in molti casi non a norma, aule e strumentazioni inadeguate.

La pandemia da COVID-19 e la guerra in Ucraina hanno determinato il peggioramento del contesto nel quale si trovano a vivere e lavorare. Oggi più che mai, è necessaria la costruzione di un fronte di opposizione formato da studenti e lavoratori con l’obiettivo di riporre al centro la scuola pubblica statale nella sua funzione di strumento di emancipazione sociale e democratica.

Il governo Draghi e il ministro Bianchi non sembrano dello stesso avviso. La pubblicazione del Documento di Economia e Finanza 2022 è stata emblematica: il governo ha stabilito un progressivo disinvestimento sul settore istruzione.

Come se non bastasse, il consiglio dei ministri ha da pochi giorni approvato un nuovo Decreto scuola che i rappresentanti del mondo della scuola intendono contestare nel metodo e nel merito: una vera e propria riforma che cambierà, peggiorandole, la condizione di vita materiale di tutto il personale scolastico e che viene nuovamente imposta dal Governo e dal Ministero senza alcuna discussione, confermando un autoritarismo di fondo che abbiamo conosciuto da vicino con le grandi mobilitazioni studentesche degli ultimi mesi.

L’ Unione Sindacale di Base e Opposizione Studentesca d’Alternativa si impegnano dunque a costruire per il 6 maggio, con lo sciopero dei lavoratori e il sostegno attivo degli studenti, una giornata di lotta e di opposizione alle politiche del Governo Draghi basata sulla seguente piattaforma:

  1. difendere il principio costituzionale del ripudio della guerra;
  2. contro l’economia di guerra, l’aumento delle spese per armamenti e servitù militari e contro qualsiasi coinvolgimento bellico:
  3. opporsi al nuovo decreto scuola su reclutamento e formazione che vuole introdurre un vero percorso a ostacoli per la stabilizzazione dei precari: una formazione in orario aggiuntivo (obbligatoria per i docenti neo-immessi dal 2023-24), un’incentivazione salariale (di fatto a discrezione del Dirigente) destinata solo al 50% di coloro che si sottoporranno “volontariamente” all’indottrinamento di Stato, consegnando la scuola alle lobby della formazione;
  4. per l’abolizione del PCTO e degli stage e restituire alle scuole gli strumenti e i fondi per il potenziamento dei laboratori e per l’internalizzazione dei percorsi di avvicinamento al mondo del lavoro;
  5. investire i fondi del P.N.R.R. non nella digitalizzazione selvaggia, ma per ridurre ordinariamente a massimo 20 il numero degli alunni per classe (15 in presenza di alunne/i con disabilità e per emergenze come la pandemia in atto), assumere i docenti con 3 anni di servizio e gli ATA con 2, investire in modo significativo nell’edilizia scolastica, per l’80% non a norma e per il 50% priva persino dell’agibilità:
  6. per l’ampliamento degli organici dei docenti e degli ATA;
  7. per il rinnovo del contratto, scaduto ormai da più di 2 anni, con aumenti significativi uguali per tutti che permettano di recuperare il 20% del potere d’acquisto perso negli ultimi decenni e di difendere i salari reali dalla ripresa dell’inflazione e dal carovita drammaticamente peggiorati dalle guerre in corso;
  8. Contro i quiz Invalsi e il Sistema nazionale di valutazione
  9. per una vera democrazia sindacale contro il monopolio delle organizzazioni sindacali concertative, per dare ai lavoratori il potere di decidere chi deve rappresentarli.

Francamente, senza alcuna volontà di censurare, anche perché si tratta al 90% di rivendicazioni legittime ed utili, e prescindendo da un’impostazione soggettiva più pragmatica che aperta al dialogo con la controparte, il punto 9 sembra decisamente un’esagerazione. Nel mondo delle scuola i sindacati confederati sono assolutamente minoritari e residuali. Parlare di “monopolio delle organizzazioni sindacali concertative”, in realtà inesistente, significa dare al lettore un’idea falsa di un fenomeno. Per questo era un dovere chiarire.

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