Giornalisti: 488 detenuti nel mondo e 46 uccisi in un anno

Reporter senza frontiere rende pubblico il bilancio annuale

La redazione

Proprio ieri abbiamo dedicato l’editoriale alla libertà di stampa, partendo da un episodio di grave violazione di quell’inalienabile diritto.

Certo episodio grave, anzi gravissimo, reso ancor più grave dalle qualifiche pubbliche ricoperte dai soggetti che a nostro sommesso avviso hanno commesso violazioni, che integrano peraltro gli estremi di altri reati connessi.

Oggi arriva, inaspettata, una notizia da inorridire, che ci riporta alla libertà di stampa negata e vilipesa: sapevamo, inutile nasconderlo di Colleghi messi in carcere in ragione delle opinioni espresse sulle loro testate o comunque diffuse, ma non immaginavamo minimamente che il fenomeno avesse dimensioni così spaventose. Quattrocentottantotto giornalisti detenuti è una cifra da rabbrividire.

Nel comunicato di reporter senza frontiere (Rsf) si legge: “Mai dalla creazione del rapporto di Rsf nel 1995 il numero di giornalisti detenuti è stato così elevato”.

Intendiamoci, anche un solo collega incarcerato, in ragione delle opinioni espresse o dei fatti (top secret) raccontati, è motivo di scandalo intollerabile che dovrebbe vedere noi tutti, quotidianamente, impegnati a farlo cessare in qualsiasi modo.

Ovvio che non difenderemo mai un Collega molestatore, corrotto o responsabile di altri reati. Ma i reati di opinioni, che una democrazia o un qualsiasi governo, semplicemente accettabile, non dovrebbe prevedere nella propria legislazione (calunnia e diffamazione a parte, che sono altra cosa) devono essere quotidianamente denunziati con forza e decisione ed i Colleghi perseguitati, assistiti, sostenuti e difesi, senza se e senza ma.

Purtroppo non solo le dittature dichiarate, penso ai casi in Russia ed in Cina, ma anche due democrazie fra le più antiche e riconosciute come tali, Stati Uniti e Gran Bretagna nel caso di Julian Assange, non sono state da meno dei mostri dittatoriali.

E se non bastasse l’ong Rsf rende noto che nell’ultimo anno sono stati uccisi 46 Colleghi professionisti nei diversi media. Assassini e detenzioni, due forme di violenza estrema con cui il Potere, politico o mafioso, che sempre criminale rimane, tenta di limitare e contenere la libertà di stampa. Ma finche ci sarà un vero giornalista, la libertà di stampa continuerà ad esserci ed il loro comportamento delinquenziale verrà stigmatizzato.

Ma dobbiamo fare tutti insieme in modo che il Potere corrotto e dei clan paghi il fio dei delitti commessi, anche contro il libero pensiero degli uomini, diritto insopprimibile ed inalienabile.

Noi ci siamo e ci saremo, almeno finché esistiamo.

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