Finalmente in Italia abolita la censura cinematografica

Superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti

Cinzia Montedoro

Il 5 aprile scorso il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha firmato il   decreto che abolisce la censura cinematografica in Italia: è stato così “superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti“, ha dichiarato il ministro.

La censura cinematografica è stata un grosso limite per molti artisti italiani, ma non solo, ciononostante c’è ancora qualcuno che urla allo scandalo dopo avere visto – per citare un esempio- il bacio gay del Leonardo televisivo, ricordiamo un altro esempio importante, che nel 1998 riguardò il film “Totò che visse due volte”, la critica si spaccò da subito in due fazioni: gli inorriditi e gli entusiasti, al via censure, divieti e filippiche d’ogni forma. Come dimenticare l’ “Ultimo Tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci (1976) per il quale il regista fece persino un appello all’allora presidente della Repubblica Giovanni Leone, con la concessione di salvare tre copie della pellicola (in custodia alla Cineteca nazionale come «corpo del reato»). La filmografia di Pier Paolo Pasolini è stata attraversata da denunce, boicottaggi, scandali di vario tipo, come dimenticare “Salò” film che venne anche sequestrato dalla magistratura dopo appena tre giorni di programmazione in quanto lesivo del comune senso del pudore, e solo nel 1991 gli venne riconosciuta piena dignità artistica.

Ultimo tango a Parigi

L’intervento ai sensi della Legge Cinema introduce il sistema di classificazione e supera definitivamente la possibilità di censurare le opere cinematografiche: non è più previsto il divieto assoluto di uscita in sala né di uscita condizionata a tagli o modifiche. 

Ovviamente questo varrà soltanto i film in uscita nelle sale cinematografiche, è bene precisare, perché per quanto riguarda la visione dei film attraverso le sempre più diffuse piattaforme non rimane altro che il sistema del “parental control”, modalità rimessa alla famiglia con la responsabilità vigilare sulla visione dei contenuti.

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