Cina osserva: mossa studiata o dubbi della diplomazia?

L’inerzia di Pechino potrebbe non essere una carta da giocare

La redazione

La Cina si trova in una posizione ottimale per ricoprire un ruolo di mediazione e dare un concreto contributo a mettere fine alle ostilità in Ucraina.

Tuttavia – mentre sente quotidianamente che Occidente e Russia la tira dalla giacchetta – ha assunto, almeno al momento una posizione attendista. Non potrà continuare a lungo a stare alla finestra ed osservare pronta a saltare sul carro del vincitore. Continuando a lungo potrebbe involontariamente comunixcare al mondo la propria debolezza, mentre avere un peso nella soluzione del conflitto, gioverebbe molto alla sua autorevolezza internazionale..
Pechino non ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina, nonostante anchea ieri il capo della Nato Jens Stoltenberg chiedeva alla Cina di farlo. Un portavoce della missione cinese presso l’Ue – riporta il Financial Times – ha risposto alla richiesta: “Il popolo cinese comprende bene la sofferenza e la pena di altri paesi, perché mai dimenticherà chi ha bombardato la nostra ambasciata nella Repubblica federale di Jugoslavia”. Una risposta tra l’ironico ed il caustico. La distruzione della sede diplomatica di Belgrado nel 1999 fu opera di aerei Nato. “Non abbiamo bisogno – ha proseguito – di lezioni di giustizia da chi abusa della legge internazionale (…) La Nato continua ad allargare il suo campo geografico e avrebbe bisogno di fare una riflessione”.

L’ambasciatore cinese in Ucraina Fan Xianrong, nel corso di un incontrando l’amministrazione militare di Leopoli, ha dichiarato che la Cina “non attaccherà mai l’Ucraina e la sosterrà economicamente e politicamente. Rispetteremo sempre il vostro stato e la strada scelta dagli ucraini perché è il diritto di sovranità di ogni nazione”.
Una posizione politico diplomatica chiaramente cerchibottista. I vertici cinesi , ribadiscono la dottrina dell’inviolabilità dei confini e della non interferenza negli affari interni dei paesi, dando torto alla Russia, ma subito dopo chiedono che sia dato ascolto dato ascolto alla legittima preoccupazione di sicurezza della Russia.

Appare chiaro che Pechino stia giocando una partita tranquilla. L’ incontro di Roma tra Yang Jiechi e Jake Sullivan è stato deludente, ma subito sul Washington Post è apparso un intervento dell’ambasciatore cinese negli Usa Qin Gang. Dopo l’introduzione di rito, l’accusa ai politici statunitensi di diffondere fake news contro la Cina, ha negato che Pechino sarebbe stata preavvertita da Washington dell’attacco russo all’Ucraina. C’erano 6mila cinesi in quel momento in Ucraina. e la Cina che è il principale partner commerciale sia di Mosca che di Kiev ed il più grande importatore di petrolio e gas è stata danneggiata dai prezzi di queste risorse schizzati in cielo. E’ quindi contraria al conflitto che le stoppa la ripresa economica: “Se la Cina avesse saputo prima della crisi imminente – scrive il diplomatico – avrebbe fatto del suo meglio per prevenirla”.
Le dichiarazioni di Qin, sono state avallate dal portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian:L’ambasciatore Qin Gang ha chiarito abbastanza nel suo articolo. Come paese sovrano, la Russia ha il diritto id prendere le sue decisioni. Non c’è necessariamente una connessione tra questo e le relazioni cino-russe”.

Obama, Jinping e Putin

Occorre risalire al 4 febbraio, inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Pechino con Vladimir Putin fu l’ospite d’onore. L’Occidente, al contrario boicottava o ridimensionava la cerimonia. Avvenne un incontro a latere tra Putin e Jinping. Ne scaturì una dichiarazione congiunta di 15 cartelle sulle comuni posizioni tra le due potenze – tra le quali il no all’espansione della Nato – mentre si affermava una partnership “illimitata” tra Russia e Cina. Il Nikkei soyyolinea che è fu il Cremlino a pubblicare quel documento , mentre Pechino si limitò ad un breve sommario. Conclude che solo Mosca aveva interesse a far conoscere i dettagli del documento, ed il Nikkei Asia si chiede se Xi sia stato, in questo caso, il “giocatore o quello che è stato giocato”?
Washington sta incalzando Pechino e ripetendo che non consentirà alla Cina di andare in soccorso della Russia, anche aggirando le sanzioni, alle quali la Cina continua a dirsi contraria. Aggiunge che Mosca avrebbe chiesto sostegno militare a Pechino. La Cina ha smentito che vi sia mai stata una rischiesta russa di iuto militare.
Per la Cina, dunque, il tempo stringe. Non può proseguire all’infinito con un colpo al cerchio e l’altro alla botte. Ha fatto scalpore un articolo censurato del 5 marzo scritto da Hu Wei, vicepresidente del Centro di ricerca sulle politiche pubbliche dell’Ufficio dei consiglieri del Consiglio di Stato, cioè un consulente del governo: “La Cina non può essere legata a Putin, deve tagliare il prima possibile. In base alle attuali circostanze internazionali la Cina può solo procedere nella salvaguardia dei suoi principali interessi, scegliendo il minore dei mali e liberandosi del peso della Russia. (…)”.

Forse una posizione troppo netta, mentre Pechino è ancora indecisa, ma coglie il grave rischio per la Cina di rimanere col classico cerino in mano.

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