Brutta pagina scritta da Confindustria sull’ex Ilva

Confindustria. preoccupata per la filiera dell’acciaio chiede di “evitare lo spegnimento del ciclo integrale a caldo dell’ex Ilva”.

GP

Non siamo nè contro il progresso, nè contro l’economia, tantomeno contro il benessere di una città del mezzogiorno e della nostra Puglia, come Taranto.

Ma progresso e tutte le altre belle cose appena elencate, non possono avere come contraltare la salute e la vita stessa dei Tarantini.

Confindustria, purtroppo, oggi senza alcun pudore scrive una pagina vergognosa nella sua storia e manda un messaggio inequivocabilmente deteriore.

Il Tar di Lecce, dopo un’infinità di obiezioni, accertamenti e pregiudiziali, come sempre avviene laddove una delle parti è una potenza economica che si avvale del fior fiore degli avvocati, rigetta i ricorsi di Arcelor Mittal ed ex Ilva in As e confermata la valididà dell’ordinanza n. 15 del 2020 del Sindaco di Taranto Melucci, come abbiamo scritto, assegna all’impresa che gestisce l’ex ilva sessanta giorni per procedere allo spegnimento degli impianti a caldo.

Un inciso della motivazione del provvedimento del giudice amministrativo voglio risottolineare: “Deve pertanto ritenersi pienamente sussistente la situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini, connessa dal probabile rischio di ripetizione di fenomeni emissivi in qualche modo fuori controllo e sempre più frequenti, forse anche in ragione della vetustà degli impianti tecnologici di produzione.” 

E’ aberrante che impianti vetusti possano mettere ancora reiteratamente in pericolo, non potenziale, ma concreto e verificato, la salute e la stessa vita dei cittadini. Una cosa è il legittimo perseguimento del lucro da parte dell’impresa, altro è inquinare una città, fino ad assassinare non pochi cittadini. Assassinare, certo, perchè l’assassinio non si commette solo col bombe, mitra e coltelli, inquinare ed avvelenare l’ambiente è quasi peggio che sparare tra la folla o premeditare una strage.

Non è accettabile che per ricavare utili e non investire si possa pretendere di continuare a distruggere un habitat urbano col ricatto lavoro-salute. Non vedo francamente la differenza col gruppo Benetton che per non fare manutenzioni e continuare ad intascare i soldi del pedaggio autostradale riducendo le spese all’osso ha determinato il crollo del ponte Morandi e la morte di 43 cittadini italiani.

A Confindustria mi pare doveroso ricordate che cittadini italiani sono i morti a Genova, cittadini italiani i morti a Taranto. Purtroppo devo registrare che è più attenta e sensibile nel primo caso, alquanto distratta e parecchio insensibile nel secondo. E francamente non ho altro da dirvi che VERGOGNATEVI!

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