Ancora truffe sui bonus edilizi

Le maxi-truffe coi bonus edilizi tra Avellino e Asti, falsi crediti per oltre 3 miliardi: la rete dei prestanome con morti e clochard

Rocco Michele Renna

Dalle prime ore della mattinata odierna, militari dei Comandi Provinciali della Guardia di finanza di Napoli ed Avellino stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Avellino e un sequestro preventivo d’urgenza della locale Procura della Repubblica, aventi ad oggetto crediti d’imposta inesistenti.

Dieci gli indagati dalla procura astigiana, ventuno da quella piemontese in due inchieste che hanno scoperchiato organizzazioni radicate in Campania e Veneto

Due le bande di truffatori scoperte dalla Guardia di finanza in altrettante inchiesta tra Avellino e Asti che hanno fatto emergere truffe sui bonus edilizi per crediti fiscali totalmente falsi pari a oltre 3 miliardi di euro.

Gli sviluppi delle indagini hanno permesso di accertare un ammontare di crediti fittizi per circa 1,7 miliardi di euro, parte dei quali usati in compensazione.

Gli interventi edilizi dai quali sarebbero sorti i crediti (per un importo complessivo di lavori dichiarati di circa 2,8 miliardi di euro) erano riferibili a immobili inesistenti, con indicazione nelle comunicazioni di cessione, in oltre 2.000 casi, di comuni anch’essi inesistenti.

Contestualmente al sequestro sono in corso perquisizioni nelle province di Napoli, Avellino, Salerno, Milano, Lodi, Torino, Pisa, Modena e Ferrara nei confronti di 21 soggetti indagati per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato.

La Guardia di Finanza di Avellino e Napoli, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Avellino, ha sequestrato crediti d’imposta fittizi per circa 1.7 miliardi di euro: si tratta del sequestro di crediti d’imposta più alto di sempre.

La maxi truffa ruotava attorno ai bonus per l’edilizia, principalmente “Ecobonus” e “Bonus Facciate”.

Ad Asti, dove la Guardia di Finanza ha arrestato 10 persone per associazione a delinquere, riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.

L’inchiesta denominata “Capisci Amme” ha portato a 73 perquisizioni in 18 province, tra Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana, Trentino Alto-Adige e Veneto per una truffa da almeno 1,5 miliardi di euro.

Il sodalizio farebbe capo a 17 persone, cittadini albanesi e italiani, che tra il 2021 e il 2022 avrebbero commesso una serie di frodi, riciclaggio, auto-riciclaggio e reati tributari, partendo dall’emissione di false fatturazioni per decine di milioni di euro utilizzate non solo per documentare al fisco lavori edili mai realizzati, ma anche per riciclare proventi dell’illecita attività.

L’enorme quantità di crediti fiscali che la banda poteva vantare era «stata generata solo sulla carta – spiegano i finanzieri astigiani – innanzitutto grazie all’opera di un commercialista con studio al Vomero a Napoli, e a un suo stretto collaboratore, cittadino albanese, con studio a Schio, in provincia di Vicenza. Il professionista sfruttava partite Iva intestate a prestanome, che accumulavano nei cassetti fiscali dell’Agenzia delle Entrate dati falsi.

I crediti di imposta, così creati dal nulla sulla piattaforma digitale, solo in parte sarebbero stati ceduti a terzi, per quanto sinora tracciato dalle indagini, e di questi una porzione sarebbe stata monetizzata e trasferita all’estero. 

Le indagini proseguono per esaminare la documentazione acquisita nel corso delle perquisizioni, tuttora in corso, e per ricostruire i passaggi di denaro relativi ai crediti d’imposta ritenuti inesistenti, già oggetto di cessione e monetizzazione, anche attivando i canali di cooperazione internazionale.

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