Alta Corte di Londra ribalta il verdetto: Assange potrebbe essere estradato in Usa

Annichilita ll Consiglio europeo Giustizia e affari interni.

La redazione

E’ stato proprio il commissario europeo alla giustizia Didier Reynders a contribuire alla diffusione di una notizia che lascia mezzo mondo è più annichilito. Reynders ha così commentato al termine del consiglio europeo Giustizia e affari interni: “Abbiamo preso nota della decisione del sistema giudiziario britannico su Assange, ma il Regno Unito non è più un membro della Ue. Noi nella Ue cerchiamo di sviluppare una vera protezione nei confronti dei giornalisti e anche degli informatori. Continueremo a esercitare pressioni perché si trasponga la direttiva su queste figure anche in nei paesi terzi, sebbene il Regno Unito non faccia parte della Ue”,

Cosè accaduto da provocare dichiarazioni tanto pesanti nei confronti della Gran Bretagna? L’Alta Corte di Londra ha annullato la sentenza di primo grado dello scorso gennaio che negava l’estradizione di Julian Assange (in foto di copertina) richiesta dagli Usa. E’ stato accolto il ricorso della Casa Bianca contro il rifiuto della consegna dell’ex primula rossa. Rifiuto fondato su un pericolo di suicidio connesso al prevedibile trattamento giudiziario e carcerario americano. Processo rinviato ad un tribunale di grado inferiore per una nuova decisione.

L’Alta Corte ha ritenuto veritiere le rassicurazioni sul trattamento in carcere di Assange, se estradato negli Usa, escludento il rischio di suicidio. Lord Burnett ha dichiarato: “Questo rischio è a nostro giudizio escluso dalle rassicurazioni che vengono offerte. Questa conclusione è sufficiente per determinare il ricorso a favore degli Usa”.

Grida di protesta a Londra tra i tanti sostenitori di WikiLeaks davanti alle Royal Courts of Justice.

Un grave errore giudiziario” lo ha definito Stella Moris, compagna di Julian Assange e membro del suo team legale ed ha annunciato la volontà di prsentare ricorso “al più presto possibile” alle autorità giudiziarie del Regno Unito.

II 50enne australiano fondatore di Wikileaks, che Washington insegue senza tregua da oltre 10 anni, volendolo processare per la diffusione di documenti segreti, rischia, qualore venisse istradato in Usa una condanna a 175 anni di carcere.

A prescindere da ogni considerazione e partigianeria, un processo per un reato di opinione, che nega la dovuta “protezione nei confronti dei giornalisti e anche degli informatori” come ha ricordato Didier Reynders mette in seria discussione, dinanzi al mondo intero il sistema giudiziario statunitense, dove si registrano grosse difficoltà a giudicare nei processi in cui è accertata la colpevolezza, per violenza e razzismo di appartenenti alle varie forze dell’ordine, dove il garantismo lascia il più delle volte i figli ed i parenti delle vittime privi anche di una condanna da farsa e poi persegue con tale accanimento chi ha il merito di aver svelato al mondo segreti che un Paese veramente democratico non dovrebbe e potrebbe custodire e nascondere sotto il tappeto.

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