Accordo Ue Inghilterra varato

Johnson esulta. ma i risultati premiano il paziente lavoro della diplomazia europea

GP

Ieri avevamo annunciato che era in dirittura d’arrivo, ma la trattative hanno il brutto vizio di essere certe solo alla firma del patto. Fino all’attimo pima un qualsiasi ostacolo è tutto può saltare.

Ma è arrivata in posto quella trattativa che l’unione Europea ha fortemente voluto, pur con qualche rigidità nella trattativa per non deflettere dai principi ispiratori dell’Ue che sono stati messi a dura prova dall’atteggiamento dei conservatori guidati da Boris Johnson che, pur consapevoli degli scarsi vantaggi ottenuti dal mercato interno a fronte di ingenti danni nelle relazioni col vecchio continente, che il trasferimento all’estero di molti istituti bancari, già residenti bella City ha ampiamente provato. Ma per Johnson e la sua parte politica si trattava di tener fede ad una promessa elettorale e, nonostante la brexit avesse ottenuto un margine referendazio molto risicato, si è tirato dritto.

L’Ue ha sempre dichiarato apertamente che auspicava un accordo per evitare che la brexit degenerasse nelle conseguenze negative. La gran Bretagna in questa trattativa ci ha sempre tenuto ad ostentare sicurezza e mostrare i muscoli, più per l’immagine che nella sostanza.

Finalmente raggiunto l’accordo in extremis che entrerà in vigore il primo gennaio 2021. L’ammuncio in contemporanea da Londra e Bruxeòòes-

Si è trovato un compromesso finale su un accordo di libero scambio – raccolto in un testo di 2000 pagine circa – che allontana l’incubo di un traumatico ‘no deal’ commerciale.

Per Londra l’accordo raggiunto, soggetto però a ratifica dei parlamenti, rispetta “tutte le promesse fatte al popolo britannico” sul recupero della sovranità da parte del Regno Unito e rispecchia la volontà popolare “espressa nel referendum” del 2016.

Meno trionfalista e più concreta Ursula von der Leyen; “ Abbiamo finalmente trovato un accordo, è buono, equilibrato e la cosa più responsabile da fare per entrambe le parti, I negoziati sono stati difficili” ma “era un accordo per cui valeva la pena di battersi. Ora è tempo di voltare pagina e guardare al futuro, il Regno Unito è un Paese terzo ma resta un partner, condividiamo gli stessi valori e interessi, staremo spalla a spalla per ottenere obiettivi comuni”.

Deludente per la Preidente della Comuissione Europea la decisione di Johnson di tirarsi fuori dal programma Erasmus. Un danno per i giovani inglesi, che peraltro non sono atati mai favorevoli alla brexit.

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