Una necropoli nel cuore di Bari

Scavi ci sono stati, a seguito di riaffioramenti archeologici ….ma nel 2018, solo ora gli Archeologi, restauratori e antropologi sono riusciti a pubblicarne i risultati.

Maria Catalano Fiore

Due giorni fa, il quotidiano” La Repubblica” titolava, sulle pagine di Bari “In via Sparano le tombe dell’antica Barium”. Mi sembrava strano, soprattutto che si fosse aperto un cantiere di scavo archeologico, durante le festività, nel cuore della strada dello shopping barese.

Infatti, falso allarme. Gli scavi ci sono stati ad inizio del 2018 quando si operato il restyling di via Sparano da Bari, della strada, del controverso abbattimento delle Palme e, nel corso di un controllo di una condotta d’acqua, sono affiorati i resti di una necropoli ascrivibile al VI secolo d.C.

Quindi, cosa è realmente successo? Semplicemente che, nel Ministero dei Beni Culturali, qualsiasi figura professionale viene appiattita. Il Direttore di turno rilascia una bella intervista, gloriandosi dei risultati raggiunti, ma non citando chi veramente, al freddo si sporca di terra e studia realmente i reperti: archeologo, l’antropologa e una operatrice del settore.

Queste tre figure professionali, alla fine del lavoro sul campo, effettuato, con tutte le accortezze e nelle remore del metodo Carandini (di cui vi ho parlato a riguardo degli scavi di Pompei) che si nota, in una delle poche foto reperibili, dal taglio netto praticato nel terreno e nell’indicazione delle stratificazioni del terreno, importantissime per la datazione dei reperti, finalmente hanno trovato il modo di pubblicare i soro studi sull’importante rivista inglese “Fasti online documents e research”.

Ignoro i fatti, ma come al solito i nostri cervelli vengono valorizzati solo all’estero riuscendo a trovare un contatto con una rivista del settore.

Archeologi all’opera sul cantiere

Francesca Rendina ha appena pubblicato con l’Archeologo Michele Cuccovillo e l’antropologa Ginevra Panzarino un articolo su questa prestigiosa rivista sui risultati delle scoperte fatte durante i lavori di restyling tra via Sparano da Bari e via Putignani. Praticamente l’angolo del Palazzo Mincuzzi: 6 tombe in tutto di cui 3 sicuramente risalenti al VI sec. d.c.. Alcune hanno all’interno solo frammenti ossei, una uno scheletro intero e ben conservato. Delle ossa appartengono sicuramente ad un bambino. In una delle tombe sono stati ritrovati anche degli orecchini di rame, ovviamente appartenenti ad una donna, che hanno facilitato la datazione dei reperti. Nei terreni circostanti altre monete in rame di piccolo conio.

Ritrovamento di uno scheletro, intatto, in buone condizioni

Ovviamente non bisogna stupirsi della posizione della Necropoli. Bari una città piuttosto antica e dalla forte connotazione storica e culturale, ponte naturale tra il Sud della penisola ed il mondo.

Lo steso nome Bari deriva dal greco Barion, latino Barium. I suoi primi insediamenti sono ascrivibili al IV secolo a.C. mentre nel III era già divenuta un fiorente porto Apulo. La sua zona di espansione era, logicamente, verso il mare, nei pressi del suo porto; è quindi normale non solo che nell’entroterra si trovassero più casette sparse di contadini o pastori, ma anche che ci fossero delle necropoli. Questi resti abitativi, e non. fanno da raccordo proprio tra il primitivo insediamento sul mare e l’entroterra i cui abitanti erano dediti più all’agricoltura o alla pastorizia.

L’attuale via Sparano da Bari, fa parte dell’espansione oltre muraria tra il fine 700 ed inizio 800, definita “Borgo Murattiano” in onore di Gioacchino Murat, cognato di Napoleone, in visita a Bari, per vari motivi, tra cui pregare sulle spoglie di Santa Colomba (ne abbiamo già parlato) e portare un vestito elegante come segno devozionale proprio alla Santa.

Palazzo Simi reperti archeologici della Bari a.C.

Tutti i reperti trovati, in questo sito funerario, sono attualmente custoditi a Palazzo Simi, nella città vecchia, sede delle Soprintendenza Archeologica di Bari. Sono stati restaurati, le ossa esaminate dall’antropologa dott.ssa Ginevra Panzarino ed altri. Nell’intervista, giornalistica, il Direttore dell’epoca concludeva ” Terminate le operazioni di scavo e di studio, sarà rimossa subito questa copertura particolare che ha permesso ai tecnici di lavorare sui ritrovamenti. Il cantiere è stato quindi richiuso dopo il prelevamento dei reperti. Questi ritrovamenti rappresentano uno dei tanti tasselli che ci permettono di ricostruire e conoscere la storia antica della città “.

Vorrei solo aggiungere qualche precisazione su Palazzo Simi, visitabile, anzi andrebbe visitato per vari motivi.

Sotterranei di Palazzo Simi, probabile pavimento di Chiesa Bizantina

Palazzo Simi, situato sui limiti della città vecchia di Bari, in Via Lamberti 1, edificato su resti di costruzioni preesistenti e di una Chiesa paleocristiana sul finire del 1500, alla fine del 1600 diventa proprietà della famiglia Simi da Burgis, patrizi provenienti da Lucca, sicuramente mercanti di tessuti delle Fiandre di cui a Bari curavano l’import-export anche con sete orientali. La Famiglia Simi ne è stata in possesso sino all’inizio del XX secolo (notizie tratte da fonti documentarie presso l’Archivio di Stato di Bari e dal Fondo Manoscritto della famiglia c/o la Biblioteca Provinciale De Gemmis)

Palazzo Simi: Una sala Reperti

Il Palazzo, dopo alterni usi, è attualmente sede della Soprintendenza per i Beni Archeologici per la città Metropolitana di Bari. per l’esattezza “Centro operativo per l’Archeologia”. Su questo Palazzo e la Storia avvincente della famiglia Simi (matrimoni , transazioni, morti ecc….) ha scritto vari testi ed articoli proprio Francesca Rendina che si occupa, in parte, della gestione e delle visite guidate ai reperti ed ai suoi interessanti sotterranei, una città sopra la città.

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