Un viaggio che non ci fu.

Un nuovo appuntamento -del giovedì- con l’eccelso flautista Roberto Fabbriciani. Un racconto autobiografico, in esclusiva per Lavocenews.it, di un viaggio da ragazzo che non ci fu. La foto è di Luisella Botteon.

Roberto Fabbriciani

Fin da bambino ho sognato di viaggiare per il mondo. Quando ero studente il mio maestro mi ripeteva spesso di guardare lontano e di “scappare”, appena possibile, per fare esperienze artistiche all’estero. In questo periodo di clausura ho cancellato, come tutti, i miei concerti e quindi i viaggi (fra i viaggi per concerti c’era anche il ritorno in Brasile). Proprio pensando al Brasile mi é tornata alla mente questa piccola storia.

Quindicenne, appena superati gli esami di Conservatorio, fui contattato da un dirigente d’orchestra su segnalazione di merito (una volta funzionava così). Così già nel mese di giugno venne a farmi visita il Dr. Capdevilla dal Brasile. Era un pomeriggio assolato ed ero solo in casa perché i miei genitori lavoravano. Il Dr. Capdevilla era manager dell’Orchestra del Teatro principale di Salvador de Bahia e, proprio in merito alla segnalazione del Conservatorio, mi offrì il ruolo di primo flauto della sua orchestra (sic!). Leggendo il contratto e guardando la mia faccia entusiasta mi comunicò la cifra del mio stipendio. Immaginate la soddisfazione… come primo impegno, una cifra per me incomprensibile e piena di zeri (cruzeiro). Non feci domande e firmai il contratto offrendo da bere al Dr. Capdevilla. Ci salutammo con un arrivederci a Salvador de Bahia a settembre. Si era avverato il sogno che il mio amato maestro mi aveva augurato. Sarei partito con il mio flauto per terre lontane pieno di entusiasmo e di speranze. Non parlai con i miei genitori del Dr. Capdevilla e del mio contratto.

Il giorno dopo fui scritturato per l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretto dal Maestro Vittorio Gui, poichè avevo partecipato ad un’audizione qualche tempo prima. Finito l’impegno con il Maggio Musicale andai a Siena per l’Accademia Chigiana. Al mio rientro a casa, a settembre, mi ricordai dell’impegno firmato con il Brasile. L’avevo dimenticato! Non mi ero organizzato e non sapevo cosa fare. Molto preoccupato, ansioso e anche un po’ confuso, comunque, decisi in silenzio di “scappare”. Fatta velocemente la valigia me ne andai. Mentre scendevo le scale ebbi un gran brivido nel vedere il mio babbo che rientrava dal lavoro. Imbarazzato e soprattutto preoccupato della sua reazione, con un lampo di genio alla domanda “dove stai andando?” risposi candidamente “in cantina a portare vecchie cose”. In un attimo il buio, il mio sogno brasiliano svanisce. Niente prima parte nell’orchestra di Salvador de Bahia, niente cruzeiro a tanti zeri. Ero minorenne e non avevo la libertà e l’indipendenza di onorare il mio contratto senza il permesso di mio padre e, per lo stesso motivo, non ero passibile di penale. Naturalmente, al momento la delusione fu cocente ma a 15 anni tutto è molto dinamico ed è facile guardare avanti. Mi ricordo di un vecchio film“Sliding Doors”, le porte si chiudono un attimo prima e la vita prende una via nuova. Per me iniziò un percorso che mi ha dato grandi possibilità e soddisfazioni. Ho viaggiato molto, ho avuto la fortuna di incontrare grandi artisti, guardando avanti sempre sperimentando alla ricerca di nuovi orizzonti.

In quel lontano settembre non sono partito per il Brasile ma forse andò bene così. Ancora oggi sorrido ripensando all’espressione interlocutoria e perplessa del mio babbo che non ha mai saputo dove veramente stessi andando con quella valigia.