The Beatles alla Nippon Budokan Hall di Tokyo
Martedì la rubrica di Antonio de Robertis (la voce della Radio) Novecento in Concerto Grandi assembramenti per eventi memorabili
Antonio de Robertis
Tempo di lettura 6:00 min.
Provate a immaginare il Ventesimo secolo senza i Beatles. Sarebbe come il brasato senza il Barolo, oppure la letteratura senza Manzoni… e si potrebbe andare avanti all’infinito, citando pietre miliari delle più disparate branche dello scibile.
Attenendoci al tema, il segno lasciato dai Fab Four ha tutte le caratteristiche per essere paragonato, fatte le dovute proporzioni, a quello impresso da molti grandi della storia della musica e il claim pubblicitario che più si adatta al quartetto di Liverpool è senza dubbio: Tradizione e Innovazione.

Tradizione, perché le loro composizioni si ispirano a certe armonie tipiche della musica antica anglosassone, senza trascurare il folk e il rhythm and blues.
Innovazione, perché la loro musica è anche ricerca sonora. Le loro registrazioni sono un mix di suoni naturali ed elaborazioni di qualità, paragonabile a quella che si ottiene oggi con i supporti digitali. Non solo: i Beatles sono il ponte fra il r’n’r e il rock moderno; quello, per intenderci, che si suona tuttora.
Ma –e questo aspetto ci porta nel cuore del tema, cioè i concerti- la forza dei Beatles stava anche nella loro capacità di trasmettere, dal palco al pubblico, un’energia magnetica. Le loro tournées, tutte concentrate nel periodo 1963-1966, fanno parte della storia per l’enorme successo e per il ricordo indelebile che accompagna tutti coloro che hanno avuto la possibilità di ascoltarli almeno una volta dal vivo.
Oggi vi porto alla Nippon Budokan Hall di Tokyo.

La sera del 30 giugno 1966, introdotti da un presentatore, accolti da una folla sterminata e urlante, i Beatles si presentano sul palco. Rapidamente e con estrema disinvoltura, accordano gli strumenti e aprono il concerto con un omaggio a un mito del r’n’r’, perché considerato uno dei principali iniziatori del genere e che è rimasto in attività e si è esibito in pubblico fin quando non è scomparso, alla veneranda età di 91anni: Chuck Berry.
Rock and Roll Music
I meno giovani, come il sottoscritto, ricordano solitamente i Sessanta del Novecento come anni di benessere e gioia di vivere. Eppure sono stati anche carichi di drammi e tragedie. Ad esempio, nel 1966, ai piccoli e grandi eventi positivi hanno fatto da contraltare gli sviluppi della lunga, terribile guerra del Vietnam. L’anno si inizia con un accorato messaggio di pace da parte di Papa Montini a Mao Tse Tung, al nordvietnamita Ho Chi Min, al sudvietnamita Van Thieu, al presidente del Soviet Supremo Podgorny e al presidente degli USA Johnson, perché si adoperino per favorire una giusta soluzione che salvaguardi l’indipendenza del Vietnam. Nessuna risposta. Anzi, a luglio gli americani allargheranno il conflitto e bombarderanno Hanoi, pur senza dichiarare ufficialmente la guerra. Così, negli USA cominciano le manifestazioni studentesche contro la guerra e l’Europa si accoda.
In Italia, Don Milani parla di obiezione di coscienza. Verrà incriminato e accusato di “diffondere espressioni di viltà”. Sono le prime avvisaglie del Sessantotto, l’anno dei grandi cambiamenti.
Ma torniamo alla sera del 30 giugno 1966 e ai Beatles, sul palco della Nippon Budokan Hall di Tokyo.
If I Needed Someone
Fra gli avvenimenti del 1966, ce n’è uno curioso: la trasmissione, negli USA, del primo episodio di Star Trek. Il 6 settembre è la data che segna la nascita di una serie di culto.
E ora immergiamoci di nuovo nell’atmosfera esaltante del concerto dei Beatles.
Day Tripper
L’Italia, il 4 novembre si ritrova in un incubo: Firenze, all’alba di quel giorno livido, si è risvegliata invasa, letteralmente immersa nelle acque dell’Arno. Una delle città d’arte più importanti al mondo sembra ferita a morte, ma ecco rivelarsi l’orgoglio e il carattere forte, indomabile dei fiorentini che, con abnegazione, si impegnano anima e corpo alla rinascita della città. L’alluvione di Firenze innesca anche una gigantesca ondata di solidarietà da parte dei giovani ribelli della beat generation, accorsi a migliaia da ogni parte per salvare il salvabile. Giovanni Grazzini, una delle firme di punta del Corriere della Sera e indimenticato critico cinematografico, il 9 novembre scrive: “D’ora innanzi non sarà permesso a nessuno di fare dei sarcasmi sui giovani beat“. Alcuni dei quali, poche settimane prima, a Torino e a Roma a Trinità dei Monti, erano stati arrestati solo perché portavano i capelli lunghi.
Dopo quello che avevano fatto per Firenze, diventarono invece gli “angeli del fango”.
Ed ecco altri beat, i quattro per antonomasia, a Tokyo il 30 giugno 1966.
I Wanna Be Your Man
Grandi fermenti nel 1966, in tutto il mondo e in tutti i campi; anche in ambiti ristretti come un istituto scolastico: il Liceo Parini di Milano.
La società civile non è ancora pronta a seguire i giovani sul terreno del cambiamento e così scoppia il caso de “La Zanzara”. Il giornalino studentesco, che esce per opera di tre studenti, viene criminalizzato perché si è avuto l’ardire di fare un’inchiesta sui problemi sessuali dei giovani all’interno dell’Istituto.
Quella del cambiamento della società e dei costumi, pubblici e privati, è però una marea inarrestabile e la prima onda, la più alta e lunga, è quella della musica; e i Beatles la cavalcano.
Eccoli ancora a Tokyo il 30 giugno del 1966.
I Feel Fine
Si dice che adesso le ideologie siano scomparse. Se sia un male o un bene, sarà la storia a dirlo. Degli anni Sessanta possiamo dire che erano ancora – e profondamente – quelli delle ideologie forti, radicate, fondate su valori importanti che a volte i leader hanno tradito per interesse personale e per le, spesso perverse, dinamiche del potere.
A Pechino, nel 1966, sulla grande piazza della Pace Celeste, cinque milioni di cinesi sventolano il libretto rosso di Mao Tse Tung, e chiedono la Rivoluzione Terrestre. Vogliono Honk Kong, il benessere, la Cina per i cinesi rivoluzionari, e via gli americani dal Vietnam.
Le Guardie Rosse diventeranno 25 milioni, ma la Rivoluzione Culturale finirà tre anni dopo, quando i militari si riprenderanno il potere. Un periodo caotico che ancora oggi i sinologi fanno fatica a decifrare.

Certo, la musica dei Beatles era lontana milioni di chilometri da quella cultura e, in generale, dalla cultura orientale.
Eppure la canzone che stiamo per ascoltare dai Beatles alla Nippon Budokan Hall di Tokyo nel 1966, ancora oggi è la più eseguita al mondo. Estremo Oriente compreso.
Yesterday
Gli anni Sessanta del Novecento. A chi non li ha vissuti, mi sento di dire: “che ti sei perso…”!
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