Strage di Bologna, ergastolo a Cavallini
Gilberto Cavallini era consapevole di tutto e voleva lo stato autoritario.
GP
La Corte di Assise di Bologne ha depositato le motivazioni della sentenza che condannò Gilberto Cavallini all’ergastolo per la strage di Bologna.
“Era tutt’altro che uno ‘spontaneista’ confinato in una cellula terroristica autonoma. Nonostante la sua maniacale riservatezza il suo nome è comparso in molti scenari, direttamente e/o incidentalmente” si legge nelle motivazioni, “ Risulta chiaro che Cavallini, con i suoi ‘collegamenti’, era pienamente consapevole dei disegni eversivi che coinvolgevano il terrorismo e le istituzioni deviate.
La motivazione fa chiarezza su cosa furono effettivamente i Nar (nuclei armati rivoluzionari) che misero a segno tanti delitti tra cui il 2 agosto del 1980 la strage di Bologna.
Fingendosi collegati alle Brigate rosse, per far ricadere la responsabilità dei fatti di sangue su una parte politica avversa, Cavallini perseguiva il desiderio dell’instaurazione di uno stato autoritario tipo Reich, che idolatrava apertamente e fu in contatto con servizi deviati che perseguivano gli stessi scopi di cui divenne strumento operativo.
Le parole più pesanti e chiare della sentenza sono: “Il dilemma se la strage di Bologna sia una strage ‘comune’ o ‘politica’ non esiste, in radice, perché si è trattato di una strage politica, o, più esattamente di una strage di Stato”.
Quello che ha preoccupato la Corte è il tentativo “minimalista” ovvero di ridurre il tutto all’azione di quattro cani sciolti, senza collegamento con i servizi deviati. Una tesi contraria a qualsiasi elemento probatorio che qualcuno ha interesse a far circolare. E, condivido, è davvero inquitante.
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