Speriamo…

Da una trilogia sui social ad una trilogia di pietre miliari di vicende giudiziarie dimenticate e che fecero epoca.

#Daisocial

Terza ed ultima puntata della trilogia di pier luigi pinna @pierpi13. Un’immagine emblematica della “sicurezza” degli edifici nel Paese. Si perché da noi si ricordano della sicurezza solo appena dopo le catastrofi naturali (terremoti, tsunami, valanghe) e provocate dall’uomo (parte delle ultime, smottamenti da disboscamento, alluvioni frutto di cementificazioni selvagge e fuori controllo). “Passato lo Santo, passata la festa”, se ne parla e scrive sui media sempre meno, fino all’oblio, salvo quando ricorre l’anniversario, allora indossato il vestito di cerimonia il potente di turno (turni sempre più brevi e concentrati) va a rinnovare ai terremotati vari le solite promesse da marinaio. E molti cittadini, gli stessi che disertano le urne, disertano anche la cerimonia, con tanto di lapide da scoprire per commemorare quella e quell’altra vittima, che quando son finite si prendono in prestito dal paese vicino, maggiormente colpito.

E, se la memoria, insieme alla coscienza collettiva, è scarsa -sia quella degli eletti che degli elettori- non è tanto migliore la nostra, quella cioè degli operatori dell’informazione. Poco tempo fa servizi giornalistici sull’anniversario del disastro di San Giuliano di Puglia, che a dispetto del nome fa parte della provincia di Campobasso e conta poco meno di mille abitanti. Il 31 ottobre 2002 un terremoto (una scossa di magnitudo 5.7) fece crollare il tetto dell’unica scuola elementare la “Francesco Jovine” (in copertina): tragico bilancio, 28 morti, 27 piccoli alunni con la loro maestra .

E tutto sarebbe stato messo a tacere dopo un paio di commoventi commemorazioni funebri e qualche lapide scoperta ad orologeria, se non fosse stato per un magistrato coraggioso quanto pochi, quel Nicola Magrone, noto principalmente per aver caparbiamente riaperto il caso di Palmina Martinelli, la ragazza morta, bruciata viva in quel di Fasano (provincia di Brindisi) caso fatto riaprire contro tutto e tutti da Magrone, all’epoca sostituto procuratore, allo scopo di ridare dignità alla memoria della povera ragazzina arsa viva per aver rifiutato di prostituirsi, il cui delitto era stato liquidato come un assurdo suicidio, che però metteva a tacere il tutto e accontentava il perbenismo di un paese ipocrita, come tanti altri. Ebbene quello stesso Magrone, fino all’ultima consigliatura Sindaco indimenticabile di Modugno (paese limitrofo alla periferia di Bari), da procuratore della Repubblica di Campobasso, aprì il caso di San Giuliano di Puglia, rubricandolo come omicidio e strage colposa. Fra gli indagati Ministri dell’epoca a cominciare dalla Pubblica Istruzione, se ben ricordo la Protezione civile, le autorità comunali, e tutta la catena di chi avrebbe dovuto rendere sicura quella scuola ed omise di farlo provocando in tal modo quell’orribile strage. Non ho visto nessun Collega ricordare quell’indagine che fece epoca, negli annali di giurisprudenza, era forse il primo ed unico caso in cui un magistrato aveva osato toccare gli intoccabili.

Sarà il caso che i colleghi che si occupano della cronaca giudiziaria rispolverino alcuni casi del PM Magrone, a cominciare da quello che lo vide dire no a Bettino Craxi, presidente del Consiglio, e Claudio Martelli, Guardasigilli, per permettere ad alcuni lavoratori stranieri di essere curati e ricoverati al Policlinico di Bari e non trattati come criminali, che non erano. In quel caso nacque l’amicizia lunga ed intesa con don Tonino Bello, che lo supportò moralmente in quel frangente.

Da una colonna “incelofanata” (coniato un neologismo?) ed una trilogia sui social alla trilogia di vicende giudiziarie che fecero epoca e sono cadute nell’oblio pressoché collettivo.

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