Popizze e sgagliozze ed è Bari!

Uno finger food tutto barese, legato ai primi freddi e che, soprattutto parte dalla festività di san Nicola in poi. Un curioso uso passato dalle case alle strade.

Nonna Camilla

Quando le temperature scendono… le pentole sfrigolano!

In questi giorni, passando per i vicoli della città vecchia, si sente, dalle postazioni in cui le donne “indigene” si posizionano da anni, un buon odore, il calore e lo sfrigolio delle pentole in cui popizze o sgagliozze.

Sono semplici bocconcini di pasta o quadratini di polenta fritta, un finger food o street food nostrano che mette allegria e riscalda cuori e stomaco.

Una delle donne che friggono popizze e sgagliozze

La prima donna a friggere tra i vicoli è Giuseppina Amoretto, detta “Finella”. Un nome che deriva da Pinella e, per i suoi lineamenti fini, è diventata, quindi, Finella. E’ a questa donna che, dalla metà, degli anni 40, si deve il successo della polenta fritta.

E’ Finella che, armata di pentolone e olio bollente, si posiziona nei pressi dell’arco di San Pietro, per preparare e friggere sgagliozze e popizze.

Tante le donne che ne seguono l’esempio, friggere e vendere questi piccoli prodotti è una attività utile all’economia famigliare, soprattutto in momenti difficili. “Maria delle Sgagliozze”, “Nunzia dell’arco di San Nicola”, “Maria la pantofolaia”, Taresa la n’zvosa”, ecc… Tutte donne che hanno raccolto l’eredità di Finella, mancata nel 2004.

Finella il cui padre Umberto Amoretto detto u’ndrépede (l’intrepido) era un uomo che girovagava, con la famiglia, per l’Italia alla ricerca di un lavoro. Durante il secondo conflitto mondiale, Umberto con la moglie e i tre figli, tra i quali Finella, vive a Milano. Lì si consumava tanta polenta, un cibo nutriente, saporito e soprattutto economico. Poi a conflitto terminato, rientra a Bari, sistema la famiglia in un basso della città vecchia e, dopo poco, riprende a viaggiare.

La famiglia si deve “arrangiare” per poter andare avanti. E’ allora che a Finella viene l’idea di preparare e vendere quella polenta che aveva imparato ad apprezzare in Lombardia. Di fatto è lei che “inventato” le sgagliozze.

Popizze in frittura

Le popizze o pettole sono invece qualcosa in uso da sempre nelle famiglie meno abbienti, un impasto di acqua, farina e lievito, spesso sottratto al pane da portare al forno, semplicemente fritto in una padellina e poi salato o zuccherato, a seconda delle occasioni.

Gli ingredienti sono quindi semplicissimi: 500 g. di farina, 1 lievito di birra, 400 g. di acqua tiepida, un pizzico di sale ed uno di zucchero (per favorire la lievitazione).

Le popizze devono “ballare” nell’olio, rigirarsi, per pochissimi minuti

Preparazione: In una coppa amalgamate bene la farina con l’acqua ed il lievito, aggiungete un pochino di sale e di zucchero, ricaverete un impasto morbido. Copritelo e lasciate lievitare per almeno un’ora. Dopo la lievitazione, servendovi di un cucchiaio, friggete queste palline irregolari in abbondante olio per fritture per un paio di minuti, fate asciugare leggermente su carta assorbente e servite caldissime cosparse di sale o zucchero, a seconda dei gusti.

Una tira l’altra e spariscono in fretta!

Le Sgagliozze sono ancora più semplici da preparare.

Ingredenti: farina di mais ed acqua, un pizzico di sale.

Sgagliozze appena fritte

Preparazione: questa polenta, va preparata prima, va fatta riposare e una volta raffreddata e rassettata, va tagliata a fette e poi a quadrotti irregolari, quindi fritta, in abbondante olio, salata e…degustata!

Io per far prima acquisto, al supermercato, o la polenta rapida o quella già pronta in panetti, facile da affettate e da friggere molto rapidamente, salare e degustare in compagnia di tutta la famiglia o come apricena o pranzo, per amici e parenti.

“Scartucci” di Sgagliozze

Comunque, gustare Popizze e Sgagliozze percorrendo i vicoli della città antica di Bari, nei giorni freddi, non ha prezzo. E se poi…la mattina del 6 dicembre, volete recarvi in Basilica, seguire i riti, o semplicemente salutare il Santo Vescovo, poi potrete, gustare la cioccolata calda offerta all’esterno accompagnandola con uno “scartuccio” (cartuccio o cono) di popizze e sgagliozze. Vi assicuro che si tratta di un piccolo rito che riscalda il corpo, ma anche l’anima, infonde serenità.

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