Mondo di mezzo: condannati a nuove pene Buzzi e Carminati.

Non ci saranno stati reati di stampo mafioso, come ha detto la Cassazione, ma comunque non erano noccioline.

GP

Il padrone assoluto delle cooperative romane Salvatore Buzzi è stato condannato a 12 anni e 10 mesi di reclusione, il suo socio d’affari, l’ex Nar Massimo Carminati, a 10 anni (i due in foto di copertina).

Lo ha deciso la prima sezione della Corte di Appello di Roma. Si chiude così il processo che. dopo la decisione della Cassazione di non ritenere sussistere l’aggravante “dei delitti di stampo mafioso”, ma che si sia trattato di semplice associazione a delinquere, ha richiesto un nuovo processo di appello per la rideterminazione delle pene nei confronti di una ventina d’imputati.

Per i due principali protagonisti di quel fenomeno triste di delinquenza organizzata che caratterizzo gli appalti romani di un’epoca e che ha assunto la denominazione di “mondo di mezzo” dopo che “mafia capitale” era stata di fatto decapitata anche come denominazione dalla Cassazione, in una botta di rigorismo formale in ordine ai delitti di stampo mafioso non più corrispondente, in realtà, all’evoluzione del fenomeno mafioso nella società.

Per gli altri imputati le pene sono state così rideterminate: l’ex consigliere regionale Luca Gramazio una pena definitiva a 5 anni e 6 mesi,  Franco Panzironi 3 anni e 6 mesi,  Riccardo Brugia 6 anni,  Fabrizio Franco Testa 5 anni e 6 mesi, Matteo Calvio 5 anni e 7 mesi, Paolo Di Ninno 3 anni 8 mesi e 10 giorni, Alessandra Garrone (moglie di Buzzi) 2 anni 9 mesi e 10 giorni e Claudio Caldarelli 4 anni e 5 mesi. Tredici imputati hanno ottenuto di concordare la pena.

Nel precedente processo di appello celebrato a settembre del 2018, Massimo Carminati era stato condannato a 14 anni e mezzo e a Salvatore Buzzi erano stati inflitti 18 anni e 4 mesi.

Per Cesare Placanica difensore di Massimo Carminati che ha già scontato 5 anni e 7 mesi di carcere preventivo: “Con questa sentenza il mio assistito è sotto il limite che consente una misura alternativa e quindi potrebbe non tornare più in carcere”.

Salvatore Buzzi, afferma invece di voler nuovamente ricorrere in Cassazione: “E’ stata una condanna molto piu’ dura di quanto ci aspettavamo perché la Corte ha considerato più grave il reato di associazione a delinquere semplice. Il pg aveva chiesto 12 anni e 8 mesi. Faremo ricorso nuovamente in Cassazione. Comunque meglio dei 18 anni della volta scorsa “.

Era presente la sindaca di Roma Virginia Raggi. Questo il suo commento:” Mafia Capitale è stato uno dei capitoli più bui della storia della nostra capitale: sono stati calpestati i diritti dei cittadini e questo è stato riconosciuto. Io credo sia fondamentale il lavoro di ricostruzione che stiamo facendo. Un lavoro che parte dalla ricostruzione delle macerie, fatto di bilanci puliti e regolari, appalti legali e trasparenza. I cittadini romani meritano questo. E io lo so, sono scomoda perché porto avanti questo percorso. Però non si può assolutamente tornare indietro. Dobbiamo garantire a Roma queste condizioni di legalità, trasparenza e regolarità. Veramente i romani lo meritano”.

Oggi la chiudiamo qui con l’informazione della sentenza della Corte di Appello di Roma, commentando solo che mi è piaciuto ascoltare da Virginia Raggi disotterata la definizione “Mafia Capitale”. In ordine a come siano mutati nel tempo gli interessi ed i metodi dell’attività mafiosa sarà opportuno trattare l’argomento in separata sede, magari ridiscutendo la decisione della Cassazione che almeno a prima vista sembra ancorata ad una visione di una mafia che non c’è più e dove c’è ancora è marginale, fatta di coppole, lupare e baciamani.

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