Ischgl, Austria:”ground zero” del coronavirus in Europa

Ischgl è per i media l’origine della diffusione del virus in Europa. Certe, come si dimostra nell’articolo, le inefficienze e le omertà austriache.

Lidia Petrescu

I media, salvo errori e/o omissioni lo hanno definito il “ground zero” del covid-19 in Europa. Parliamo, anzi scriviamo, di Ischgl, nel Tirolo austriaco, località sciistica, soprannominata l’Ibiza delle Alpi. In breve tempo più che un focolaio è divenuta un gigantesco incubatore, dove si lamentano oltre 10mila persone infettate.

Tutto ha inizio il 3 marzo allorché tra gli sciatori islandesi in vacanza nel Ticino, compaiono i primi sintomi di Covid-19. Passano due giorni e l’Islanda inserisce Ischgl nella località a rischio dandone notizia alle autorità austriache. Altri due giorni ed il 7 marzo si registra il primo caso tra il personale di un bar accorsatissimo. I turisti vengono tenuti all’oscuro di tutto fino al 12 marzo, data in cui viene disposto la chiusura delle strutture ricettive e si scoprono gli altarini. .

Il giorno successivo, sono trascorsi 10 giorni a vuoto, viene disposto dal governo federale la quarantena per la popolazione dell’area. Si scatena il panico fra i vacanzieri. Alcuni di questi, ancora con gli scarponi da sci ai piedi, rientrare precipitosamente nei Paesi d’origine. Nella maggior parte sono tedeschi.

Mezzo mondo conosce gli errori che sono stati fatti qui nella gestione della crisi“, afferma il socialdemocratico Georg Dornauer, che chiedere le dimissioni del governo di Günther Platter, sostenuto dal cancelliere Sebastian Kurz.

L’esecutivo sta invece ridisegnando il suo sistema sanitario, con a capo della task force anti-coronavirus Elmar Rizzoli.

Ma una commissione indipendente d’inchiesta, presieduta da Ronald Rohrer, inchioda i vertici locali e federali alle loro responsabilità.

Un’associazione austriaca per la protezione dei consumatori (VSV) sta avviando una class action contro il governo austriaco. Vi hanno aderito oltre mille persone.

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