Il gatto Giorgio
A volte gli animali entrano nelle famiglie come e più di parenti ed anche dopo il loro ricordo non ci lascerà mai.
Maria Catalano Fiore
Tutti più o meno abbiamo avuto a che fare con animali domestici, soprattutto cani o gatti, sia in casa, che fuori. Ci sono quelli che crescono in casa viziati come principini; ci sono i poveri randagi spesso maltrattati…. Io ho sempre avuto animalucci in casa; nonostante le urla di mia madre, mio padre portava sempre qualche randagio raccattato in giro, gattino, uccellini, ecc…un anno portò addirittura un riccio, trovato sperduto sui binari della ferrovia! Lui tutto fiero trovò un cartone e lo portò a noi, a me e alla mia sorellina. Che gioia poterlo raccontare a scuola, lo portammo persino in classe un giorno. Era pacifico e tanto carino, quando voleva, si apriva e si faceva accarezzare la sua pancetta rosa, si cibava di lattuga e poco altro. Però non era un animale domestico e quindi dopo il periodo invernale, lo portammo in una fattoria di conoscenti per liberarlo. Quanto abbiamo pianto!
Poi tra vari traslochi, non ci abbiamo più pensato. Ed è arrivato GIORGIO!
Non era destinato a noi, ma poi… La nostra vicina di pianerottolo, aveva 5 figli maschi, abbastanza cresciuti, bravi ragazzi, ora nonni, con i quali però abbiamo sempre mantenuto ottimi rapporti. Eravamo le loro sorelline piccole e molto combina guai. Un anno, più o meno inizio anno scolastico, il maggiore dei figli, Giorgio, militare di carriera a Portogruaro, in licenza, pensò di portare alla mamma un gattino piccolissimo, per compagnia. Il regalo fu poco gradito e l’ignaro gattino nero, con due occhioni stupendi, trovò rifugio tra le nostre braccia con poca soddisfazione di mia madre. Soprattutto per i suoi bisognini, poco graditi. Bisognava trovare una soluzione, ma come? Abbandonarlo mai e poi mai, cederlo? Noooo!

La soluzione c’era! Portarlo in Paese da mia zia Melina”Signorina” che amava molto tutti gli animali, noi potevamo vederlo praticamente sempre. Ma Come? Tra qualche tempo sarebbe stato Natale e noi generalmente andavamo a trascorrerlo dai nonni da prima di Natale sin dopo l’Epifania. Non avevamo ancora la macchina e ci servivamo della “Littorina” la cosiddetta Bari-Matera-Potenza per raggiungere Vaglio Basilicata, il nostro paese di origine. Ci eravamo abituate sin da piccole. Io ero il capo spedizione, poi una recalcitrante sorellina, due valigie, mangiadischi e ovviamente portadischi (li ricordate di plastica tipo valigetta, del colore intonato al mangiadischi Geloso?). Mio padre ci accompagnava in stazione, ore 6.30, e parlava con il macchinista ed il controllore, ormai ci conoscevano e ci facevano occupare i primi posti, per tenerci sotto controllo e ci davano una mano con le valigie, ma noi non dovevamo scendere ne alla stazione di Vaglio Basilicata, posizionata, allora, nel niente, con nessun mezzo che portava in paese distante una decina di km. Era meglio scendere presso la Stazione di Acerenza, anche questa in campagna, ma abitata dal capostazione e famiglia. Li potevamo sostare un’oretta, magari un po’ d’acqua e un panino portato da casa, ed aspettare il “Postale” l’Autobus che ci portava in paese. Finalmente, verso mezzogiorno eravamo a casa dei nonni, mezze morte, ma giunte a destinazione. Parità di tempo di viaggio come Bari-Londra o Bari-New York, all’epoca. Quindi decidemmo di rinunciare al mangiadischi per un nuovo fardello. All’epoca anche il trenino, o littorina, si fermava a raccogliere contadini e animali per le campagne, ceste con galline, capre, un agnellino ecc….anche se virtualmente non era consentito. Comunque papà preparò un bel cartone doppio di biscotti Colussi, ritagliò tanti buchini per farlo respirare e mise un po di sabbietta da lettiera sul fondo al povero passeggero Giorgio.Tutto incartato da vari fogli di Gazzetta del Mezzogiorno molto utile, legata con due giri di spago e mille raccomandazioni.“Tenetelo sotto controllo, non lo fate miagolare, state attente!”. Il giorno 23 Dicembre partimmo, da Altamura in poi neve! Un freddo, Con quell’olezzo di animali e persone bisognava per forza tenere i finestrini un poco aperti, riscaldamento non contemplato. Poco dopo Gravina ci siamo fermati presso una stazione disabitata, c’era da aspettare uno scarto di binari, chi voleva poteva scendere e sgranchirsi le gambe. Bene, nel trambusto di gente che saliva e scendeva, io sollevai il cartone, che tenevo amorevolmente sotto controllo. Era troppo leggero, Giorgio,il fetente, approfittando di averlo inzuppato di pipì, aveva allargato un buco ed era sceso! Mio Dio, disperata di corsa dal macchinista, dal controllore , dagli altri passeggeri a chiedere se per caso avevano visto un gatto nero vagare. Chi si segnava, chi santiava, mia sorella piangeva, ecc…comunque il macchinista prese in mano la situazione “Popolo date tutti un’occhiata in giro! se non è sulla littorina è qui vicino, con la neve abbastanza alta non può andare lontano e poi è nero lo vedremo tutti! “prima dentro, poi fuori tutti alla ricerca di Giorgio!. Finalmente lo ritrovai, si era nascosto dietro il water del bagno più disastrato che abbia mai visto, unico posto dove la neve non c’era, era intelligente il gatto discolo! E quindi tra un sospiro generale riprendemmo il viaggio, accellerando persino la littorina (generalmente definita calabro-lumaca), correvamo il pericolo di perdere il “Postale”- Autobus per Vaglio!

Comunque si nota che era un bel gattone, tranquillo in casa, usciva per i suoi bisognini ad orario, rincasava e prendeva posto su una sedia posta difronte al camino, sulla quale zia melina aveva cucito un cuscino e ricamato la G di Giorgio. Era il suo posto! I miei nonni avevano i loro posti laterali, noi più al centro. Se arrivava qualche ospite, non era permesso sedersi sulla sedia di Giorgio “Sai potresti riempirti di peli….” Giorgio era pulitissimo lavato e spazzolato continuamente! però…..era il suo posto! Poteva protestare ed anche graffiare, se qualcuno lo “sfrattava”. Solo a me era concesso l’uso di quella sedia, io generalmente mi portavo un libro, lui si accucciava tra me e il libro e mi seguiva per girare le pagine con la zampina. Era unico! Se disegnavo era attaccato a me con una zampa a reggere il foglio, mi seguiva dappertutto.
Come gatto era un grande cacciatore di topi, tutti i vicini, di tanto in tanto, lo portavano una sera a casa loro, e lui, bravo ed educato, al mattino faceva trovare i malcapitati sulla soglia della porta. Non li mangiava certo! Pranzava con noi, qualunque cosa, anche verdure e legumi, zia aveva sistemato una sua ciotola e lui aspettava calmo (anche se veniva servito per primo) ma cosa aspettava, innanzi tutto che si raffreddasse e poi: una buona spolverata di pecorino grattugiato di fresco!
La sera, in inverno, le camere da letto erano fredde, nonna preparava le Borse per l’acqua calda, se non c’erano i miei genitori, ci faceva dormire nel letto matrimoniale, per stare più calde, ma lui quatto quatto, partendo dai piedi del letto, risaliva piano piano per mettersi in braccio, come era caldo! Che tepore e quel ronfare beato come era piacevole! La mattina dopo doveva sorbirsi i rimproveri di zia Melina, prima della ciotola di latte caldo, con lo zucchero e una spolverata di cacao come il nostro.
Era anche un gran dongiovanni, belloccio e aitante com’era. A Vaglio, tutti evitavano gatti neri, ma in poco tempo tutto il paese era pieno di gatti neri che gli somigliavano moltissimo, per forma della testa e colore degli occhi, ma……che si può fare contro la natura?
Per mia zia era diventato più di un figlio, si volevano un gran bene, ma progressivamente invecchiavano insieme, Giorgio un po più velocemente, stava raggiungendo i quasi 18 anni di vita, era pigro, indolente, dormiva di più, usciva meno. Cosa si poteva fare, un po di vitamine, qualche coccola in più, ma poi…...Anche lui si accorgeva di questo soprattutto negli ultimi giorni, stava più tempo fuori, strano, poi una sera non è rientrato. Eravamo tutti disperati. Io ero a Bari, ormai lavoravo e avevo famiglia, Zia Melina ed Emilia (che doveva sposarsi dopo qualche mese) si sono battute tutte le campagne intorno al paese, tutti i posti dove poteva rifugiarsi, ma niente. Volantini, offerta di una ricompensa, segnalazioni, volevamo sapere cosa fosse successo, ma niente, non abbiamo mai trovato neppure i resti…..forse qualche animale selvatico, forse aveva trovato lui un posticino. Comunque, dal suo comportamento aveva capito di essere agli sgoccioli e si voleva allontanare senza farci soffrire. Abbiamo sofferto e soffriamo ancora adesso per Giorgio, ma è la vita, anche la nostra famiglia è andata decimandosi, lo scorso Agosto anche zia Melina ci ha lasciati….è la regola della vita per gli umani e per gli animali, ma fa male ugualmente.
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