Il fuoco di Notre-Dame

Il rogo di un simbolo nazionale, come Notre Dame, sancisce che la vera epoca buia non è il Medioevo ma proprio la contemporaneità.

Maria Catalano Fiore

Il 15 aprile 2019 Notre-Dame, cuore della Francia, brucia. Quel rogo di un simbolo nazionale ricorda all’Europa, ma non solo, che la vera epoca buia non è il Medioevo, da sempre considerato tale, ma è proprio la nostra età contemporanea. La Cattedrale Gotica, costruita dal 1163 in poi, non è solo il simbolo di Parigi, insieme alla Torre Eiffel, ma di tutta la Francia, nonché di un passato che si sgretola.

La costruzione di questa imponente cattedrale, terminata nel 1250, ha subìto, infatti, come tutte le grandi cattedrali, notevoli rimaneggiamenti ed ampliamenti nel corso dei secoli, come l’aggiunta di decorazioni, nei periodi del Rinascimento e poi in età Barocca, e la costruzione lungo le sue navate di molti monumenti funebri di grandi personaggi.

Notre-Dame è sempre stata una sorta di organismo vivente, mutevole nei secoli, soprattutto a causa dei diversi eventi storici che ha vissuto sulla sua pelle. La devastazione durante la Rivoluzione francese, l’incoronazione di Napoleone e poi il restauro della seconda metà dell’800, eseguito anche grazie all’attenzione che Victor Hugo riportò su questo antico monumento. Ne fa testo, nella sua opera Notre-Dame de Paris, la descrizione dettagliata dell’incendio. Notre-Dame è stata Rappresentata in migliaia di immagini in tutte le epoche storiche, le più suggestive, forse, quelle degli impressionisti come Monet. Ma la superficialità umana ha consegnato alle fiamme questo simbolo.

Il procuratore Rèmy Heiz è sicuro che si sia trattato di un incidente, un focolaio partito al livello del cantiere di restauro, dove si stavano appena allestendo i ponteggi. Un’ipotesi plausibile, considerando le varie saldature e che il fuoco potrebbe aver covato anche per ore, tra le querce delle capriate trecentesche, prima di esplodere sulla copertura. Un sistema di allarme più sensibile ed adeguato, avrebbe potuto sicuramente prevenire il disastro e permettere più immediati interventi di soccorso. Fortunatamente, tutta la parte più antica della cattedrale, comprendente la facciata e i portali gotici, non è stata danneggiata. Molto peggio è andata alla copertura, realizzata a metà ‘800 da Eugéne Violet-le-Duc. Il crollo della guglia infuocata, del tetto e i danni all’intera navata centrale rappresentano una ferita profonda per la storia dell’arte neogotica.

Va anche ricordato che il destino della cattedrale di Parigi è strettamente legato all’Italia. Non solo fu il papa italiano Alessandro III a posarne la prima pietra nel 1163, ma sono italiani anche i suoi due capolavori più importanti, che hanno rischiato nel recente incendio la distruzione: una pala raffigurante San Giobbe, dipinta da Guido Reni, e una pala di Ludovico Carracci, raffigurante San Bernardino da Siena che salva la città di Carpi. Sono entrambi maestri bolognesi del XVII secolo le cui opere, miracolosamente sopravvissute alle fiamme, necessitano, peraltro, di accurati restauri.

Il disastro di Notre-Dame s’inserisce in un quadro particolarmente buio e controverso: in Francia dal 2018 in poi gli atti vandalici contro le chiese cristiane sono aumentati considerevolmente. In una sola settimana ben cinque chiese sono state volontariamente danneggiate. Un ritorno agli scempi perpetrati durante la Rivoluzione francese quando, nella stessa NotreDame, tutti gli oggetti preziosi vennero fusi e tutte le statue della facciata, della Galleria dei Re e dei portali, distrutte. Henri de Sait-Simon, fu, addirittura, in procinto di acquistarla per raderla al suolo. Nel maggio 2013 Notre-Dame ospitò il suicidio rituale di Dominique Venner, storico francese e “ultimo samurai d’Occidente”. Ai posteri consegnò un testamento spirituale che sembra presagire la rovina della Francia e dell’Europa. Certo non è facile smentire Venner in questo momento in cui terrorismo, criminalità, disoccupazione, pandemia, stanno dilaniando la Francia, l’Europa, il mondo. Non è speculazione politica, anche se potrebbe apparire tale, ma che tali sventure stiano subendo un’accelerazione in questi tempi di governi europei allo sbando è un fatto. Dal 1901 Notre-Dame de Paris è un bene dello stato francese e non più del Vaticano. Stato che, comunque, ha stanziato poco, non è stato troppo presente e si è affidato, piuttosto, alle sottoscrizioni internazionali.

Inevitabili e numerose, le teorie complottiste. Tuttavia, esistono due richiami storici altamente profetici. Nel 1831 Victor Hugo scrisse così nel suo Notre-Dame de Paris: “In cima alla galleria più elevata, più in alto del rosone centrale, c’era una grande fiamma che montava tra i due campanili…” .Ma ancora prima una quartina di Nostradamus recita: “La testa di Ariete, Giove e Saturno, Dio eterno, quali cambiamenti ci aspettano? Dopo un lungo secolo il male ritornerà. Francia e Italia, quali emozioni subirete?” ed altri segni astrali premonitori vengono segnalati.

Ad oggi, i lavori, piuttosto lunghi e problematici, sono in corso e tutti attendono una loro conclusione. Oltre al simbolo, non dimentichiamo che la cattedrale rappresentava, per Parigi, un grosso introito da parte di turisti nazionali e stranieri, tra gadget, foto, pubblicazioni, visite guidate. Sorte di tutti i grandi monumenti, fare cassa…