Ho sceso dantoti il braccio

Non ho confuso l’essere con l’avere, no è il titolo di versi di Eugenio Montale, Premio Nobel per la letteratura, usare il verbo avere ” Ho sceso…” e non essere “Sono sceso….” rafforza un suo sentimento, uno stato d’animo

Maria Catalano Fiore

versi di Eugenio Montale

Un titolo forse sgrammaticato, pesante, versi bellissimi che rispecchiano in pieno la poetica del grande Eugenio Montale.

Eugenio Montale (1896-1981), insignito, nel 1975, del “Premio Nobel per la Letteratura”. Il poeta delle semplici cose che riesce a trasformare, a descrivere, il “male di vivere” in parole quotidiane, in un linguaggio di speranza.

Poeta, ma anche bravo pittore, in una mostra tempo fa, alcuni dei suoi tanti lavori. Per Montale dipingere, come scrivere, sono passioni, sceglie poveri materiali casuali, fondi di caffè, dentifricio, rosso per labbra, invece di usare delle tele, usa cartone ondulato, taccuini o fogli occasionali.

Versi senza dubbio dedicati ad una donna, ma quale? La sua biografia è abbastanza intricata. Un aspetto, che ovviamente, non rientra nel suo studio o conoscenza, è il suo rapporto con le donne.

Montale nasce a Genova, in una famiglia medio borghese, ultimo di sei figli. Non gode di ottima salute, i genitori, non reputandolo adatto alle fatiche di studi umanistici, lo avviano alla carriera di ragioniere; si diploma, però ama e preferisce la letteratura. Nel 1925 pubblica la sua prima raccolta poetica “Ossi di seppia” ed aderisce al “Manifesto degli intellettuali antifascisti” di Benedetto Croce (1866-1952). E’ un antifascista snob, nel 1927 è a Firenze come redattore della casa editrice Benporad. Nel 1927, stranamente, è selezionato dal potestà Paolo Emilio Pavolini (1864-1942) letterato accorsato, per un incarico importante, con alterne vicende. Sicuramente una delle figure letterarie più complesse del 900.

Eugenio Montale in un suo autoritratto, acquerelli e pastelli, datato 1952

La vita di Eugenio Montale è costellata di donne a partire dalla sorella Margherita, che lo coinvolge nelle sue lezioni universitarie di Letteratura italiana, fino alle sue numerose ed importanti, relazioni. Tra il 1919 ed il 1923 Anna degli Uberti (1904-1959) “Annetta”, una delle sue più amate muse inspiratrici. Nel 1924 il poeta si innamora di una donna sposata, di origine peruviana, Paola “Edda” Nicoli “la straniera”. Edda è una affascinante attrice e pianista.

Nel 1929 è ospite, a Firenze, in casa di Drusilla Tanzi (1885-1963), già conosciuta nel 1927, scrittrice, più grande di lui, e di suo marito, lo storico e critico d’arte Matteo Marangoni (1876-1958). Montale ne subisce il fascino e il carisma. “Ho sceso dandoti il braccio”, pare sia dedicata a lei, alla sua “Mosca”, chiamata così per la sua forte miopia. Era lei, comunque la compagna della sua vita, ne condivideva le difficoltà e, rimasto solo, ne sentirà la mancanza.

Un rapporto molto complicato, infatti, nel 1923 conosce, sempre a Firenze, l’americana Irma Brandeis (1905-1990) critica letteraria e accademica statunitense, la sua “Clizia”, con cui intraprende, prima una fitta corrispondenza, poi un’altra complicata storia d’amore. Irma è ebrea, nel 1938 rientra in America. Nel 1939, Montale, comincia la convivenza con Drusilla, e un’altra storia con una studentessa. Molti studiosi si sono divertiti nel tentativo di ricostruire le sue intricate vicende sentimentali.

Nel 1949 comincia, grosso modo, anche una storia molto particolare con la poetessa Maria Luisa Spaziani (1922-2014), i loro nomignoli, in privato, erano: Volpe e Orso. Una storia ed un sodalizio intellettuale molto intensi, nonostante il divario di età. La statura letteraria della Spaziani è indubbia, anche lei candidata, per ben tre volte al “Premio Nobel per la Letteratura” nel 1990, 1992 e 1997. Il cospicuo epistolario tra lei e Montale è stato ceduto al “Fondo Manoscritti d’autori moderni e contemporanei” presso l’Università di Pavia. Non è stato ancora reso noto.

Eugenio Montale e due fra le sue importanti donne.

Nel 1948, Montale, si trasferisce a Milano, diventa redattore de “Il Corriere della Sera” si occupa di arte e cultura, anche musicale, è un abitué del “Teatro alla Scala”. Collabora con altre testate e scrive reportage culturali.

Il 30 luglio 1963, presso Firenze, sposa la sua convivente dal 1939, Drusilla Tanzi, vedova del Marangoni dal 1958. La poveretta si frattura un femore e muore poco tempo dopo.

Importante la presenza di Margherita Dalmati (1921-2009), poetessa e musicista greca, appunto, “la greca” la sua ultima Musa. Notevole il loro epistolario pubblicato, postumo, dalla stessa Dalmati.

Nella vita di Montale, assistito sino all’ultimo periodo, c’è Virginia, Gina Tiossi, non solo una semplice governante, sia per lui che per Drusilla. Gina gli dedica tutta la vita, muore in povertà, costretta a vendere i vari regali di Montale, tra cui molti suoi quadri e manoscritti rari.

Quasi tutte le figure femminili dei versi di Montale corrispondono a figure reali.

Interessante i testi di Annalisa Cima e Cesare Segre: “Le relazioni di Montale” BUR. Mi, 1977 e di Alessandra Cenni: “Un misterioso richiamo. Le lettere inedite di Eugenio Montale a Margherita Dalmati” (1956-1974)

“Ho sceso dandoti il braccio”, scusatemi, mi fa rivivere una odierna situazione, un momento e degli aspetti di un borgo a me molto caro.

Scalette a Vaglio Basilicata (Pz) un complicato dedalo di vicoli montani che raccordano le strade principali, in un impianto altomedioevale a “spina di pesce”

HO SCESO DANDOTI IL BRACCIO

“Ho sceso dandoti il braccio,

almeno un milione di scale

ed ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tutt’ora, né più mi occorrono

le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perché con quattr’occhi, forse, si vede di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue”:

Eugenio Montale

Una dichiarazione di amore infinito, Drusilla ed Eugenio Montale sono tumulati insieme nel Cimitero monumentale del Verano, a Roma.

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