Giosuè Carducci: San Martino

Undici Novembre: San Martino, ed in noi riecheggiano quei versi imparati e recitati anno dopo anno. San Martino di Giosuè Carducci, e le tante raffigurazioni che rappresentano il suo grande gesto misericordioso.

Maria Catalano Fiore

Giosuè Carducci (1865-1907) un grande letterato italiano, ormai quasi rimosso da manuali e docenti della nuova epoca scolastica, ma impresso nelle nostre menti per il suo “San Martino”.

Carducci, compone questi versi, in un pomeriggio, nel 1893, dopo aver letto due poesie del noto patriota italiano, ottocentesco, Ippolito Nievo (1831-1861) dai contenuti e dalla metrica simili. Carducci, all’epoca, vive il suo periodo di maggior gloria: molto famoso in epoca umbertina, dal 1890 è senatore del Regno d’Italia, nel 1904 riceve il Premio Nobel per la Letteratura a soli 39 anni. Muore tre anni dopo.

Giosuè Carducci in un ritratto di Alessandro Milesi 1903

Nei ritratti pittorici, nelle foto, Carducci è un vecchio burbero: Nel dipinto del ritrattista veneziano Alessandro Milesi (1856-1945), del 1903, il poeta ha solo 39 anni, muore a 42.

Per noi, San Martino, offre ancora versi classici, vividi nella nostra memoria, una poesia che conserva il ritmo di una filastrocca:

SAN MARTINO

La nebbia agli irti colli

piovigginando sale,

e sotto il maestrale

urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo

dal ribollir de’ tini

va l’aspro odor de i vini

l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi

lo spiedo scoppiettando:

sta il cacciator fischiando

su l’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi

stormi di uccelli neri,

com’esuli pensieri,

nel vespero migrar.

Senza dubbio versi molto belli, e celebri, che compaiono nel terzo libro della sua più completa ed organica raccolta poetica, le “Rime nuove”.

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