Francesco II di Borbone delle Due Sicilie verso la beatificazione

Per Francesco II di Borbone, ultimo re delle Due Sicilie, è imminente l’apertura del processo di beatificazione.

Rocco Michele Renna

L’ annuncio è stato dato dal Cardinale Crescenzio Sepe nella sessione pubblica del Tribunale diocesano per le Cause dei Santi. La notizia dell’apertura del processo di beatificazione viene salutata con soddisfazione dalla “Fondazione Francesco II delle Due Sicilie”, che ha collaborato alla raccolta di documenti e testimonianze sull’ ultimo sovrano borbonico.

Cardinale Crescenzio Sepe

Ha detto il Card. Sepe: “Nella prossima riunione i Vescovi della Campania presenteranno due nuovi candidati alla santità, tra loro c’ è un re, Francesco II”. La riunione della Conferenza dei Vescovi della Campania è prevista il 16 Dicembre.

E’ una figura che può insegnare molto sul rapporto con la sofferenza e la povertà”, dice Don Luciano Rotolo “da riscoprire senza il pregiudizio ideologico, che parla anche alla politica con la sua onestà e la sua rettitudine”.

Don Luciano Rotolo

Dice il presidente del Movimento Neoborbonico, Gennaro De Crescenzo: “Una Messa solenne per re Francesco II, si terrà anche quest’ anno a Napoli, il 27 dicembre. Si distingueva per la sua profonda religiosità, per le tante azioni caritatevoli e per l’amore verso i Popoli delle Due Sicilie, testimoniato fino alla fine nella generosa difesa di Gaeta”.

Prof. Gennaro De Crescenzo

Chi era l’ultimo re delle Due Sicilie, soprannominato “Franceschiello” (come si usava e si usa ancora al sud Italia, dove, oltre al nome e cognome, viene affibbiato un soprannome di discendenza familiare, per il lavoro che la persona fa per vivere o per il suo modus vivendi, ma questa è un’altra storia che vi racconteremo più in là), soprannome bonario della popolazione a lui fedele e allo stesso modo come dispregiativo usato dalla parte fedele ai sabaudi, perché lo ritenevano un “inetto”. Figlio di Maria Cristina di Savoia (beatificata nel 2014) e di Ferdinando II di Borbone, Francesco nacque a Napoli il 16 gennaio 1836. Ebbe un’educazione non improntata allo stile militare, ma fortemente religiosa.

Francesco II di Borbone

Ferdinando II gli scelse come moglie Maria Sofia di Baviera, figlia del Duca Massimiliano, dalla quale ebbe una figlia durante l’esilio, Maria Cristina. Maria Sofia di Baviera era la sorella di Elisabetta (Sissi), la moglie dell’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe.

Maria Sofia di Wittelsbach

I primi tempi a Corte non furono facili per Maria Sofia, destinata a non intendersi con la Regina; ma aveva al contrario tutta la simpatia del Re Ferdinando II, che le era sinceramente affezionato. Il problema fu che proprio con il suo arrivo a Napoli iniziò la malattia che condusse Ferdinando II alla morte.

L’elevazione al Trono di Francesco e Maria Sofia rese ancor più critici i rapporti con la Regina madre; ma ormai ben altri problemi si stavano preparando all’orizzonte, e Maria Sofia saprà dimostrarsi Regina forte e coraggiosa, come poche altre nella storia nei tragici giorni della loro vita, una donna eccezionale, mai più dimenticata dai sudditi ed ammirata in tutta Europa (morirà nel 1925).

Un anno dopo la morte del padre Ferdinando II, a ventitré anni, Francesco II salì al trono. Concesse amnistie, promosse organizzazioni culturali e rinnovò le infrastrutture, ma gli venne imputata dagli avversari politici una certa debolezza di carattere.

Francesco II è l’ultimo Sovrano a regnare sulle Due Sicilie; è sotto il suo regno che avviene l’invasione delle Due Sicilie da parte prima dei garibaldini e poi dell’esercito sabaudo, e quindi l’annessione al neonato Regno d’Italia. Il tutto solo un anno dopo la morte di Ferdinando II, avvenuta quando questi aveva solo 48 anni, mentre Francesco si è trovato inaspettatamente sul Trono alla giovane età di 23 anni.

Certamente non possedeva la forza di carattere del padre, né, come è ovvio, l’esperienza politica, ma era uomo ricco di bontà e umanità, uomo di profonda fede e senso del dovere verso i sudditi, e specie verso i bisognosi. Univa alla capacità riformatrice dei suoi antenati, ed ancor più di questi un profondo senso dei doveri religiosi, il che in effetti lo rendeva il migliore dei sovrani per i suoi sudditi.

Nel frattempo i ribelli già lo accusavano di voler far gravare il peso delle sue riforme sui poveri. In realtà il giovane sovrano dava ordine di distribuire a prezzo ridottissimo intere partite di grano estero alle popolazioni, nonostante la perdita economica da parte del governo.

Il 1° marzo 1860 prescrisse a tutti i fondi la servitù degli acquedotti, ed evitando così gli impaludamenti, favorì l’irrigazione dei campi e quindi la salute pubblica; dispose poi il disseccamento del Lago del Fucino, fece continuare il raddrizzamento del fiume Sarno scavando un canale navigabile, ordinò che si continuassero i lavori di bonifica nelle paludi napoletane e lo sgombro delle foci del Sebeto. Tutto questo in un anno.

Con l’incalzare degli eventi, dovette occuparsi di affrontare l’invasione del Regno. Eppure, già in così poco tempo poté fornire qualche minima dimostrazione di cosa sarebbe stato il suo regno, qualora gli fosse stato concesso di governare serenamente come ai suoi antenati.

Durante la battaglia del Volturno, ma anche durante l’assedio di Gaeta, il giovane sovrano napoletano ordinò ai suoi soldati di rimandare indietro i prigionieri piemontesi e garibaldini, strappandoli ad una prevedibile “vendetta” (la convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra non esisteva ancora) dei suoi soldati napoletani esasperati dal continuo tradimento di ministri e generali che defezionavano in massa precipitandosi nel campo nemico e vendendosi a questi.

Dopo la caduta del Regno fu ospite di Pio IX (che ricambiava in tal maniera l’ospitalità ricevuta da Ferdinando II nel 1848-1850) prima al Quirinale poi a Palazzo Farnese, fino al 1870. Per la pazienza e l’abnegazione con la quale aveva sopportato la sconfitta militare, la perdita del Trono e le tragedie familiari, come la morte dell’unica figlia Maria Cristina Pia, il Papa lo ribattezzò “il Piccolo Giobbe”.

Lasciando Napoli, Francesco II emanò un proclama, l’8 dicembre 1860, di cui riportiamo alcune frasi: “Ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori d’un bombardamento, come quelli che hanno avuto luogo più tardi in Capua ed Ancona.

Ho creduto di buona fede che il Re del Piemonte, che si diceva mio fratello, mio amico, che mi protestava disapprovare la invasione di Garibaldi, che negoziava col mio governo un’alleanza intima per veri interessi d’Italia, non avrebbe rotto tutti i patti e fatte violare tutte le leggi, per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi né dichiarazioni di guerra. Se questi erano i miei torti, preferisco le mie sventure ai trionfi dei miei avversari” [In: “Gazzetta di Gaeta”, 9 dicembre 1860, n° 21, p. 1.]

Nel 1862, ormai esule a Roma, inviò una grossa somma ai napoletani vittime di una forte eruzione del Vesuvio. Fu re per poco più di due anni, accettando l’esilio insieme a Maria Sofia, morì, ad Arco presso Trento, dove si trovava in viaggio.

Privati dei loro beni personali dai Savoia (erano stati sequestrati senza alcun diritto né giustificazione da Garibaldi, non solo i beni immobili, ma anche quelli mobili, che Francesco non aveva voluto portare con sé), essi dovettero spostarsi spesso, vissero per molto tempo a Parigi e di tanto in tanto in Baviera nelle tenute della famiglia di Maria Sofia, conducendo vita serena e modesta.

In uno di questi viaggi, nel 1894, in pace con Dio, con il prossimo e quindi con la propria coscienza, Francesco II si spegneva ad Arco di Trento il 27 dicembre 1894 dove si faceva chiamare “signor Fabiani” per discrezione e riservatezza. Lui è il re che faceva salvare i nemici feriti nel fiume Volturno mentre il re sabaudo avrebbe bombardato case e ospedali a Gaeta.  

Funerale di Francesco II ad Arco di Trento

Ottenuto il trasferimento dal Tribunale ecclesiastico di competenza della diocesi di Trento a quella di Napoli, il 2 dicembre 2020 la sua postulazione esibì il “Supplice Libello” per chiedere l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione.

Il 16 dicembre seguente l’Arcivescovo di Napoli, card. Crescenzio Sepe, annunciò il parere positivo da parte della Conferenza Episcopale della Campania. Con l’Editto reso pubblico il 17 settembre 2021 dalla diocesi di Napoli, a firma del nuovo Arcivescovo, mons. Domenico Battaglia, vennero quindi avviate le fasi preliminari della causa.

 Tutti gli storici sono concordi nell’affermare che il comportamento eroico di Francesco II all’assedio di Gaeta valse a riscattarlo dalle sue debolezze politiche, vere e presunte. Scrive Giuseppe Coniglio: “Tuttavia seppe, di fronte alla storia, riscattare i propri insuccessi con l’assedio di Gaeta cui partecipò con audacia, per dimostrare all’Europa che sapeva agire, e vi riuscì in pieno, anche se sostenuto dall’esempio e dall’incoraggiamento della moglie. Sarebbe stato facile per i due sovrani fuggire (…) Ma Francesco non volle piegarsi a questa umiliazione e preferì combattere a lungo, ottenendo anch’egli davanti al giudizio degli stessi nemici quell’onore delle armi che ebbero tutti i difensori di Gaeta” [G. CONIGLIO, I Borboni di Napoli, Corbaccio, Milano 1999, p. 460.]

La speranza di molti è che l’elevazione di Francesco II alla gloria degli Altari potrebbe porre fine finalmente alla lunghissima “damnatio memoriae” che ha colpito l’uomo, oltre che il sovrano. Subito dopo l’unità d’Italia, infatti, furono avviate delle vere e proprie campagne diffamatorie che colpirono tanto Francesco quanto la sua giovanissima consorte Maria Sofia. Già d’allora si costruivano fake news per abbattere il morale del nemico e circuire le menti di chi lo appoggiava.

Spiega don Luciano Rotolo della Fondazione Francesco II delle Due Sicilie: “Dopo 160 anni siamo convinti che sia necessario riscoprire finalmente questo personaggio e dargli la giusta dignità. La nostra Fondazione circa un anno fa ha dato mandato ad un avvocato per la presentazione di una istanza per l’apertura della causa di Beatificazione di Francesco II.

 Siamo felici che il cardinale Sepe abbia accolto favorevolmente la nostra istanza” – prosegue don Luciano Rotolo – “Perché riteniamo che Francesco II sia una figura ancora attuale e che, soprattutto, abbia molto da insegnare sia ai credenti che ai non-credenti.

Può essere un modello per l’onestà e la rettitudine con cui ha amministrato, sia pure per breve tempo, il suo Regno, ed un modello per l’attenzione che ha sempre mostrato, anche durante il suo triste esilio, per i bisogni della popolazione”.

L’ ultimo re di Napoli sarà proclamato Servo di Dio, primo gradino del percorso che verso la santità. L’ultima tappa, richiede l’accertamento di eventuali miracoli.

Aggiunge Mons. Paone “Si tratta di una inchiesta separata su fatti scientificamente inspiegabili, ma che può svolgersi in parallelo rispetto a quella sulle virtù eroiche”.

I resti mortali di Francesco II riposano nella chiesa di Santa Chiara a Napoli, precisamente nella cappella dei Borbone, l’ultima della navata destra.

Cappella dei Reali di Borbone Due Sicilie in santa Chiara a Napoli

N.B. In copertina “Francesco II”, una mia opera in arte digitale, liberamente concessa a lavocenews.it.

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