Farmaci pericolosi sequestrati

Provenivano dall’Etiopia: analgesici e cosmetici individuati dalla Guardia di Finanza e funzionari dell’Agenzia delle Dogane.

La Redazione

La Guardia di Finanza e l’Agenzia delle dogane ha scoperto, durante un normale controllo scanner del bagaglio di un viaggiatore appena sbarcato all’Aeroporto di Bari un carico sospetto. Il viaggiatore proveniva da Addis Abeba in Etiopia ed era di nazionalità nigeriana.

Passati, conseguentemente, all’ispezione fisica sono stati scoperti migliaia di farmaci, consistenti in potenti analgesici, esattamente 3.010 pillole, che il nostro Ministero della Salute cataloga fra i “dannosi per la salute”. Ma sono stati sequestrati pure 41 flaconi di creme sbiancanti a base di idrochinone (sostanza vietata) e 36 di creme facciali che utilizzavano potente glucocorticoide di sintesi.

Proceduto al sequestro, il nigeriano è stato denunziato per detenzione di prodotti cosmetici dannosi alla salute e importazione di farmaci da Paesi terzi senza autorizzazione, pure dannosi per la salute.

Non per essere razzisti, atteggiamento riprovevole dal quale siamo lontanissimi e che condanniamo senza se e senza ma, tuttavia, qualche controllo in più è necessario non solo nei negozi etnici autorizzati, meno pericolosi, ma non tutti in regola, ma soprattutto nell’identificazione e controllo di malavitosi nostrani dediti al commercio clandestino di merci con consegna a domicilio agli immigrati irregolari. La merce viene trasportata in comuni furgoni, privi di condizionatori, venduta a caro prezzo agli extracomunitari, che affidano loro anche il denaro guadagnato, lasciamo stare come, perchè venga recapitato alle loro famiglie nei Paesi di provenienza. Lo affermiamo alla luce di un’inchiesta svolta a suo tempo dal nostro direttore.

Possiamo sbagliare ma non ci risulta che questi individui siano stati oggetto d’indagini particolari. E’ solo un’anello della catena di sfruttamento della prostituzione di immigrate, ma non solo. Ciò che più sconcerta e che emerse da quella inchiesta, fu che oltre che dagli aguzzini connazionali, complici le polizie dei paesi d’origine, che da quelle povere ragazze, vere e proprie schiave del terzo millennio, pretendono fino a 100mila euro per “ridare il passaporto” -gesto simbolico che indica la fine del debito- fu la scoperta di una rete di sfruttamento “locale” e nostrana, non meno avida ed esosa. Dagli affitti di un letto ed un angolo cucina in tuguri inabitabili a prezzo da Hotel 5 stelle, a protezione della malavita locale “titolare” delle zone di esercizio, alla appena descritta rete di fornitura di alimenti importati clandestinamente e contestuale esportazione clandestina di denaro all’estero.

Certo siamo grati alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle Dogane per il sequestro odierno che ha impedito il verificarsi di eventi dannosi per la salute di tanta gente, che considerate le quantità, poteva risiedere dappertutto. Ma ci permettiamo di segnalare al Prefetto di Bari, Antonia Bellomo, la necessità che su quelle reti di illegalità, infiltrata nel tessuto locale, ci siano adeguate investigazioni.

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