Ennesima infamia della prescrizione

Prescritti gli omicidi colposi della strage di Viareggio

GP

In qualche raro caso la prescrizione, fortemente voluta e potenziata in una stagione politica del Paese in cui c’era più interesse a tutelare gli autori dei delitti che non le vittime ed i loro famigliari, è stata una conquista.

Certo non si può tenere un indiziato eternamente sotto la spada di Damocle di un processo che non finisce mai ed è giusto che in tempi ragionevoli si arrivi o ad un giudicato (sentenza definitiva) o ad una estinzione del processo stesso.

Ma assai più spesso la prescrizione finisce per mandare assolti responsabili di reati che non meriterebbero quel trattamento. Diciamolo senza mezzi termini, chi ha i soldi per disporre di un collegio di difesa capace, molto spesso la prescrizione la raggiunge e se la conquista grazie ad una serie di cavilli difensivi ed eccezioni che moltiplicano in numero e la durata delle udienze fino a raggiungere l’ambito traguardo: la prescrizione.

E’ l’unico strumento a disposizione dell’imputato reo di delitti che ha certamente commesso, ma che richiedono svolgimento di estenuanti prove testimoniali, perizie ed altro. Quando poi l’imputato è “eccellente” e riveste una importante funzione pubblica alle scappatoie giuridiche si assommano i cosiddetti impegni istituzionali, che vengono utilizzati per ottenere rinvii a raffica delle udienze. Prescrizione certa!.

Il problema è raggiungere il giusto equilibrio tra il rispetto dei diritti sacrosanti dell’imputato e quelli non meno meritevoli di tutela delle vittime e dei loro parenti prossimi.

Così è accaduto che la Cassazione, ritenendo di escludere l’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro, ha rinviato il processo relativo alla strage ferroviaria di Viareggio, dichiarando prescritti i reati di omicidio colposo.

Alla Corte di Appello di Firenze viene inviato il giudizio di appello-bis, ma solo relativamente al reato di disastro ferroviario colposo. La decisione della Cassazione riguarda tutti gli imputati, nessuno escluso e quindi l’ex Ad di Fs e Rfi, Mauro Moretti.

Chi c’era ed ha assistito alla lettura del verdetto ci ha descritto dettagliatamente la disperazione fra i parenti delle vittime, che davanti al palazzo dalla Corte di Cassazione a Roma attendevano di conoscere l’esito del ricorso proposto dagli imputati.

Per converso si tagliava col coltello la soddisfazione e la gioia degli imputati e dei loro difensori, che si erano particolarmente accaniti nel tentare di distruggere l’impianto accusatorio relativo al reato più grave.

Ricordiamo che nell’incidente ferroviario accaduto a Viareggio nel giugno del 2009 perirono 32 persone. Non ho letto la sentenza e non è certo facile commentarla a braccio, ma una domanda mi piacerebbe porre a Presidente e relatore della Sezione della Corte giudicante, e da giurista prima che da giornalista: se alla Corte di Appello non rimane che fissare le pene agli imputati per disastro colposo, già provato, come può essere esclusa la responsabilità dei 32 omicidi colposi conseguenti? Ci arrivo da me che lo strumento per far valere la prescrizione è stata l’esclusione dell’aggravante, ma dinanzi ai famigliari delle vittime si staglia solo la scritta “ingiustizia è fatta” mentre “la legge è uguale per tutti, finisce, scusate il termine, nel cesso.

E’ vero che i magistrati applicano le norme che la politica, che funge da legislatore, gli da da applicare, ma è pur vero che tanto per cambiare quando gli imputati sono eccellenti in Cassazione esce sempre o quasi una assoluzione spesso difficilmente comprensibile.

I parenti delle vittime peraltro erano stati preventivamente risarciti per cui per loro era solo una questione morale e non altro e questo ha agevolato molto il compito della difesa degli imputati.

Poco ci è mancato che ai responsabili di quei 32 morti venisse appuntata sul petto la medaglia. I morti non sono uguali: per i 32 di Viareggio l’oblio, per i 43 del Morandi forse si arriverà ad un giudizio equo.

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