E quindi, questi stati generali?

In una stampa settecentesca (foto di copertina), la riunione degli Stati generali del 1789. Quelli che precedettero la rivoluzione francese.

Maria Catalano Fiore

Storicamente come Stati Generali si intendono le riunioni dei tre stati sociali esistenti nello Stato Francese. E’ un retaggio, o regolamento espressamente feudale. Suppongo molto desueto.

Furono convocati da re Filippo il bello il 10 aprile 1302 nella Cattedrale di Notre Dame de Parigi. I tre stati convocati erano clero/nobiltà /terzo stato, ossia la borghesia. Il popolo ignorato del tutto.

L’ultima grande riunione degli Stati Generali fu nel 1789, convocata dal Re Sole. l’assemblea disponeva della funzione di limitare il potere monarchico, quando sul paese incombevano pericoli imminenti.

Nessun termine mi pare più nefasto di Riunione degli Stati Generali in una Repubblica dove non esiste nè clero nè nobiltà. Giuseppe Conte li ha voluti per parlare di come rilanciare l’economia italiana, ma per il momento gli incontri hanno solo prodotto polemiche e divisioni sia con le opposizioni che all’interno della stessa maggioranza.

Gli Stati Generali dovrebbero chiamarsi ufficialmente Progettiamo il rilancio” e dureranno sino al 21 giugno, aperti ufficialmente il 13. Ma neppure il governo ha un’agenda precisa degli incontri.

Quale sarà il futuro degli italiani, ci vorrebbe una rediviva Sibilla Cumana per decifrarlo, ma è impossibile. Quindi, l’idea storicamente non regge: perchè denominarli Stati Generali, sconosciuti ai più, soprattutto perchè non ci sono più i servi della gleba, senza diritto di parlare. Vero che molti hanno rinunciato di fatto, ma questo è un discorso diverso. Il Feudalismo e i re mi paiono scomparti da molto tempo.

L’idea di dedicare alcuni giorni all’ascolto dei problemi che il Paese deve affrontare, raccontati dai protagonisti, sempre se veramente c’è davvero voglia di ascoltare, è buona, finanche ottima. Ma perchè usare quella denominazione da cavolo a merenda? Giuro, quest’ultima non l’ha suggerita Nonna Camilla.

Potremmo, con gli occhi di uno storico, trasformato in ricercatore non di documenti e reperti, ma di indizi e ipotesi investigative, azzardare un totem sull’altare dei pentastellati, che amano quei riferimenti: “cittadini” “portavoce”. I sanculotte mancavano e ci ha pensato il Covid-19 a darcene e tanti pure, davvero troppi.

Mi fermo quì. Mi verrebbe da storica malpensante, d’ipotizzare qualcosa ripetutamente accaduto nella storia e cioè il mettere un totem da adorare, al posto di un’altro caduto in disgrazia. Uno staterello generale per un Mes? Bhè uno scambio più che equo.

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