Ci lascia Arrigo Levi

Grande giornalista, già direttore della Stampa, ha percorso tutte le tappe di un giornalismo mitico.

La Redazione

Il giornalismo, quello vero, profondamente legato alla corretta informazione, da ieri è in lutto. La scomparsa di Arrigo Levi, pur 94enne, lascia un vuoto incolmabile. Raccontare la vita di Arrigo Levi e scrivere diverse pagine della storia del giornalismo del ‘900 sono la medesima cosa.

Era nato a Modena nel 1926. Nel 1942 fu costretto all’esilio in Argentina, a causa delle leggi razziali emanate dal fascismo contro gli ebrei. E la carriera giornalistica cominciò, dunque, a e da Buenos Aires, una sorta d’imprimatur per quel giornalista che si affermò come pochi e più di tutti interpretò il ruolo del corrispondente dall’estero. Indimenticabili i suoi servizi da Mosca per il Corriere della Sera e per il Giorno.

Attivo in Rai, da conduttore del Tg ad autore di tanti servizi del TV7, fu direttore della Stampa dal 1973 al 1978. Il suo sentirsi “cittadino del mondo” lo ha condotto ad essere corrispondente da Israele, poi a Londra e da Mosca ed, infine, redattore della BBC, uno dei più alti riconoscimenti che un giornalista posso ricevere. Ed in Patria, è stato Consigliere per le relazioni esterne del Quirinale di due Presidenti della Repubblica: Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano

Affrontò momenti difficili, come l’entrata di capitale della Libia nella Fiat di Gheddafi, che ne chiese immediatamente la testa, trovando la ferma opposizione vincente dell’Avvocato -Gianni Agnelli-. Ma il momento peggiore fu certamente l’assassinio, ad opera delle Brigate Rosse, del suo vice direttore Carlo Casalegno nell’autunno del 1977.

I funerali si svolgeranno oggi al cimitero di Santa Maria di Mugnano. R.i.p.

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