Bruno Maderna nel centenario della nascita
Roberto Fabbriciani rivive con noi ricordi importanti delle sua carriera artistica con il suo maestro Severino Gazzelloni e le musiche di Bruno Maderna
Roberto Fabbriciani
Nel 1969 suonavo nell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Nel programma di Stagione il ciclo delle sinfonie di Gustav Mahler. La nona sinfonia fu diretta da Bruno Maderna. Ricordo ancora la grande emozione provata con la sua presenza sul podio. Mi avevano molto affascinato la sua semplicità nel comunicare, il suo gesto assolutamente chiaro con grandi respiri e la sua grande musicalità. Si instaurò un grande feeling con l’orchestra e in quei giorni ci siamo spesso incontrati.

Era un maestro … “emanava” musica; trasmetteva la sua sapienza e il far musica in ogni istante. L’occasione di questo concerto fu l’inizio dei nostri incontri. Nacque tra noi un’empatia e un rapporto che mi hanno permesso di approfondire la conoscenza della sua musica.

Quest’anno, nella ricorrenza del centenario della nascita di Bruno Maderna, come già avevo ricordato in un precedente articolo, sono stati cancellati, causa della pandemia Covid 19, alcuni concerti a lui dedicati. Avevo in programma recitals con brani quali:
Musica su due dimensioni (1952), Divertimento in due tempi, Musica su due dimensioni (1957), Honeyrêves, Cadenza (da ‘Dimensioni III’), Serenata per un satellite, Per Caterina, Serenata für Claudia.

I brani sono stati scritti da Bruno Maderna tra il 1952 e il 1969 e molti sono dedicati al mio maestro Severino Gazzelloni, quale frutto di una intensa collaborazione tra compositore e interprete.

Le partiture manoscritte di Flötenkonzert e di Musica su due dimensioni (primo esempio storico di accostamento tra strumento acustico e suono riprodotto su nastro magnetico), 1952, furono da me ritrovate ed edite da Suvini Zerboni.


Oggi noi potremmo chiederci chi fosse Bruno Maderna, l’uomo dai vari volti e dalle mille iniziative, il direttore, il compositore, il didatta. Col senno di poi sappiamo che Maderna fu molto di più: fu il maestro che indicò la direzione ad una generazione di compositori d’avanguardia del dopoguerra. Nella notte dei tempi si celano le arcaiche sembianze di quella melodia che qualcuno scolpì sulla stele di Sicilo e che il maestro veneziano orchestrò magistralmente nella Composizione n.2 per orchestra, del 1950.

Partendo da una costruzione formale seriale arrivò a pensare che l’elemento primigenio poteva essere usato in funzione di tema. Una melodia costruttiva, forse non note ma frequenze che generano tutto il discorso come è sempre stato fin dalla notte dei tempi. Per questo la Composizione n.2, ascoltata oggi, appare in tutta la sua modernità. Le tessiture degli archi in Aura e Biogramma sono capaci di essere armonia e infinite melodie che ci parlano del nostro passato e del nostro futuro. Il futuro ci sta a cuore e Maderna lo immaginò come un grande campo colorato di fiori e di bellezza sonora. Il fine ultimo della sperimentazione e dell’avanguardia era un mondo nuovo di bellezza. Immagini che guardano lontano, di un mondo che non esiste più ma che possiede l’immaginazione del XXI secolo.
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