Blitz: uomini armati uccidono 11 persone in una base russa

Si tratta di un centro di addestramento reclute al confine con l’Ucraina.

Gianvito Pugliese

La Russia di Vladimir Putin scopre tutta di un colpo la legalità nelle operazioni di guerra, pardon nelle “operazioni speciali militari” per disarmare e denazificare il gruppo Wagner, di nuovo scusa, il battaglione Azov. E visto che oramai si trovavano sul posto sul posto, deporre ed arrestare (salvo incidenti mortali, comuni durante gli arresti operati dai russi, soprattutto cadute dai balconi tra i sesto ed il nono piano) il presidente Zelenskiy, eletto regolarmente e democraticamente dal popolo, e sostituirlo insieme al suo governo “con delle brave persone”. Lo ha spiegato con dovizia di particolari, l’ambasciatore russo a Roma, Rasov, a Berlusconi, che assentiva convinto. Lo ha dichiarato lo stesso Cav. Silvio, molto candidamente, da Bruno Vespa a Porta a Porta, recentissimamente, salvo poi banalmente smentire, con scuse tra l’infantile ed il demenziale, a cui non si poteva assolutamente credere, salvo per chi crede pure che l’asino voli. Non pochi a dirla tutta.

Ed in nome della ritrovata legalità a senso unico (vale per il nemico), Alexei Navalny compreso, condannato per espatrio illegale per aver lasciato il Paese mentre era in coma profondo, che accerteranno i medici della Merkel procurato da veleni mortali cuciti nell’elastico della sua biancheria intima, veleni in Russia in dotazione esclusiva alla Fsb (l’erede del Kgb). Non avrebbero dovuto lasciare traccia, dopo un paio di settimane, allorché Putin, o chi per lui, autorizzò il trasporto in Germania dall’ospedale siberiano dov’era ricoverato, del suo avversario politico in coma, per accontentare Angela Merkel, unica donna al mondo pare, nei cui confronti Putin provava un manifesto timore reverenziale.

Brutta sorpresa per Putin ed i medici russi dell’ospedale siberiano (poveracci, chissà cos’hanno subito dopo), la tecnologia avanzata tedesca in campo medico rilevò quelle tracce di veleno. consentì a Navalny di riprendersi ed Angela Merkel accusò apertamente Putin di aver fatto avvelenare Navalny e, dunque, di tentato omicidio del principale avversario politico. Il cinico Putin se lo è invece levato “dalle scatole” facendogli infliggere, dalla farlocca giustizia russa, una condanna che non sta assolutamente in piedi, anche in un Paese dittatoriale come la Russia. Come fa ad essere responsabile di espatrio illegale un malato trasportato in coma, con tanto di autorizzazione medica, previo assenso del Cremlino, non è dato sapere. Misteri della “in-giustizia” russa.

E dunque, dopo la conversione sulla via di Damasco alla legalità, ecco la Russia aprire un’indagine penale, intesa ad accertare i fatti “dopo che uomini armati hanno ucciso 11 persone in un campo di addestramento militare vicino al confine ucraino“. Lo hanno dichiarato oggi le autorità russe, dimentichi del fatto che i combattimenti infuriavano nell’Ucraina orientale e meridionale.

Per l’agenzia di stampa russa RIA, che citava come fonte il ministero della Difesa russo, “due uomini armati hanno aperto il fuoco ieri durante un’esercitazione con le armi da fuoco, prendendo di mira un gruppo di combattenti volontari”. I “terroristi” sarebbero poi stati uccisi in risposta al loro fuoco.

L’incidente è l’ultimo pesante colpo inferto all’ “operazione militare speciale” del presidente Vladimir Putin in Ucraina e arriva ad appena una settimana di distanza dall’esplosione che ha danneggiato gravemente il ponte che collega la Russia continentale alla Crimea, la penisola che la Russia ha annesso, sottraendola all’Ucraina nel 2014, e rendendo i convogli di rifornimento armi e viveri estremamente lenti e vulnerabili a qualsiasi attacco.

Secondo il ministero della Difesa russo “gli aggressori provenivano da un’ex repubblica sovietica” non meglio precisata. Oleksiy Arestovych, consigliere presidenziale ucraino, ha, invece dichiarato che i due uomini “provenivano dalla repubblica centroasiatica del Tagikistan, a maggioranza musulmana, e avevano aperto il fuoco sugli altri dopo una discussione sulla religione”. Ergo, secondo gli ucraini, si è trattato di una violenta discussione tra mercenari assoldati dalla Russia e degenerata in un conflitto armato.

Il Comitato investigativo russo ha poi dichiarato: “A seguito dell’incidente in un poligono di tiro nella regione di Belgorod, 11 persone sono morte per ferite da arma da fuoco e altre 15 sono rimaste ferite”. E qui si ferma la comunicazione. I media russi non allineati ritengono che morti e feriti siano assai più di quelli dichiarati.

Quanto al fronte, si registra che tra sabato mattina ed oggi le forze russe hanno attaccato più di 30 città e villaggi in tutta l’Ucraina “lanciando cinque missili e 23 attacchi aerei e fino a 60 attacchi missilistici”, e che “in risposta, le forze aeree ucraine hanno effettuato 32 attacchi, colpendo 24 obiettivi russi“. Lo afferma lo stato maggiore ucraino, aggiungendo che” i combattimenti sono stati particolarmente intensi questo fine settimana nelle province orientali di Donetsk e Luhansk e nella provincia strategicamente importante di Kherson a sud, tre delle quattro province che Putin ha proclamato parte della Russia“.

Uno sguardo alla comunicazione del conflitto. Per Zelenskiy “quasi 65.000 russi sono stati uccisi finora dal 24 febbraio”, per Mosca al 21 settembre scorso erano 5.937 i morti. Ma già ad agosto il Pentagono stimava le perdite russe, in base alle immagini dei satelliti, le 70.000 e le 80.000 vittime.

Andriy Yermak, capo di stato maggiore ucraino: “L’Ucraina prevarrà nella guerra grazie ai continui aiuti militari che sta ricevendo dall’Occidente e dell’impatto cumulativo delle sanzioni occidentali sull’economia russa”. Ed ha concluso: “L’offensiva dell’Ucraina è strategica e la sconfitta della Russia è inevitabile”. Dichiarazioni riportate dall’agenzia Reuters.

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