Arnoldo Foà

Nel momento in cui anche il grande Gigi Proietti ci ha lasciato, cosa che mi rattrista e aggiunge ulteriore senso di fragilità alla situazione difficile che stiamo vivendo, desidero omaggiare la memoria di Arnoldo Foà con cui ho collaborato per lungo tempo.

Roberto Fabbriciani

Arnoldo Foà, grande artista, grande uomo. Attore, regista, pittore, scrittore, doppiatore e cantante ha saputo interpretare tutta la scena dello spettacolo.

Nella sua lunga attività artistica ha regalato tante interpretazioni in teatro, al cinema e in televisione. La sua biografia, raccontata da lui stesso, è illuminante. 

Sono nato a Ferrara da famiglia ebrea, in via Giuoco del Pallone. Avevo 3 anni quando ci siamo trasferiti a Firenze, dove ho trascorso l’infanzia e la gioventù. A Firenze ho studiato alla scuola di recitazione del Rasi, sotto la guida di Raffaello Milani. Dopo un litigio con mio padre, a vent’anni ho abbandonato gli studi di Economia e Commercio a Firenze, e ho deciso di trasferirmi a Roma per studiare al Centro Sperimentale di Cinematografia, da dove sono stato cacciato nel 1938 in seguito alla promulgazione delle leggi razziali volute da Mussolini. Il periodo della guerra è stato molto duro, non mi era permesso lavorare, e per guadagnare qualcosa potevo solo sostituire sotto falso nome gli attori malati nelle più famose compagnie dell’epoca, Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa, Ninchi-Barnabò, Adani-Cimara, Maltagliati-Cimara, utilizzando nomi falsi, come Puccio Gamma. 

Infine sono riuscito a fuggire da Roma e a raggiungere Napoli, dove erano arrivati gli alleati. Lì sono diventato capo annunciatore e autore per la Radio alleata PWB, curando anche i notiziari. Alla fine della guerra, ho potuto ricominciare a lavorare in teatro con il mio vero nome, con alcune tra le più importanti compagnie, Ferrati-Cortese-Scelzo, Ferrati-Cortese-Cimara, Stoppa-Morelli-Cervi sotto la guida di Visconti, la Compagnia del Teatro Nazionale diretta da Guido Salvini, e poi diretto da Strelher, Ronconi, Squarzina, Menotti. Dagli anni ’50 sono diventato autore e regista teatrale. Ho contribuito allo sviluppo della Radio RAI (ex EIAR) partecipando a numerose trasmissioni con gli attori più importanti di quegli anni (Benassi, Morelli, Stoppa, Cervi, Ferrari, Ninchi, Pilotto, ecc.) sia a Roma che a Firenze con il regista Umberto Benedetto, pietra miliare della radio fiorentina. 

La mia carriera cinematografica comprende più di 100 films, diretto da famosi registi come Pietro Germi, Alessandro Blasetti, Giuliano Montaldo, Orson Welles, Joseph Losey, Edward Dmytryk, Nunnally Johnson, Tony Richardson, Christian Jacques. Tra i titoli più prestigiosi, “Altri tempi” di Blasetti, “Il processo” di O. Welles, “Il sorriso del grande tentatore”, “I cento cavalieri” di Cottafavi, “Il giocattolo” di Montaldo, “Gente di Roma” di Ettore Scola, per il quale ho ottenuto il Nastro d’Argento 2004 come miglior interprete non protagonista. 

In televisione ho preso parte ad alcuni dei più famosi ed importanti sceneggiati (“La freccia nera”, “Il giornalino di Gianburrasca”, “I racconti del maresciallo”, “Nostromo”, ecc.), diventando mio malgrado uno dei primi divi del piccolo schermo. Ho preso parte anche a trasmissioni culturali, di intrattenimento e a tanta prosa televisiva. Ho lavorato per molti anni anche come doppiatore e direttore di doppiaggio, mia è la voce di Anthony Quinn in “La strada” di Fellini.

 Sono diventate famose le mie registrazioni di dizioni poetiche su vinile e recentemente anche su cd e le letture pubbliche in recital molto apprezzati: Dante, Lucrezio, Carducci, Leopardi, Neruda, Garcia Lorca, (circa 1.000.000 di copie vendute negli anni ‘50/’60). Sono anche pittore, scultore, giornalista e scrittore, e per un breve periodo mi sono occupato anche di politica, diventando consigliere comunale a Roma per il Partito Radicale. Ho pubblicato diversi romanzi, “La costituzione di Prinz”, “Le pompe di Satana” (Pellicano libri), “Joanna. Luzmarina” (Corbo Editore), una raccolta di poesie, “La formica”, un manuale di recitazione con ricordi e aneddoti, “Recitare. I miei primi 60 anni di teatro” (Gremese), e l'”Autobiografia di un artista burbero” (Sellerio).”

Veramente una voce straordinaria! Per l’emittente alleata fu proprio lui a comunicare la notizia dell’armistizio dell’8 settembre. Una vita intensa dedicata all’arte. Appassionato di musica realizzò anche alcune regie liriche: Il pipistrello di Johann Strauss (1962), Histoire du soldat di Igor Stravinskij (1978), Otello di Giuseppe Verdi (1986).

Innumerevoli sono state le nostre collaborazioni, eventi distribuiti in un lungo arco di tempo ma ben fissati nella mia memoria.

Spettacoli semplici, con poche cose … programmi con letture dantesche, poesie di Carducci, di Leopardi, di Neruda e la musica, che creavano grande attenzione ed emozione.  

Una volta, simpaticamente, gli dissi: <<caro Arnoldo di te ho un ricordo di gioventù bello e anche no. Mi hai fatto quasi ‘paura’ nel ruolo del capitano Alexander Smollet, nello sceneggiato “L’isola del tesoro” (1959) e del bieco e spietato Sir Daniel Brackley in “La freccia nera” (1968)di Robert Louis Stevenson, entrambi diretti da Anton Giulio Majano. Eri ‘cattivo’ e la tua voce mi suonava violenta! >>. Lui, sorridendo, mi rispose che era soddisfatto di questo e che aveva ottenuto l’effetto giusto! La sua voce era uno strumento malleabile ricca di timbri e sfumature fino ad una dolcezza infinita!

Tra le ultime nostre interpretazioni un programma dedicato a Giuseppe Verdi: “Arie, fantasie d’opera e letture”, eseguito per alcune istituzioni artistiche italiane, tra cui la Fondazione Piccinni di Bari e la registrazione discografica “Un mar deserto”, poesia di Biagio Marin.

Sempre accompagnato dalla sua ‘fortuna’, come chiamava la sua dolce moglie Anna Procaccini, amava la vita.

Altra indimenticabile interpretazione di Arnoldo Foà, avvenuta sul Monte Tomba nel luglio 2008 per i 90 anni della fine della Grande Guerra, «Senza vincitori né vinti. Guera Granda 15-18». Un racconto scritto da Francesco Niccolini e Rigoni Stern in cui l’evento bellico viene raccontato attraverso l’intensa e drammatica esperianza di Tönle Bintarn, contadino ottantenne originario dell’Altipiano d’Asiago. La musica, composta da Alessandro Grego, sosteneva drammaturgicamente il testo e fu interpretata da me, dal pianista Filippo Faes, dal chitarrista Emanuele Segre e dal coro Valcavasia diretto da Cesarino Negro. Un grande ed emozionante evento al quale assistettero, in religioso silenzio, oltre 2.500 persone.  

In quella occasione Arnoldo Foà rese un commovente omaggio allo scrittore Mario Rigoni Stern, scomparso due giorni prima a 86 anni, con queste parole: Mario Rigoni Stern non era solo un narratore straordinario, capace di restituire uno sguardo ad un tempo vero e incantato sul mondo. Era anche un pezzo di memoria viva e un testimone autentico, insostituibile dei drammi che hanno segnato il Novecento. Con la sua scomparsa perdiamo una voce rara, autorevole, lucida, mite”.

Grazie caro Arnoldo, rimarrai sempre nel mio cuore!

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