Altamura 1799, fu disinformazione?

Si sa che le bugie del vincitore diventano verità e le verità dello sconfitto diventano bugie…

Rocco Michele Renna

La storia andrebbe riscritta, per dare la possibilità al popolo di capire e decidere da se e non con le mendacità di un invasore. D’altra parte è legge eterna che la storia la scrivono i vincitori. Col tempo, anche se di rado, ci sono riletture. L’esempio classico: dopo decina d’anni di epopea hollywoodiana del West con i mitici eroici cow boy e giacche blu, i film “Soldato blu” (il primo in assoluto) o il più noto “Balla coi lupi”, rivelano la cultura dei nativi americani, i pellerossa, e sottolineano la brutale rapacità degli invasori.

Proprio in occasione dell’insurrezione popolare che cacciò gli occupanti francesi, insieme ai giacobini, dal regno di Napoli, i quali erano adusi a saccheggiare chiese e conventi e stuprarne le suore, in quanto atei e massonici. 

Ho sentito altamurani paragonare i sanfedisti agli invasori savoiardi, tanto è l’ignoranza inculcata dallo stato occupante. Nel caso di Altamura ci fu una vera guerra di assedio e una eroica resistenza, peccato che la storia “addomesticata” racconta di resistenti non proprio eroi.

Dai diari del cardinale Ruffo risulta che. dopo aver lasciato uscire gli altamurani dalla porta di Santa Teresa e averli perquisiti, assicurandosi che non ci fossero fra loro giacobini o che si portassero via i tesori della città, lasciandola, economicamente, con le pezze sul di dietro, mandò tre ambasciatori a chiedere la resa per evitare un bagno di sangue, concedendo la libertà di andare via senza essere toccati anche ai giacobini resistenti. Costoro, per tutta risposta, seppellirono vivi i tre ambasciatori e quindi ci fu l’assedio da parte dei sanfedisti.

Durante l’assedio, il 9 maggio, una terribile e inutile strage venne compiuta nel convento di S. Francesco da Paola dal sacerdote e commissario rivoluzionario Nicola Palomba, nato ad Avigliano di Basilicata il 23 ottobre 1746, giustiziato a Napoli il 14 ottobre 1799, che, vista inevitabile la resa agli assedianti, fece fucilare frettolosamente tutti i 150 carcerati filoborbonici presenti in quel momento nel carcere.
I corpi dei malcapitati furono gettati nei sepolcreti della chiesa, tra i gemiti dei moribondi e le grida dei feriti, tanto che, alcuni di loro furono salvati il giorno seguente dall’arrivo dei vincitori.

Dovette penare non poco Il cardinale anche per trattenere i suoi soldati, nei quali parecchi non erano proprio fedeli a Gesù… essendo più interessati al saccheggio che ad altro. In ogni esercito ci sono le mele marce.
Al suo ingresso dalla porta di Matera vide l’attuale Corso Federico II di Svevia sporco di sangue, sangue che scorreva a fiumi e si rammaricò, credendo che ne fosse stato lui la causa. Una donna lo rassicurò, dicendogli chiaramente che non era stata colpa sua ma dei resistenti altamurani che avevano scannato tutti quelli che si opponevano a loro e volevano che l’assedio finisse pacificamente, per salvare la città da eventuali distruzione e saccheggi. Allora come oggi, vedi in Ucraina, era i famosi “danni collaterali” della guerra.

Anche la storia delle orsoline dovrebbe essere falsa. Sotto il profilo storico, il fatto rievocato — oltre a essere tutt’altro che inedito — poggia su basi molto fragili, se non del tutto inesistenti. Non risulta, infatti, dalla stragrande maggioranza delle fonti che vi sia stato ad Altamura nel 1799 un eccidio di religiose, tanto meno con le modalità, particolarmente efferate, denunciate.
L’unico dato certo è che ad Altamura vi sono stati un assedio e una battaglia, culminati con l’espugnazione della città murata da parte dei “crociati” (come si definivano i sanfedisti) con il saccheggio, non esente da tutte le intuibili forme di violenza privata proprie della rappresaglia, che fu peraltro temperata proprio dal Cardinale Ruffo e dai suoi ufficiali.
Inoltre, non risulta che esistano rami claustrali delle orsoline, né che vi sia mai stato un convento di tale ordine in città.

L’usanza giacobina era di piantare il loro albero della libertà e chi si opponeva, era scannato sulla pubblica piazza o seppellito vivo insieme con un cadavere. Questi dettagli li conoscono in pochi, i pochi che hanno ancora il coraggio di parlare… perché la moltitudine ormai soggiogata dal gioco, massonico savoiardo, degli invasori sta al giogo della storia riadattata dai vincitori per giustificare le loro malefatte…

Queste riserve furono espresse da uno storico di Altamura, Giuseppe Castelli, i cui antenati furono fra i difensori della città in occasione dell’assedio sanfedista del 1799. In un articolo sul quotidiano Avvenire ha precisato che dall’abbondante documentazione esistente, fra cui tutto quanto pubblicato in occasione del primo centenario dei fatti, non escluse le dichiarazioni di testimoni oculari, raccolte molti anni prima, mentre non risulta alcun fatto nei termini riferiti dalla Macciocchi.

La strage delle Orsoline:
così la descrive invece Maria Antonietta Macciocchi:
……… “o che belle vocine, cantano come cigni” commentò il brigante. “Ma i cigni sono bianchi, e queste qui portano vesti neri. Allora facciamole diventare bianche come cigni“. Prese per il braccio una suora e ne squarciò con un coltello le vesti, la camicia, le sottovesti, poi la denudò davanti agli scellerati che applaudivano.
Fate la stessa cosa” ordino Rivelli. “Mettetele vestite di bianco, nulla è più bianco della loro pelle di latte”.
Niente ormai poteva trattenere quei mostri che, benedetti dal cardinale, sentivano di operare immuni da ogni colpa per i loro crimini e ammantati dall’indulgenza plenaria che era stata concessa… Ma quelli volevano solo uno stupro collettivo, un massacro da perpetrarsi su vergini che si erano consacrate a Dio. Gli accoppiamenti osceni, le violenze sessuali più turpi avvenivano sulle stesse mense imbandite… Quaranta cadaveri di suore orsoline si ritrovarono sul pavimento, ecc. ecc.

Grande pubblicità è data agli eccidi di Crotone e di Altamura, ma non una parola è spesa per gli stermini di massa attuati dai giacobini a Benevento, Piedimonte, L’Aquila, Isernia, Andria e per le decine di centri, grandi e piccoli, che conobbero la crudeltà rivoluzionaria.
La storiografia ufficiale ha tramandato solo i primi, ingigantiti dal tempo, cosicché il cardinale e la Santa Fede hanno finito col soffrire da parte dei posteri più ingiusti giudizi che dai loro contemporanei.

Certo la riconquista borbonica del Regno di Napoli avviene e culmina in un quadro di guerra civile, che causa profonde divisioni e odi. Essa costa sangue, come in genere tutte le guerre civili, ma nel 1799 la popolazione è tutta con il re borbone. E non si può dimenticare che gli “illuminati” dirigenti della “Repubblica napoletana” — in via di “beatificazione laica” — nei nove mesi della loro permanenza al potere comminarono migliaia di condanne, nel tentativo di “purificare” la repubblica proprio dallo spirito sanfedista.
Come meravigliarsi, quindi, che vi siano state vendette, anche sanguinose, da parte degli avversari? Del resto, proprio ad Altamura, i giacobini assediati, prima di fuggire ingloriosamente, avevano passato a fil di spada circa cinquanta realisti, politici e ostaggi, fra i quali più di un ambasciatore inviato dai sanfedisti.

Di queste rappresaglie il cardinale Ruffo, come ormai è riconosciuto unanimemente, fu sempre, sia durante la guerra, che soprattutto dopo, moderatore intransigente, indipendentemente dal fallimento dei suoi tentativi di opporsi al re e ai britannici.
In conclusione, sotto il profilo storico quello della Macciocchi non mi sembra un modo di accostarsi ai fatti rispondente a prove storiche e. posso sbagliare, ma rischia di risvegliare artificialmente passioni civili del tutto fuori luogo.

Non è questo il metodo giusto per iniziare una serena e fondata revisione della storia italiana e per ricostruire una memoria comune del nostro popolo, sulla quale fondare, come è pressante necessità, nuove regole di convivenza civile.

Ruffo aveva promesso clemenza ai traditori ma Nelson, proconsole d’Inghilterra in Napoli, non tenne in alcun conto della parola “data”. Fece impiccare un centinaio di collaborazionisti, che poi passarono per “patrioti”, che avevano aperto il fuoco sui napoletani, lazzari soprattutto, insorti contro l’invasore.
Questi ultimi, nei sussidiari, sono descritti, invece, come “plebe fanatica”. Insomma, un popolo che insorge contro lo straniero è “eroico” solo quando fa comodo a certi intellettuali. Altrimenti, è solo “plebaglia fanatizzata dai preti”.

Considerazioni sul nocivo interesse politico strumentale:
tutti questi elementi lasciano intravedere la trama di fondo, rigidamente ideologica, in cui l’intervento si colloca. La storia, lo studio dei fatti del passato, in questa prospettiva, diventa puramente strumentale a obiettivi extra-storici, in genere politici o, nel caso della studiosa, funzionali a una militanza ideologica che talora va finanche oltre la politica.

Rievocare un massacro di monache, vero o falso che sia, per la Macciocchi serve solo alla “prassi”, cioè a “mettere in azione” persone e gruppi umani, almeno il comitato delle sue “amiche” di Altamura, in una prospettiva assunta incontrovertibilmente e pregiudizialmente, verrebbe da dire “metafisicamente” come buona. Ovvero il trionfo del femminismo, se i fatti scarseggiano o sono dubbi o mancano del tutto, tanto peggio per i fatti! Bastano quattro frasi di un romanzo d’appendice e un diario ideologizzato e i fatti si piegano al wishful thinking o alla “volontà di potenza” di chi scrive.

Riguardo, infine, al tema della Chiesa e del perdono: certo, la Chiesa e il Papa, quando imperativi di verità l’hanno richiesto, non hanno esitato e non esiteranno a rivedere la propria interpretazione consueta di vicende storiche, che hanno visto un cattivo comportamento da parte di cristiani.

Un ultimo appunto merita la sede in cui la Macciocchi ha potuto divulgare le sue tesi, più consone a testate di parte che non al più diffuso quotidiano italiano. Come mai questo ha ospitato sulla sua prima pagina culturale un contributo così discutibile e gli ha concesso tanto spazio? Semplice ricerca dello scoop? “Simpatia” di fondo per le tesi? Autorevolezza della scrittrice? O forse un “segnale” alla Chiesa e ai vescovi italiani, troppo “schierati” in occasione della battaglia parlamentare sulla legge concernente la procreazione assistita?

Anche nella biografia del compositore Giuseppe Saverio Raffaele Mercadante è scritta la verità su quello che accadde veramente ad Altamura… Dalla biografia di Saverio Mercadante fonte wikipedia:
“Nel 1799 sfuggì alla morte grazie alla madre che, durante il saccheggio della città ad opera delle truppe giacobine, oramai sconfitte dai sanfedisti del cardinale Ruffo, si dette provvidenzialmente alla fuga”. Quindi furono i Giacobini a massacrare e rubare non solo i sanfedisti.

Concludendo, non è assolutamente mia intenzione di bollare chicchessia con questo articolo, ma solo una precisazione… Purtroppo, molti hanno imparato a scuola le mendacità degli invasori savoiardi e molti se ne servono per scopi a noi oscuri, o forse non tanto: perpetrare il dominio dei vincitori sui vinti. La storia dei criteri sui fabbisogni minimi con la secretazione della suddivisione proposta dall’Istat ed il ricorso alla spesa storica, che uccide letteralmente il sud a favore del nord, la dice lunga, Autori della secretazione Berlusconi e Calderoli.
Questo articolo ha la presunzione di contribuire alla ricostruzione della verità storica e non per modifiche diparte, perché la storia bella o brutta che sia, utile o meno ai nostri fini deve essere tramandata cosi come si è accaduta.

Mi sta ovviamente bene questo monumento ad Altamura che ha avuto un suo peso storico ed è giusto ricordarlo ai suoi concittadini ed extra moenia (ndr. oltre le mura). La verità storica aiuta l’uomo ad affrontare il suo futuro, l’ignoranza lo rende debole e facilmente manipolabile. Giambattista Vico nell’affermare che “la storia si ripete” ha sempre dato per scontato che l’uomo dovrebbe trarne insegnamento per evitare di rifare gli stessi ed identici errori. Ma la vicenda dell’Ucraina, l’impero Eurasia aperta, da Lisbona a Vladivostok ci dice che l’uomo non ha capito assolutamente nulla.

Fonti più accreditate e dalle quali ho tratto le informazioni:   *http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/rivoluzione_francese/repubblica_napoletana/articolo.php?id=411&titolo=1799:%20la%20crociata%20della%20Santa%20Fede
*http://www.repubblicanapoletana.it/altamura.htm
* http://users.libero.it/oscar.sanguinetti/altamura.htm
*http://www.carboneria.it/eleonora.htm

Ovviamente il giornale è a disposizione di Maria Antonietta Macciocchi, per pubblicare sue eventuali repliche o precisazioni.

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