Uno scempio…sullo scempio

Sicuramente doveva essere un bel palazzo…..ai suoi tempi…..adesso si dovrebbe restaurare, non abbattere…

Maria Catalano Fiore

Molti, baresi e non, affermano che Bari è una “città senza memoria”. Una città che ogni giorno calpesta la sua storia. E’ vero!

Nello sfogliare vari giornali stamattina, mi sono imbattuta proprio in uno di questi episodi: un palazzo Umbertino, proprio nel quartiere Murattiano di Bari.

Bari una città con una lunga storia alle spalle che non sa conservare un minimo…non sa conservare il fascino di una via, un bel portale, un angolo da ammirare. Nessuno ha ancora capito cosa sia “l’identità di una città”.

Il quartiere Murattiano, anima della città di Bari subito dopo la parte antica, cosi bello, studiato, ben progettato, vie squadrate, larghe, di buona percorrenza, palazzi in blocchi quadrangolari con splendidi cortili interni che stanno sparendo a poco a poco. E’ vero, mi risulta ci sia una associazione di difesa, presieduta da Franco Neglia, ma poco può fare contro la cattiva burocrazia. Costruttori famelici, speculazione edilizia. Accaparrarsi un palazzetto in centro città significa aver trovato un tesoretto, qualcosa da monetizzare alla grande.

Ma abbiamo dimenticato lo scempio dello stupendo Palazzo dell’ex Gazzetta del Mezzogiorno, una costruzione progettata dal grande arch. Saverio Dioguardi in piazza Aldo Moro? alla chetichella in una notte di ferragosto del 1982…un delitto premeditato.

Ecco l’oggetto in questione, ormai spogliato di fregi e modanature, balconi ecc….

In questi giorni ad un antico palazzo ad angolo tra via fratelli Cairoli e via Ammiraglio A.Maria Calefati è successa la stessa sorte. Non certamente bello come l’ex palazzo della Gazzetta o altri già demoliti, ma con una sua identità. Un bell’angolo con balconcini in pietra lavorata, fregi, lesene e stipiti in pietra…..ora già buttati via.

E’ esposta l’autorizzazione edilizia, i due piani precedenti diventeranno 4, ma a lavori già avviati……purtroppo, è intervenuta la Soprintendenza. Purtroppo perché era troppo tardi Ora partirà un contenzioso con montagne di carte bollate e tempi infiniti. Cosa succederà? Uno scempio…nello scempio, senza un cervello pensante in questo contenzioso. Il Palazzo ormai è spogliato e non ha più copertura, siamo in pieno inverno e tra piogge ed infiltrazioni si formerà un grosso pasticcio, le infiltrazioni sicuramente danneggeranno le costruzioni adiacenti.

Appunto uno scempio… sullo scempio. Dopo 40 anni di lavoro come Direttore storico dell’Arte in Soprintendenza, mi domando, innanzi tutto perché non si è intervenuti prima; poi, il palazzo non si può più ricostruire ormai, quindi inutile qualsiasi transizione. Bisogna trovare una sanatoria urgente. Non si possono lasciare le cose cosi come sono, è un pugno in un occhio in una strada commerciale cittadina. Le impalcature sono ingombranti e ostacolano il passaggio dei pedoni e delle macchine, i negozi circostanti, già afflitti da problemi, ora si trovano ed essere schermati da questo mostro. Ma l’ufficio tecnico del Comune di Bari, prima di approvare il progetto non poteva chiedere parere alla Soprintendenza preposta? E’ vero non c’era un Vincolo specifico di tutela, ma ESISTE UN VINCOLO DI RISPETTO per le aree urbane storiche, vincolo già nella Legge Bottai del 1939! Rispetto per le zone e le aree circostanti, soprattutto se il bene in oggetto ha più di 50 anni.

Per rinfrescare la memoria, e per conoscenza ad altri, Giuseppe Bottai (1895- 1959) è stato un esimio giurista, un ministro del ventennio, ma soprattutto ha promulgato la prima “Legge di Tutela per i Beni Ambientali e Culturali” nel nostro paese il 1 giugno 1939. Tale legge è ancora alla base di tutto l’ordinamento del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali italiani. La legge sancisce chiaramente il significato di Tutela diretta e quindi Vincolo, e tutela Indiretta DI RISPETTO sia per una zona che circonda un monumento, sia per zone che hanno un significato storico ed urbano ed hanno più di 50 anni di edificazione.

La Legge Bottai, ripresa poi dalla Ronchey ed aggiornata con altri cavilli, sancisce la responsabilità diretta di chi detiene un Bene, o una casa alla sua conservazione, anche con pene pecuniarie.

In parole povere: chi era l’originario proprietario dell’immobile?A chi è stato ceduto e con quali modalità ed intenti? La Legge Bottai impone la tutela non certo l’abbattimento a scopo speculativo.

Quello che è successo allo stabile di via Cairoli angolo Calefati è un bel ginepraio, Auguri a chi ha in mano questi documenti e una piccola raccomandazione, prima di scrivere qualsiasi castroneria legga accuratamente il manuale di Giuseppe Bottai legge 1 giugno 1939 per schiarirsi le idee.

Il danno è fatto, ma almeno si sbrigasse la burocrazia ad eliminate quello scempio ….sullo scempio.

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