Quello che le Donne sanno dire

Messaggio di una guerriera che ha saputo andare oltre il dolore

Lettera di Teresa Laraia

Tutti i giorni, appena ho la possibilità di rimanere sola in casa, chiudo la porta a chiave.

Chiudo accuratamente le tapparelle, le finestre e molto lentamente mi avvicino allo specchio.

Vedo riflessa l’immagine di una sconosciuta…

Quella donna è triste, sola, consumata dal dolore, fisicamente provata e moralmente distrutta.

Le si legge negli occhi che spesso ha urlato pietà in maniera silente nell’indifferenza altrui.

Quella donna prova odio per sé stessa, prova sensazioni indescrivibili.

Ha lo sguardo sfuggente, quotidianamente tenta di sfuggire dal suo destino incerto.

Appoggio delicatamente le mani sullo specchio, sfioro il mio capo delicato, quell’immagine consumata.

Con la punta delle dita definisco le cicatrici, il viso, tendo le mani, provo ad abbracciare, quella donna che è la, riflessa.

E piango, quanto piango…

Mi fa male vedere i sui occhi spenti, privi di vita e di speranza.

Mi chiedo:

Chi è quella donna che ho difronte?

Sono forse io la donna riflessa in questo specchio maledetto?

Perché sono tanto malata?

Quando avrà fine il mio flagello?

Ci sarà mai una fine?

Inizio a piegarmi al mio stesso cospetto fino ad assumere una posizione fetale.

Abbraccio quanto più possibile il mio corpo urlando pietà a squarciagola e in modo confuso prego affinché Dio mi aiuti.

Solo quando sono sicura di aver dato sfogo alla mia ira e alle mie frustrazioni, mi alzo.

Saluto me stessa, prometto di combattere con forza affinché riesca a sconfiggere il cancro.

Riapro porte e finestre, dò un’occhiata fuori, mi assicuro che nessuno abbia udito.

Riprendo a vivere com’è gli altri vogliono.

Questo è il mio rito quotidiano.

È folle, ma mi permette di sentirmi viva.

Non giudicatemi.

Teresa .

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