Perchè Sanremo è Sanremo!

Tutte le donne del Presentatore
nell’edizione che ha fatto il boom di ascolti, In foto Drusilla Foer

Giovanna Sellaroli

Le luci sul palco dell’Ariston si sono spente da giorni e ormai è solo tempo di tirare le somme su un’edizione con ascolti da record, il successo di Amadeus e la vittoria, annunciata, di Mahmood e Blanco.

E fin qui, nulla di particolarmente sconvolgente, a parte la telefonata del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad Amadeus che, nel complimentarsi per la performances e per lo spettacolo offerto, si è detto commosso per l’omaggio ricevuto dall’orchestra di Sanremo che nella terza serata, ha suonato per lui uno dei brani più iconici di Mina, “Grande, grande, grande”.

L’importanza della cultura e dell’arte, del teatro, del cinema e della musica“, ha sottolineato Mattarella nel suo discorso di insediamento al Parlamento, sono le parole riprese dal conduttore, che hanno fatto da cassa di risonanza all’interno del teatro Ariston e hanno “benedetto” questa fortunata edizione.

Una edizione, in primis, circondata da un’aura di purezza per le mise bianche sfoggiate da molti dei partecipanti, un look total white per molti dei big, ammantati da una sorta di candore, che è andato a fungere da contrappasso alla trasgressione (che alcuni hanno definito persino blasfema) celebrata in atteggimenti e tematiche.

E una edizione, in secundis, contrassegnata  dall’utilizzo del monologo come narrazione che ha ben prestato il fianco al commento di massa, quello dei social, un ossimoro dell’intrattenimento, su temi decisamente impegnati come il razzismo, la diversità di genere, la religione, le mafie, la pandemia, le donne.

Insomma un festival, stando agli ascolti, in sintonia con il Paese reale,  politicamente corretto e conformista,  fenomenologia del radical chic, buonista e certamente “così glamour”.

Protagoniste, al di sopra della gara canora,  le donne.

Ben cinque co-conduttrici, guai a chiamarle vallette!

Anche nel loro caso, trattasi di un parterre mostratosi politicamente corretto: dall’omaggio al movimento LGBT+  grazie alla presenza di Drusilla Foer, alias Gianluca Gori, alla  presenza dell’italo africana Lorena Cesarini.

E poi l’omaggio alle persone con disabilità, grazie alla presenza della giovane attrice Maria Chiara Giannetta interprete di una non vedente.

E infine, ma non ultime, due attrici, due icone dell’erotismo del cinema italiano, Ornella Muti e Sabrina Ferilli.

E buonasera signore e signori

fuori gli attori …

Vi conviene stare zitti e buoni

cantavano i vincitori della scorsa edizione di Sanremo, i Maneskin. Inizia lo show, ma lo spettacolo non c’è stato, quindi zitti e buoni ad ascoltare monologhi e parole, parole, parole.

E sì, tante parole sotto forma di monologo.

Le co conduttrici hanno avuto un ruolo “ibrido”, la voglia di leggerezza, che non vuol dire superficialità,  del tutto adeguata a una kermesse musicale, invocata da Sabrina Ferilli, in realtà non c’è stata.

Il lungo monologo in lacrime sul razzismo della Cesarini ha appesantito una situazione sfuggita al controllo del conduttore; non che l’argomento non fosse importante e di stringente attualità, per carità, ma certamente non è stato gestito con la “leggerezza”, per l’appunto,  della creazione artistica.

Ornella Muti, poco partecipativa, si è distinta per  l’immancabile polemica sulla droga e la legalizzazione della cannabis e delle droghe leggere, tema affrontato quest’oggi da Papa Francesco in ben altro contesto, rivelandosi piuttosto stucchevole; se non altro si è guadagnata i complimenti dei Radicali, che la ringraziano “per aver portato a Sanremo con stile e garbo il suo impegno civile”.

Maria Chiara Giannetta, conosciuta per aver vestito i panni di Blanca Ferrando, nella serie TV, su RAI1, Blanca, in cui interpreta una detective non vedente, ha portato sul palco il tema delle disabilità con nobiltà d’animo e freschezza, ma, ancora una volta, con un monologo in cui l’attrice trattiene a stento le lacrime, tanto da suscitare le critiche di Lisa Noja, Deputata e delegata del Sindaco di Milano per le Politiche sull’accessibilità, che ha detto che si è persa ancora una volta un’occasione nel parlare di disabilità: “La vita delle persone con disabilità è obiettivamente molto faticosa, ma è anche molto allegra” ha affermato.

Sabrina Ferilli, la Sabrina nazionale, certamente a suo agio sul palco dell’Ariston, col suo elogio alla leggerezza che non è superficialità, come insegna Calvino, si è presa il suo spazio.

“Perché la mia presenza qui deve essere per forza legata a un problema grosso?”, cioè “perché devo dare un senso oltre quello che sono?”. Io sto qua per la mia vita, per le mie esperienze, per il mio lavoro”

Bando all’ipocrisia, Sabrina Ferilli è apparsa semplicemente se stessa, ma neppure lei è riuscita a liberarsi dal monologo.

E poi lei, o lui, Drusilla Foer, l’alter ego di Gianluca Gori, la co conduttrice definita la madrina del Festival, ha conquistato il favore dei social, del pubblico e della critica, insomma tutti pazzi per Drusilla.

“Io dovevo essere la figura scandalosa di questo festival, ma insomma, non mi sembra che ne manchino. Cioè, sono forse la donnina più normale come idea; son solo molto alta”, ha dichiarato in conferenza stampa.

Sebbene mi sembra che questo festival non abbia in realtà presentato alcuna figura scandalosa, l’unica donna a non aver accettato il ruolo di valletta è Drusilla Foer, un uomo vestito da donna.

Drusilla, che si definisce un’anziana soubrette,  ha calcato il palco con maestrìa, mostrandosi spigliata elegante e ironica, ha fatto spettacolo, ha rubato la scena e ha dettato i tempi senza cedimenti.

Ha dato un senso alla sua presenza di co conduttrice irrompendo sulla scena travestita da Zorro: “Ho voluto tranquillizzare tutti quelli che avevano paura … un uomo vestito da una travestita. Allora mi sono travestita”, ha detto in tono ironico. Certo nulla a che vedere con l’intelligenza fervida e “cattiva” di Franca Valeri che sparava a zero sulle nostre piccolezze e bassezze e ci faceva ridere di noi. Del resto l’arte del far ridere, la vis comica è cosa rara.

Senza scomodare i tanti grandi attori che travestiti da donne, ci hanno regalato interpretazioni indimenticabili, a cominciare dal grande Paolo Poli, e Alighiero Noschese, e le donne interpretate dall’immenso Totò, e Dustin Hoffman in Tootsie … e così via, Drusilla certamente non è una assoluta novità, seppur particolare nel panorama contemporaneo.

La prima co conduttrice en- travesti sul palco di Sanremo, e la più devertente tra le cinque prescelte, non ha rinunciato al suo monologo, irriverente e antiborghese, che inizia con una frase che fa ben sperare nella serata sanremese lunga senza pietà: “Non voglio ammorbarvi a quest’ora con parole sulla fluidità, sull’integrazione, sulla diversità”  

Ma prosegue: “Sono una persona molto fortunata a essere qui, ma date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto più rivoluzionario che c’è, l’ascolto di se stessi, delle nostre unicità, per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni, facciamo scorrere i pensieri in libertà, senza pregiudizio, senza vergogna, liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità. Promettiamo che ci proveremo, confrontiamoci gentilmente, accogliamo il dubbio anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano convenzioni“.

La narazione di Sanremo 2022 ha puntato certamente a temi grandi e alle belle parole, quelle che fanno emozionare, ma certo risuonano un tantino retoriche nel bel mezzo del Festival delle vanità dai gettoni d’oro.

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