Oggi 161° anniversario “Giornata della Memoria per le vittime meridionali per l’Unità d’Italia.”

Pillole di storia, le definisce la nostra amica Antonella Cirese, che ci ha ricordato la ricorrenza.

La redazione

Civitella del Tronto “il Borgo abruzzese con la fortezza borbonica più grande d’Europa”. Il 13 febbraio è, tra le date della memoria, la meno ricordata e la meno commemorata.

Questa è la data dedicata alla “Giornata della Memoria per le vittime meridionali per l’Unità d’Italia”.

Il 13 febbraio 1861, dopo un assedio che durò 102 giorni, 75 dei quali trascorsi sotto il fuoco sabaudo, ci fu la resa di Gaeta con la quale il Regno delle due Sicilie, che si estendeva dagli Abruzzi alla Sicilia, perse l’indipendenza e con essa nel tempo i suoi primati borbonici, per diventare terra di conquista dell’invasore piemontese.

Fortezza di Civitella del Tronto

Commemoriamo, dunque, i nostri fratelli meridionali caduti da eroi per difendere salvare il proprio Stato -la propria Patria- dall’invasione sabauda, ricordando Civitella del Tronto. Civitella del Tronto è “la città fortezza dell’Abruzzo” con la sua roccaforte -vero e proprio capolavoro di ingegneria militare -che si estende con 25 mila metri quadrati di superficie, assurgendo ad essere la più grande roccaforte d’Europa. Civitella del Tronto ha scritto una bella pagina di eroismo nelle resistenza contro l’invasore piemontese. Civitella ha, infatti, resistito a lungo ed è stata l’ultima roccaforte ad arrendersi all’invasione, il 20 marzo 1861.

In tempo di rinnovamento e rigenerazione dei territori l’augurio è che la data del 13 Febbraio 1861 venga ufficializzata, finalmente, come giornata della memoria, perché solo con la verità storica i vinti riacquistano la propria dignità e senza veli si può costruire una “rinnovata” comunità civile.

Fortezza di Civitella del Tronto

L’epoca dei Comuni e delle Signorie è finita da un pezzo, ma sembra, talmente radicata, che taluni suoi effetti resistono all’usura del tempo e ad un concetto d’Unità nazionale che ancor oggi, a oltre un secolo e mezzo, distingue ancora tra vincitori e vinti, rende nemici fra loro i cittadini di due comuni vicini, quando non confinanti, o addirittura tra contrade del medesimo paese. E se non capiremo la cosa più semplice, e cioè che l’Italia o ce la fa tutta o non ce la fa, e locomotive o vagoni di coda sono parti del medesimo treno, che se deraglia coinvolge tutto, tutta sarà vano ed i crescenti divari otterranno solo di far crescere l’odio e così non si va avanti.

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